Dal ter­ri­to­rio al­la coe­sio­ne so­cia­le

Un approccio al progetto secondo lo sviluppo durevole

Data di pubblicazione
15-10-2015
Revision
12-11-2015
Anne DuPasquier
Sostituto capo della Sezione sviluppo durevole dell’Ufficio federale per lo sviluppo territoriale

Le trasformazioni della società e lo sviluppo durevole

Le trasformazioni della società si avvicendano rapidamente per molteplici ragioni. I cambiamenti nella crescita demografica e nella piramide delle età, dovute all’aumento della speranza di vita e alla diminuzione della fecondità segneranno questi processi nei prossimi decenni, in un contesto di incremento dell’immigrazione e di mutamento delle strutture famigliari. Oggi si contano 4 persone in attività per ogni pensionato, tra trent’anni saranno solo 2. L’invecchiamento della popolazione ha degli effetti sul calcolo dei rapporti numerici fra persone attive e non. All’inizio del XX secolo la Svizzera contava 76 persone di età inferiore ai 20 anni su 100 persone tra i 20 e i 64 anni. Nel giro di un secolo il rapporto numerico tra giovani e anziani è diminuito e arriva a 32 giovani su 100; al contrario, l’incidenza delle persone anziane aumenta continuamente. Oggi si possono contare 29 persone di più di 65 anni per 100 persone tra i 20 e i 64 anni, mentre all’inizio del XX secolo se ne contavano solo 11! In futuro, il numero delle persone di oltre 65 anni si alzerà ancora, quando le generazioni «baby-boom» raggiungeranno quell’età. Inoltre si assiste all’avvento di una quarta età, cioè di un aumento notevole delle persone che hanno più di 80 anni.

Ci si avvia verso una società a quattro generazioni, in cui i «giovani» senior o della terza età, in buona salute, giocheranno un ruolo proprio sia nei confronti delle generazioni più giovani sia di quelle più vecchie. A questo si devono aggiungere le differenze tra i sessi: le donne vivono più a lungo e si ritrovano sole e spesso in situazioni materiali meno agiate degli uomini.

Tutte queste considerazioni rinviano alla questione dei bisogni degli anziani e della loro integrazione nella vita sociale e economica, e del posto lasciato ai giovani. Non stiamo dicendo cose nuove, ma l’accelerazione dell’invecchiamento demografico costituisce un rischio per i legami intergenerazionali.

I fenomeni descritti influenzano notevolmente la coesione sociale, tema di grande attualità. Questo ambito di interesse è parte integrante della dimensione sociale dello sviluppo durevole. Anche se spesso questi aspetti vengono trascurati, è sempre più ragionevole considerarli nelle decisioni accanto ai criteri economici e ambientali. L'ufficio federale per lo sviluppo territoriale ARE ha recentemente messo in evidenza ciò che si deve intendere per dimensione sociale.

Sono state individuate sette risorse, che a loro volta comprendono una o più componenti: le istituzioni (formali e informali), la cultura (identità culturale, arte e cultura), la coesione sociale (solidarietà internazionale e nazionale, integrazione e interazione), la popolazione (demografia), la formazione (conoscenze e competenze), il lavoro (integrazione nel processo economico) e la salute (fisica e psichica, sensazione di sicurezza). Per analizzare i progetti sono stati definiti dei campi di valutazione: per esempio per quanto concerne la solidarietà nazionale si troveranno come parametri le pari opportunità, la ripartizione delle entrate e del patrimonio e l’assistenza sociale. Quando questi temi sono presi in considerazione fin dall’inizio, nei progetti preliminari, nelle pianificazioni e nelle politiche, i progetti sono accettati meglio dalla popolazione e i risultati sono più efficaci.

Questa constatazione vale anche e a maggior ragione per le misure riguardanti il territorio, sia nei quartieri sia negli spazi pubblici.

Le ricadute sul territorio

L’accelerazione dell’invecchiamento demografico incide notevolmente in politica e in particolare nelle politiche abitative e urbane. La salvaguardia del territorio ormai saturo è la nuova sfida. Ciò implica la densificazione delle zone esistenti, la costruzione «introversa». Questo principio fa paura agli abitanti, ai vicini e ad altri utenti, che, per timore di perdere le prerogative acquisite per una buona qualità della vita, sono pronti a opporvisi, se non si vedono offrire delle garanzie o delle compensazioni. In questo contesto, le persone anziane risentono dell’insicurezza data dal fatto di non conoscere più i loro vicini e non percepire l’identità del loro quartiere. Gli adattamenti, ad esempio, sono più lenti e difficili per gli anziani.

