Di con­cor­si...

L’istituto del concorso si sta snaturando.

Data di pubblicazione
25-04-2014
Revision
08-10-2015

Il gruppo architettura della SIA (GA) deve la sua costituzione nel lontano 1993, grazie proprio a questo tema. Infatti un gruppo di architetti, sensibile alla qualità dell’architettura e del territorio, e convinto che spettasse all’ente pubblico per primo promuovere la cultura urbanistica e architettonica, si impegnò a sensibilizzare politici e funzionari in merito all’istituto del concorso. Allora la Legge sulle Commesse Pubbliche (LCPubb) non era ancora sta promulgata, ma i membri del GA erano già convinti che il concorso di progettazione fosse l’unico strumento democratico e che garantisse al promotore l’ottenimento di progetti di qualità.

Il GA pubblicò allora un manifesto, di cui riportiamo il testo, che dimostra quanto gli argomenti di allora siano ancora di attualità:

IL GA, GRUPPO ARCHITETTURA DELLA SIA, PER I CONCORSI DI PROGETTAZIONE
Il tema del concorso di progettazione è al centro dell’attenzione del ga, il cui programma di attività si pone principalmente come scopo di ridare linfa a questo importante istituto. Infatti il numero di concorsi nel nostro Cantone è troppo limitato. Tant’è che il Ticino detiene, con pochi altri, il triste primato negativo nazionale.
Non si pretende di esaurire in questa sede tutti quegli argomenti che possono essere addotti a favore di questo criterio di scelta dei progettisti.
Si vuole però almeno sottolineare l’importanza che riveste la possibilità per i giovani architetti di disporre di questo strumento per farsi conoscere e, perché no, per acquisire dei mandati.
Il GA, allo scopo di aprire un dialogo costruttivo, ha iniziato una campagna di avvicinamento a questo tema promuovendo incontri con partecipanti e membri delle giurie in occasione dell’esposizione di progetti di concorso.
Purtroppo in alcuni casi si sono riscontrate resistenze passive difficilmente giustificabili.
Il GA intende promuovere un’incisiva campagna di sensibilizzazione affinché il concorso di progettazione venga assunto quale unico metodo di scelta per l’attribuzione dei mandati pubblici e parastatali.
Il manifesto che segue contiene i fondamenti sui quali si basano le convinzioni del GA.
CONSIDERAZIONI
- Il concorso di progettazione contribuisce a promuovere la ricerca sull’architettura, dà origine a vivaci scambi culturali, dibattiti e incontri, è un «momento» di crescita intellettuale.
- La soluzione più idonea ad un problema architettonico e urbanistico è ottenibile soltanto tramite il concorso.
- Da tempo ormai non vengono più banditi concorsi pubblici.
- Il concorso ad invito è «preferito» al concorso pubblico.
- La scelta dei giurati avviene in una cerchia ristretta di architetti; ciò può alimentare dubbi sull’obiettività dei verdetti.
- L’ente pubblico ritiene che un concorso pubblico è più costoso rispetto a un incarico «diretto» o a un concorso a inviti.
- Tramite il concorso è possibile individuare la soluzione di un determinato problema che sia qualitativamente e economicamente la migliore in assoluto.
- Tutti i mandati di progettazione di opere pubbliche e parastatali devono essere attribuiti tramite pubblico concorso.
- La scelta dei giurati deve avvenire in un più vasto ambito di professionisti e deve garantire un’opportuna rotazione dei membri delle giurie.
- La sperimentazione di nuove formule di giuria. Ad esempio la giuria aperta così come proposta dalla commissione concorsi SIA nell’agosto 1993.
OBIETTIVI
Art. 1 Il Gruppo Architettura della SIA Ticino, in seguito chiamato GA, è un gruppo regionale iscritto al gruppo specializzato in architettura (GSA) della Società Ingegneri ed Architetti svizzeri (SIS).
Art. 2 Gli scopi del gruppo sono:
- Promuovere il dibattito sull’architettura in tutte le sue forme.
- Promuovere le relazioni con organizzazioni analoghe svizzere ed estere.
- Favorire lo sviluppo dell’arte di costruire.
- Favorire la formazione scolastica e post-scolastica di coloro che esercitano la professione dell’architetto.
- Organizzare manifestazioni finalizzate al miglioramento delle conoscenze professionali e culturali.
- Favorire gli interessi comuni dei suoi membri nell’ambito della SIA.

