«Co­strui­re non è mai fa­ci­le»

Bernhard Gysin, da fine aprile 2023 presidente della Commissione centrale per i regolamenti (ZO), spiega i processi democratici e il sistema di milizia grazie ai quali nasce ed evolve il compendio di regolamenti SIA.

Data di pubblicazione
30-06-2023

Incontriamo Bernhard Gysin a Basilea, negli uffici della Grosspeter Tower, dove ha sede l’impresa di gestione edilizia di cui il neopresidente della Commissione centrale per i regolamenti (ZO) è partner, da ormai cinque anni. L’alta torre, ubicata proprio accanto ai binari della stazione ferroviaria, è uno degli edifici più rappresentativi della città, uno tra i primi a sfruttare le proprie facciate per produrre energia, tanto da aggiudicarsi, nel 2017, il Premio solare svizzero. Gysin parla con voce pacata, ogni parola è ben riflettuta ed esprime, in modo palpabile, il suo impegno per la cultura della costruzione.

Signor Gysin, i delegati della SIA hanno scelto di affidare a lei la presidenza della Commissione centrale per i regolamenti (ZO). Innanzitutto, i miei più vivi complimenti! Che cosa può dirci dell’Assemblea dei delegati? Che cosa le è rimasto particolarmente impresso?

Bernhard Gysin: L’Assemblea si è tenuta a Basilea, la mia città. Da Basilese, non posso che condividere pienamente la scelta (sorride). I due copresidenti SIA ad interim, Urs Rieder e Alain Oulevey, hanno condotto l’incontro in tedesco e in francese, le loro rispettive lingue madri. Questa duplicità linguistica ha certamente arricchito l’evento. Le discussioni intrattenute sono state costruttive e molto animate. Mi ha colpito soprattutto il modo in cui durante l’Assemblea sia stato possibile tradurre i voti espressi in decisioni chiare e fissare una procedura unanime, con tutti i partecipanti. È questo incontrarsi di persone, provenienti da tutta la Svizzera e con molteplici visioni, questo sfaccettato ventaglio di personalità, unite dal comune interesse per il settore costruire… è questo che mi affascina della SIA.

Che cosa l’ha spinta a candidarsi per la carica di presidente della ZO?

In Svizzera, sono i professionisti del settore della costruzione a definire le norme e i regolamenti. Il loro impegno è enorme, fanno un lavoro straordinario, e non per avere un bonus a fine anno. Si tratta di aggiornare e ampliare la collezione di norme e regolamenti che rappresenta la base per modellare un ambiente di vita sostenibile. Sviluppare regole attraverso il dialogo, oltrepassando i confini cantonali e le barriere linguistiche, facendo leva sul consenso, è un approccio tipicamente elvetico. Poter accompagnare tali processi e contribuire a dare loro forma è l’aspetto che più mi entusiasma della mia nuova carica.

Signor Gysin, riferendosi alla stesura e all’elaborazione dei regolamenti, un lavoro reso possibile grazie al sistema di milizia, ha parlato di «dialogo» e «consenso» – due parole che sono distintivo di qualità. Ma quali sono le sfide insite in questo processo?

Quando si lavora allo sviluppo di un compendio di regolamenti la via basata sulla ricerca consensuale e su pratiche partecipative è la migliore. Non c’è ombra di dubbio. Ma è chiaro anche che questo processo implica delle sfide. La SIA è un’associazione ampiamente rappresentata, quindi non sarà mai possibile far convergere completamente tutte le opinioni. Le discussioni che scaturiscono da tale varietà sono fondamentali, vanno coltivate e portate avanti. Certo si tratta di processi lunghi, ci vuole parecchio tempo, e ci vogliono anche obiettivi comuni. Poi arriva il momento in cui bisogna prendere delle decisioni, altrimenti si rischia che il discorso continui a girare in tondo. Insomma, è un po’ come nell’architettura. Arriva il punto in cui si devono lasciare andare le cose: dalla progettazione bisogna passare alla costruzione.

Nella conduzione di progetti di ampio respiro lei vanta un bel po’ di esperienza. In altre parole, sa bene che cosa significa gestire processi in cui sono coinvolte molte persone.

Direi proprio di sì. Ad ogni modo, va detto che non sono le dimensioni a dettare la complessità di un progetto. Costruire non è mai facile. Sono coinvolte numerose persone. Ma è proprio questo che rende così affascinante la professione dell’architetto. Non esiste soltanto la dimensione creativa, vi è anche una dimensione sociale. Un’opera che nasce diventa parte integrante del nostro patrimonio costruito, per almeno un centinaio d’anni, nel migliore dei casi. Insomma, ogni nuova realizzazione diventa anche parte integrante dell’ambiente in cui viviamo. Ecco perché è così importante che gli attori coinvolti, dalla committenza ai progettisti, fino a includere le diverse imprese, si impegnino, remando tutti nella stessa direzione, nel realizzare un’opera di elevata qualità.

In veste di rappresentante della committenza, lei conosce certamente anche gli interessi dei mandanti e dei mandatari. Per quale motivo è importante che nel compendio dei regolamenti si tenga conto di entrambe le prospettive?