Nei villaggi o nei quartieri sono tanti gli anziani pensionati proprietari di case indipendenti, ormai diventate troppo grandi, che non possono rivendere in mancanza di alloggi alternativi adatti ai loro bisogni e al loro budget. Le conseguenze per i villaggi, che non hanno più zone edificabili, è che la popolazione invecchia e non c’è ricambio generazionale; mancano gli alloggi per le famiglie, le scuole chiudono e la situazione economica e sociale può essere tesa se, tra l’altro, i pensionati hanno investito il loro secondo pilastro per l’acquisto della propria abitazione.

Come coniugare tutti questi cambiamenti per perpetuare la coesione sociale? Come gli utenti, giovani e vecchi, possono far valere i loro bisogni e le loro attese? Nei luoghi di vita come in quelli di lavoro, è più che mai importante creare delle condizioni-quadro affinché la coabitazione avvenga in maniera armoniosa e, oltre tutti i rischi evocati che comportano detti cambiamenti, si passi infine a parlare dei vantaggi.

Per una coabitazione armoniosa: i quartieri durevoli

Il quartiere è la scala ideale per applicare i principi dello sviluppo durevole in un approccio integrato e intergenerazionale. Situato tra il singolo edificio e il Comune, il quartiere può assumere la funzione di laboratorio ed è un terreno d’azione privilegiato dove possono essere concentrate e sperimentate molte maniere di creare una buona qualità di vita per tutti.

Il quartiere durevole deve rispondere alle questioni locali del Comune (alloggio, impiego, pluralità sociale, mobilità, cultura …) e corrispondere alle aspettative degli abitanti e degli utenti di tutte le età, senza peraltro dimenticare la posta in gioco globale (clima, solidarietà internazionale). L’impegno ad assumere dei criteri di sviluppo durevole fin dal momento della costruzione di un nuovo quartiere oppure della riqualificazione o del riuso di un sito esistente permette di contribuire a un quadro di vita armonioso. Accanto agli aspetti ambientali ed economici, l’obiettivo di un quartiere durevole è anche quello di promuovere la solidarietà, l’equità, gli scambi tra generazioni. Per raggiungere questi obiettivi bisogna considerare elementi quali l’allestimento di spazi aperti, favorevoli luoghi di incontro adatti ai bisogni degli anziani come a quelli dei giovani, la predisposizione di alloggi con tipologie e dimensioni diverse, modulabili, atti a favorire la pluralità sociale e intergenerazionale, la creazione di locali comuni, la mobilità dolce, i materiali rispettosi dell’ambiente, l’efficienza energetica, la pluralità funzionale, l’istallazione di bar, commerci e servizi di prossimità ecc.

Per lottare contro l’isolamento in ambito urbano ed evitare la creazione di ghetti risulta utile progettare degli alloggi che possano essere allestiti in modo differenziato a seconda delle tappe del ciclo di vita di una persona. Ad esempio, si può assicurare una continuità durante il periodo di infermità dell’occupante di un alloggio pianificando che la camera da letto, in genere situata a nord dell’appartamento, possa essere allestita a sud con un’uscita senza barriere sul balcone.

Incoraggiare le cooperative, proporre degli affitti convenzionati, promuovere la comproprietà per piani sono tutte azioni che differenziano sia la struttura sociale (famiglia, persone sole, studenti, immigrati, pensionati …), sia i tipi di servizi e di attrezzature presenti nei quartieri. Anche i servizi di prossimità incoraggiano il vivere intergenerazionale, poiché permettono di evitare tragitti lontani dalle abitazioni. I luoghi di incontro come le case di quartiere, gli spazi collettivi negli immobili e le aree di gioco per bambini permettono di consolidare il legame sociale in seno al quartiere. Seguendo l’esempio delle manifestazioni culturali o degli atelier artistici, gli orti urbani allestiti ai piedi degli edifici facilitano lo scambio tra gli abitanti e la loro integrazione.

Bisogna pensare a infrastrutture che consentano l’utilizzo per tutti. L’accesso per le persone a mobilità ridotta deve essere una condizione sine qua non per le persone anziane, per i portatori di handicap e per i genitori con figli piccoli. Gli spazi comuni come ad esempio una sala per la musica insonorizzata per gli adolescenti, ma anche per i più anziani, la formazione di borse per lo scambio dei servizi, dei beni e delle competenze, le spese per le persone a mobilità ridotta, consolidano i contatti umani e l’assistenza reciproca. Lo stesso avviene se si predispongono i piani terra degli edifici per attività come caffè, negozi, lavanderie.