 

Vent’anni dopo…

Nel febbraio del 2001 è stata emanata la LCPubb che stabilisce i criteri per l’attribuzione dei mandati e degli appalti pubblici. Per alcuni anni gli amministratori pubblici hanno faticato ad adeguarsi alle nuove disposizioni e purtroppo ancora oggi qualche committente cerca una via «legale» per svincolarsi dall’applicazione di queste regole, grazie anche alla compiacenza di certi organizzatori di concorsi. Poi, ultimamente, c’è chi tenta di disattendere abilmente la norma SIA sui concorsi…

In questi casi, cari colleghi, si deve ponderare l’opportunità della propria partecipazione.

È evidente che la procedura del concorso presenta alcune problematiche. Gli accordi GATT consentono ai professionisti dei paesi dell’UE di partecipare ai concorsi di progettazione e, nelle «procedure aperte», gli iscritti sovente sono troppo numerosi. Di conseguenza i costi a carico dell’ente banditore lievitano in modo sproporzionato; mai però si pensa anche ai costi sostenuti da ogni partecipante!

Ai progettisti si chiedono approfondimenti progettuali assurdi e assolutamente inutili per una fase concorsuale, approfondimenti propri di una fase successiva, quella del progetto di massima, che deve essere onorato! Qui taluni organizzatori speculano a vantaggio del committente e a scapito del progettista.

Sovente si chiede pure la partecipazione di specialisti. Questo è un tema a sé: le problematiche relative alla loro possibilità di partecipazione a più team di progetto costituisce in sostanza un serio rischio di garanzia dell’anonimato. A parte ciò anche il loro ruolo nella fase di concorso appare spesso superfluo.

Poi, come si è visto di recente, il committente potrà, in fase di attribuzione del mandato di progettazione, scegliere liberamente altri specialisti… Questi, dopo aver dato il loro contributo allo sviluppo del progetto, possono essere scaricati; una vera beffa, un atteggiamento inaccettabile.

Si tratta quindi di applicare in certi concorsi delle procedure alternative, così come la SIA e la LCPubb già prevedono, escludendo fermamente il concorso di onorario; non si può scegliere un progettista se non in base alla qualità del suo progetto. Mal si comprende come si possa acquistare qualcosa solo per il suo prezzo, senza sapere cosa si riceverà.

Le alternative sono, per esempio, il concorso ad inviti o quello con prequalifica.

E qui sorgono altri interrogativi; come definire i criteri di scelta dei progettisti invitati e quelli per partecipare a una prequalifica? Cosa fare per non escludere i giovani dall’opportunità di poter affrontare temi che, oltre che a consentir loro di crescere professionalmente, nella quotidianità pochi eletti hanno la fortuna di svolgere? Il campo si restringe a favore di criteri di quantità ma non di qualità, di certo a sfavore del committente.

A questo proposito, cito ad esempio la formula spesso adottata in Svizzera romanda: i concorsi, anche quelli per opere importanti, sono aperti alla partecipazione anche dei giovanissimi. Poi il committente verifica se il vincitore ha i requisiti professionali richiesti per eseguire il mandato e, nel caso non li abbia, viene invitato ad associarsi a un altro studio dotato dei requisiti. In tal modo pure i giovani possono avere l’opportunità di affrontare temi impegnativi e di progettare opere di un certo rilievo, formandosi ulteriormente e acquisendo un notevole bagaglio di esperienza. In tal modo si evita di incorrere in casi come quello dell’usi, che purtroppo non ha giovato alla credibilità del concorso.

Recentemente si sono visti bandi che pongono dei limiti eccessivi, addirittura assurdi e incomprensibili, come il fatturato annuo dello studio, e che comunque nulla hanno a che vedere con la qualità di un progettista; eppure sono stati sottoscritti da colleghi...