L’integrazione delle due visioni è un elemento fondamentale affinché un dato regolamento venga accolto. Tale accettazione è una premessa perché i regolamenti siano utilizzati come base d’intesa e per portare avanti una collaborazione. È questo che li rende così preziosi. Che si tratti dei regolamenti SIA in materia di aggiudicazione, della norma SIA 118 oppure dei Regolamenti per le prestazioni e gli onorari (RPO). Il compendio di regolamenti SIA definisce il quadro entro il quale i protagonisti del settore possono muoversi, sono il denominatore comune su cui poter costruire la cooperazione.

Si è riferito al contesto svizzero nella sua interezza. Lei è anche membro del comitato della sezione SIA Basilea, ruolo che riveste dal 2015. Si vede dunque impegnato anche a livello regionale.

Sì, è vero. Sono e continuerò a rivestire attivamente anche questo ruolo. Poter intrattenere un contatto diretto, in loco, per me è molto importante. Posso cogliere più facilmente i temi che interessano il settore nel contesto locale e che meritano di essere discussi poi anche sul piano nazionale. Penso, ad esempio, al fatto di poter concretizzare l’idea di riutilizzo. I committenti pretendono che i progettisti siano in grado di rilasciare dichiarazioni dettagliate in una fase sempre più precoce del processo di progettazione, soprattutto per quanto riguarda i bilanci di CO2. Qui si pone una domanda di fondo, e cioè come riuscire a integrare questi aspetti. Inoltre, i progettisti hanno bisogno di una base di riferimento per definire le indennità legate a questo tipo di prestazioni. Di fatto, una retribuzione è anche e sempre legata al valore attribuito a un dato servizio.

I cambiamenti climatici sono al centro dei dibattiti, sia dell’opinione pubblica che del settore della costruzione. Ne è un esempio la Legge sul clima. Già da tempo, lei ha frequentato un CAS sui materiali rigenerativi. Quale contributo può apportare l’ambito legato agli appalti nel contribuire a promuovere un ambiente di vita sostenibile?

Un contributo sostanziale, ne sono convinto. Mi capita di affiancare i committenti durante l’organizzazione dei concorsi, offrendo la mia consulenza. In tale ruolo, cerco anche di spiegare ai mandanti quanto sia importante porre le basi per la realizzazione di un’opera sostenibile, e ciò sin da subito, sin dalle prime fasi del progetto. Ad esempio, definendo correttamente i compiti e lavorando con i progettisti adatti allo svolgimento dei rispettivi mandati. Spesso, ad ogni modo, vedo che la necessaria consapevolezza già c’è. Nel senso che prima di radere al suolo una costruzione i responsabili si chiedono se sia davvero necessario o se non sia meglio, invece, optare per un risanamento, ovvero per la soluzione più sostenibile. Un altro fattore è quello della gestione dei materiali da costruzione. L’impatto del costruire sul bilancio di CO2 è enorme. La gestione dei materiali richiede una riflessione attenta e oculata. Bisogna considerare quando sia davvero sensato ricorrere al calcestruzzo e quando invece valga la pena considerare delle alternative. L’argilla, ad esempio, è un materiale che non siamo ancora in grado di padroneggiare completamente, in termini di fisica della costruzione, ma che funziona e viene impiegato da mille anni a questa parte.

Da gennaio 2021 è in vigore la nuova legge federale sugli appalti pubblici (LAPub). Anche i Cantoni ora seguono l’esempio. Ci sono cambiamenti concreti, che si rendono già percettibili nella prassi professionale?

Per il momento non ancora. I Cantoni di Basilea Città e di Basilea Campagna ci stanno lavorando e hanno sancito, sul piano cantonale, le corrispondenti leggi in materia. Il nuovo concordato intercantonale sugli appalti pubblici (CIAP) dovrebbe entrare in vigore dopo l’estate. Dopodiché sono curioso di vedere se si renderanno palesi dei cambiamenti. Per finire dipenderà dai servizi di acquisto, sono loro a definire in che modo mettere a frutto i nuovi margini decisionali e in che misura scegliere di essere supportati al riguardo. È facile formulare una valutazione basandosi meramente sul fattore prezzo. Sono cifre concrete, confrontabili. La valutazione dei criteri qualitativi invece è sempre una valutazione basata su una motivazione. Ci saranno certamente voci che dicono che si tratta di una valutazione sbagliata. Ad ogni modo, spero vivamente che la sfera politica metta a frutto questo margine di manovra, reso ora possibile, in modo ancora più esplicito, dalla nuova legislazione in materia. Possiamo affrontare le sfide odierne, come quella posta dai cambiamenti climatici, soltanto con un approccio globale che tiene conto di tutti i fattori in gioco.

Un’ultimissima domanda: che cosa la entusiasma di più in questa sua nuova mansione?

Ho già avuto occasione di partecipare ad alcune sedute della ZO. Erich Offermann, il mio predecessore, ha rivestito la carica in modo straordinario e il gremio è depositario di un enorme sapere. Trascorsa questa prima fase introduttiva e conoscitiva, sono impaziente di intrattenere un dibattito stimolante, aperto e, sì, anche critico, in seno alla Commissione.

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