Anche la salute e il benessere degli abitanti del quartiere occupano un posto importante. Una progettazione urbana che promuove la mobilità dolce contribuisce già a limitare numerosi danni come l’inquinamento dell’aria o il rumore. Alcune misure da adottare riguardano l’ambiente sonoro, l’attività fisica o l’alimentazione: la loro adozione consente di assicurare una vita soddisfacente e di promuovere la salute di tutti. Per un’alimentazione sana, se vengono privilegiati i prodotti freschi e locali e, se possibile, derivanti da agricoltura biologica, saranno favoriti i mercati di quartiere. L’agricoltura a chilometro zero con distribuzione di ceste permette un contatto diretto con i produttori: se ne potrà rafforzare l’effetto pedagogico con feste o atelier tematici. La consegna a domicilio e la presenza di piccoli commerci nei quartieri evitano dei tragitti motorizzati e permettono alle persone a mobilità ridotta di restare nel loro ambiente e di ridurre la dipendenza da altri.

La prima misura di sviluppo dell’attività fisica consiste nello stimolare gli abitanti a spostarsi a piedi. Inoltre si possono prevedere degli spazi dedicati alla mobilità dolce e infrastrutture sportive in funzione della particolarità dei luoghi. La pratica dello sport è incoraggiata se le istallazioni sportive sono ben servite e facilmente accessibili.

Per portare a buon fine questi iter complessi integrando tutti gli attori – giovani, senior, investitori, immigrati, proprietari, amministrazione comunale –, è necessario inventare una nuova gestione del quartiere. Il quartiere è a una scala favorevole perché la comunità si faccia avanti, coinvolgendo le autorità. Per migliorare la qualità di vita è essenziale la partecipazione degli utenti; deve essere organizzata in modo professionale chiarendo bene le regole del gioco, per evitare frustrazioni, lasciare esprimere la creatività e fare spazio all’iniziativa. La partecipazione può declinarsi sotto diverse forme e livelli, spaziando dall’informazione all’autogestione.

Coinvolgendo la popolazione durante gli atelier è possibile approfittare delle singole esperienze degli utenti. Questi processi assicurano l’integrazione dei bisogni di tutti e favoriscono un’appropriazione migliore del progetto e dello spazio da parte degli utenti.

Progetti di quartieri intergenerazionali

Negli ultimi anni hanno visto la luce numerosi progetti che incoraggiano la considerazione delle relazioni intergenerazionali nei luoghi del vivere quotidiano.

A Winterthur, è stato concepito un progetto di abitare intergenerazionale su un vecchio sito delle officine Sulzer, a Neuhegi, in una zona di 80 ha. La parte ovest è ancora industriale, mentre nella parte est è stato realizzato un nuovo quartiere che comprende il parco Eulach, il più grande di Winterthur. Il deposito Sulzer, iscritto nel patrimonio industriale, ne costituisce il centro. Il sito si trasforma in un secondo polo urbano per una capacità di accoglienza di 4000 abitanti e 5000 impiegati. È stata adottata una pianificazione partecipata, che prevede una pluralità di alloggi e di impieghi.

In questo contesto è stato realizzato un insieme di abitazioni intergenerazionali nominato Giesserei (fonderia), con 164 appartamenti per 400 abitanti stimati di tutte le età. L’offerta di alloggi è differenziata e declinata dal monolocale ai grandi appartamenti. I primi insediamenti sono avvenuti nel 2013. Il concetto innovatore del progetto è stato promosso dai futuri abitanti organizzati in cooperative, che hanno scelto un quartiere con infrastrutture comunitarie: una corte interna che serve agli incontri, degli atelier, un bar e una locanda. La casa Intergenerations ha come scopo la solidarietà e risponde ai criteri di sviluppo durevole. Sono stati allestiti 580 posti per biciclette, ma solo 30 per autovetture, di cui 2 per Mobility. La casa porta l’etichetta Minergie-P-eco, è la più grande cooperativa autogestita della Svizzera: ogni abitante è tenuto ad assicurare 36 ore di lavoro annuali. I giovani si occupano dei lavori più fisici come l’organizzazione e preparazione degli spazi per il gioco, i più anziani di impegni amministrativi e preparano dei dolci per le assemblee.