Altro tema sensibile, i costi di costruzione. Qui entra in gioco il committente – magari con la compiacenza dell’estensore del bando – che, a volte, stabilisce arbitrariamente un tetto massimo dei costi. Soltanto un serio studio di fattibilità consente di definire con la dovuta credibilità i costi di una costruzione. Spesso capita però che, per motivi «politici», si riduca sensibilmente quello che sarà il costo reale e, a costruzione ultimata, avviene ciò che comunemente si chiama «sorpasso dei costi»; la responsabilità poi ricade sul progettista…

A volte, giunti alla fase dei preventivi, i progetti vengono «congelati» e non vedranno mai la luce. Tempo, soldi ed energie sprecati, cronache di fallimenti annunciati; cui prodest? A nessuno, ma intanto si contribuisce a screditare l’istituto del concorso.

La SIA, la massima autorità per competenza, ora deve impegnarsi per ridare linfa e credibilità a questa fondamentale procedura per l’attribuzione dei mandati. L’impegno di tutti i membri è fondamentale affinché i concorsi di progetto nascano e si concludano all’insegna della correttezza e della trasparenza.

A noi spetta l’arduo compito di sensibilizzare il pubblico, nel senso più ampio dell’accezione del termine. È nostro dovere essere coerenti e coesi, così come abbiamo dimostrato nel caso del ricorso contro il bando dell’IRB; dobbiamo aborrire tutte le procedure che offendono la nostra professionalità e mettono in dubbio le nostre competenze. La tendenza in atto è quella di sostituirci con dei manager che tutto sanno meno che di architettura. I loro obiettivi sono unicamente la rapidità e il consenso politico; della qualità nemmeno l’ombra.

Dobbiamo informare. Purtroppo questa pregevole rivista è letta soltanto dagli addetti ai lavori, persone che in sostanza ne condividono i contenuti. Ma il pubblico?

La SIA svolge una grande mole di lavoro ma, sovente, i soci non sono informati a sufficienza; fare e non far sapere è come non fare!

Dobbiamo veicolare le nostre idee, le nostre critiche, i nostri «progetti» tramite i media per raggiungere il «grande pubblico» e partecipare attivamente ai dibattiti che ci concernono. Ribattere ad affermazioni giornalistiche che, anche indirettamente, ci concernono e che tentano di screditare la nostra categoria. È nostro compito farci parte attiva nel rapporto con le istituzioni e con i legislatori, al fine di individuare delle procedure alternative – sempre nel rispetto delle leggi e delle norme vigenti – alle attuali forme di concorso.

Che la SIA continui con la «formazione» di architetti che sono chiamati a elaborare bandi di concorso poiché in questo ambito talvolta l’improvvisazione impera. Non è raro trovare dei bandi che appaiono come nemici giurati degli architetti.

Tutto ciò vale anche per gli ingegneri che si vedono confrontati quasi esclusivamente con dei concorsi di onorario; una corsa al massacro della professionalità.

Dobbiamo continuare a sensibilizzare, a far conoscere e rispettare la nostra professionalità e le nostre competenze. Dobbiamo lavorare con gli enti pubbici e parapubblici affinché meglio conoscano le procedure e capiscano quali sono i vantaggi che offrono i concorsi di progettazzione.

Cari colleghi, se vogliamo ottenere quanto ci spetta dobbiamo essere coesi; soltanto se saremo compatti riusciremo a far ascoltare la nostra voce. Se invece ognuno guarda solo al proprio orticello, allora…

Ecco, abbiamo scritto sul tema dei concorsi sulla nostra bella rivista. Purtroppo pochi la leggono, soltanto pochi al di fuori degli addetti ai lavori; in sostanza ci parliamo addosso.

Credo che sia importante, addirittura fondamentale, uscire dal nostro guscio e utilizzare al meglio i media, informandoli costantemente di quanto avviene negli ambiti che ci concernono, in modo particolare quando protagonisti sono il denaro pubblico e le modalità con cui viene speso.

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