Quartiers Solidaires è un programma di sviluppo comunitario partito nel 2002 sotto l’egida di Pro Senectute Vaud. Trova applicazione in 15 progetti di 12 comuni vodesi. L’obiettivo consiste nel creare, rinnovare, sviluppare e mantenere i legami sociali per migliorare la qualità di vita e l’integrazione degli anziani in un paese o in un quartiere. Secondo i loro princìpi gli abitanti, in particolare gli anziani, devono avere la possibilità, a seconda dei propri bisogni, di assumersi l’onere dell’organizzazione dei progetti.

Gli abitanti del quartiere, compresi i giovani, sono invitati a partecipare a degli incontri per condividere le proprie aspettative. Si tratta di incoraggiare la popolazione, le associazioni e i professionisti a operare insieme per identificare i bisogni e le risorse del quartiere e adottare delle soluzioni concrete specialmente alle preoccupazioni degli anziani, ma anche a quelle delle altre categorie di abitanti (bambini, giovani, famiglie, stranieri). La complementarietà e la ricerca sistematica delle sinergie giocano un ruolo primario, così come la volontà di lasciare emergere i progetti in seno alla popolazione. Con il sostegno di un animatore qualificato, gli abitanti hanno la possibilità di esprimere i loro bisogni, di prendere delle iniziative e, così facendo, di partecipare allo sviluppo del luogo in cui vivono. L’animatore incoraggia la gestione da parte degli stessi abitanti e offre loro la possibilità di giocare un ruolo nelle decisioni che riguardano il loro vivere quotidiano.

Estendendosi alle altre categorie di abitanti, il programma rafforza la solidarietà intergenerazionale e culturale. L’approccio attraverso la dimensione sociale è completato implicitamente da un pensiero rivolto alla dimensione ambientale, per esempio nell’organizzazione di feste o al momento della realizzazione di giardini condivisi. Per quanto riguarda la dimensione economica, il volontariato è un fattore di successo. La partecipazione della popolazione costituisce la condizione sine qua non per la riuscita del progetto.

La metodologia adottata per lo sviluppo di un progetto Quartiers Solidaires s’ispira a esperienze realizzate in Europa e nei paesi in via di sviluppo, in materia di sanità e di lavoro sociale comunitario. Il primo Quartier Solidaire è partito a Bellevaux, un quartiere di Losanna (4700 abitanti, di cui il 20% persone anziane e più del 46% stranieri). Sono stati lanciati più di 20 progetti individuali dagli stessi abitanti: pasti in comune, corsi di francese per non francofoni, ginnastica dedicata a persone ultracinquantenni, conferenze sui temi relativi alla salute, costituzione di reti di scambio di saperi e di esperienze, atelier creativi per anziani e giovani, feste di quartiere... A distanza di qualche anno, si può constatare la formazione di una vera comunità con la sua propria identità e dei legami solidali (grado di conoscenze delle persone più colte, dialogo); inoltre il sentimento di sicurezza è aumentato.

Programmi simili sono stati poi adottati in altri quartieri losannesi e in altri comuni del Vaud. A Yverdon-les-Bains, è implicata una rete di 14 enti partecipanti (vari servizi comunali, assistenti sociali, Agenda 21 della città, Radix-promozione della salute ecc.). Quartiers Solidaires promuove l’emergenza delle solidarietà di vicinato che possono contribuire al benessere delle persone anziane. Per lottare contro l’isolamento il progetto mira a utilizzare le competenze specifiche degli abitanti del quartiere. Partendo dalle preoccupazioni delle persone anziane, l’iter è anche il punto di partenza di un’evoluzione verso una vita di quartiere animata e aperta, che permetta gli scambi fruttuosi tra le generazioni e le culture. Il progetto è orientato sul lungo termine e mira a una stabilizzazione dei gruppi formatisi e alla loro autonomia.

Il ritmo del processo può essere lento. Questo approccio permette anche di offrire una vasta gamma di servizi con mezzi modesti. Il programma è stato esteso ai Villages Solidaires e sono stati avviati dei progetti in Svizzera tedesca.

D’altronde, a una scala minore, Pro Senectute ha avviato un progetto a Zurigo, Habiter pour aider (Wohnen für Hilfe, Abitare per aiutare). Il principio è semplice: una persona anziana vorrebbe rimanere il più a lungo possibile nella sua casa, ma l’appartamento è diventato troppo grande. Al tempo stesso alcuni studenti faticano a trovare una camera. Condividendo queste due esigenze, si ottiene una situazione winwin, doppiamente e reciprocamente vincente.

Possiamo menzionare altre iniziative: impianti sportivi adatti agli anziani nei parchi pubblici in più città o la combinazione di impianti di fitness all’aria aperta con aree di gioco affinché i genitori possano praticare sport controllando i loro bambini, un parco di generazioni nel quadro del programma tedesco Die soziale Stadt di un piccolo comune della Baviera, dei giardini verticali per evitare agli anziani di chinarsi, itinerari attrattivi e sicuri per scolari con sistema di pedi-bus o di bici-bus, dove il percorso verso la scuola diventa un vero viaggio-scoperta, scortato dai nonni.

I nostri vicini austriaci in Malalbergo hanno puntato sui quartieri Enkeltauglich, che sono partiti anche nel Cantone di San Gallo. Per approfittare delle forze ancora vigorose dei pensionati più giovani la regione di Stoccarda ha avviato un servizio civile finalizzato. Nei quartieri durevoli in Svizzera e all’estero, asilo e casa per anziani sono stati abbinati per poter condividere la mensa, il giardino e diverse attività. La Confederazione da parte sua ha messo in atto il programma Projets urbains che mira all’integrazione di tutte le zone d’abitazione.

Prospettive

Applicando un approccio globale, olistico, è possibile superare la visione settoriale che facilita l’isolamento. Il quartiere come il comune durevole si vuole differenziato e integrato, rinforzando l’identità e il sentimento di appartenenza. L’integrazione degli anziani alla vita sociale e economica costituiscono una sfida, danno un senso e permettono di lottare contro il sentimento d’inutilità. Intrattenere e tessere relazioni tra le diverse generazioni sarà un dato di fatto sviluppando dei servizi per la terza e quarta generazione che offrano loro un senso di utilità e facilitino gli scambi.

Il movimento «Nonni per il clima» dimostra l’impegno degli anziani a favore delle generazioni giovani, e i risultati si dimostrano molto soddisfacenti. La sfida consiste ora nel trasmettere queste esperienze pilota a un più vasto ambito. I quartieri concepiti oggi basandosi sui principi di uno sviluppo durevole formeranno la città e i paesi di domani.

Traduzione di Laura Ceriolo

 

Note

  1. Ufficio federale di statistica

  2. ARE, 2014. Aspects sociaux du développement durable. Bases pour l’évaluation de la durabilité des projets. Berne


Programma Projets urbains – Integrazione sociale nelle zone abitate

Nel 2008, la Confederazione ha messo in opera il Programme Projets urbains il cui fine consiste nel sostenere i Comuni che adottano progetti di sviluppo dei quartieri. In questo contesto, 16 Comuni hanno beneficiato di un finanziamento federale tra il 2008 e il 2015. La carta vincente dei Projets urbains consiste nella pratica integrata e partecipata il cui fine è di migliorare la qualità della vita. Per arrivarci, ci sono diverse strade, tra cui quella della dimensione socio-culturale. In alcuni casi, i quartieri dispongono di un’offerta diversificata di attività socio-culturali, alcune delle quali rivolte a uno specifico gruppo, seguendo l’esempio dei pomeriggi per gli anziani di Vevey o dell’asilo e del club adolescenti di Baden; in altri le proposte si indirizzano a persone anziane, come i progetti intergenerazionali di Sciaffusa e di Yverdon-les-Bains. Si mette in opera una nuova dinamica per il semplice fatto che le diverse istituzioni del quartiere si coordinano e tessono delle relazioni.

A Yverdon-les-Bains il Comune ha voluto rinforzare il legame sociale con il sostegno della Pro Senectute. Giovani e anziani si sono incontrati per reinventare una rapporto. A Pierre-de-Savoie gli anziani si sono organizzati in attività ludiche per i bambini del quartiere, chiamate «InterGénérations».

Il quartiere di Hochstrasse-Geissberg a Sciaffusa è popolato da numerosi svizzeri anziani e da famiglie di immigrati. Questi due gruppi di popolazione sono mal integrati nella vita di quartiere e i luoghi che faciliterebbero gli incontri tra le differenti generazioni sono quasi inesistenti. Nel passato, lo sviluppo del quartiere della città di Sciaffusa metteva l’accento soprattutto sul tema della gioventù, dell’integrazione e dello spazio pubblico. Con il Projet urbain, gli anziani sono diventati il nodo centrale della questione dell’integrazione del quartiere. Le misure principali adottate sono l’apertura di un centro per anziani e la conversione di luoghi pubblici in luoghi di incontro.

Maggiori informazioni su:
www.projetsurbains.ch o presso la coordinatrice Josianne Maury, ARE.


Per approfondimenti

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