Ar­chi­tet­tu­ra com­pat­ta e tec­no­lo­gia na­sco­sta

A Bellinzona, delle facciate totalmente lisce racchiudono dei laboratori high-tech. L’energia per il riscaldamento proviene dalla rete, e il raffreddamento dal sottosuolo.

Data di pubblicazione
30-11-2021

Sul percorso tra Bellinzona e Lugano, una meravigliosa struttura attira lo sguardo: in mezzo ai campi verdi spunta quel che potremmo chiamare il Palazzo dei Diamanti della tarda età industriale. Dietro il bugnato della facciata, si cela l’impianto cantonale di termovalorizzazione dei rifiuti (ICTR), un'opera realizzata 15 anni fa da Livio Vacchini. L’aspetto altero rispecchia la grande im­portanza che riveste per l’intera regione. I rifiuti che i camion portano qui vengono infatti convertiti in energia, che viene poi re­immessa nella zona tra la ­sponda nord del Lago Maggiore e Bellinzona attraverso una rete di teleriscaldamento.

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A questa rete è stato di recente collegato un edificio che sembra la controparte architettonica del precedente: la superficie esterna completamente liscia, la sobrietà e il rigore urbano caratterizzano i laboratori dell'istituto di ricerca che l’architetto ticinese Aurelio Galfetti ha realizzato col suo team. Il carattere espressivo del nuovo edificio di Bellinzona si pone in contrasto con quello dell'edificio industriale.

Perfettamente liscio

Gli architetti hanno consegnato alla committenza – composta dall’IRB, Istituto di Ricerca in Biomedicina, e da altri istituti di ricerca – un edificio con i laboratori disposti lungo le facciate, e dunque inondati di luce, che ruotano intorno a un nucleo composto da locali di servizio, separati da un corridoio in cui penetra la luce dei laboratori. All’ala trasversale si accede attraverso un foyer che divide l’edificio simmetricamente. Un gesto architettonico deciso: il tutto è organizzato in modo logico, chiaro e comprensibile. La vetrata che avvolge quasi completamente il perimetro sembra voler comunicare anche dal punto di vista strutturale la trasparenza delle ricerche di questi laboratori.

Un’acqua ben temperata

Il collegamento al teleriscaldamento è nascosto alla vista, così come altri elementi tecnici. Dall'impianto di incenerimento dei rifiuti (ICTR) a Giubiasco arrivano due linee con diversi livelli di temperatura. L'acqua calda a 90 °C viene utilizzata per la produzione di acqua calda sanitaria e per il preriscaldamento del vapore per il sistema di sterilizzazione.

Il calore di scarto dell'impianto di incenerimento dei rifiuti a 60 °C è invece utilizzato per la climatizzazione dei locali dell'edificio: come fonte di calore per l'attivazione delle componenti termoattive dell'edificio e per il preriscaldamento dell'aria nell'impianto di ventilazione meccanica. La società di fornitura del teleriscaldamento può sfruttare al massimo il potenziale termico, grazie alle due temperature di mandata: il circuito a bassa temperatura è alimentato dal ritorno del flusso di ritorno del circuito più caldo. Questo utilizzo a cascata aumenta il livello del calore residuo dell'ICTR e migliora l'efficienza del sistema integrato. Per la distribuzione del calore tra Giubiasco e il nuovo edificio dell'IRB a Bellinzona il flusso e conseguentemente la potenza di pompaggio sono regolati sulla base del ­fabbisogno, in modo da assicurare un funzionamento efficiente in ogni momento.

Il sistema di raffreddamento dell'edificio sfrutta il sottosuolo locale. L'acqua di falda si trova tra gli 11 e i 14 °C, a seconda della stagione. L'edificio, nonostante le ampie vetrate, non si surriscalda in maniera insopportabile grazie all'involucro realizzato con il principio della «Closed Cavity Facade» (CCF). Fondamentalmente si tratta di serramenti scatolari chiusi ermeticamente, con triplo vetro all'interno e una singola lastra di vetro all'esterno. L'intercapedine d'aria tra i due strati è sotto costante sovrapressione, il che impedisce l'ingresso alla polvere e alla condensa ed evita qual­siasi interferenza esterna sugli esperimenti di laboratorio.

Tecnologia nascosta

I sistemi impiantistici per il funzionamento del nuovo edificio sono tanto complessi quanto invisibili. Lo scambiatore di calore si trova nel seminterrato, come in un qualsiasi edificio. Gli architetti, insieme al progettista degli impianti, hanno mantenuto il tetto scrupolosamente libero da elementi tecnici. Tutti i sistemi di evacuazione dell’aria sono integrati in piccoli cortili interni, riconoscibili dall’alto solo per i camini. Intorno a essi, il tetto appare completamente piatto, costituito da una trama perfetta di pannelli fotovoltaici. L’orizzontalità voluta dagli architetti si traduce in un rendimento di energia elettrica inferiore del 15-20% rispetto a un sistema con pannelli inclinati, ma i committenti hanno ­accettato di buon grado questa riduzione.

Nuovo edificio dell'Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) di Bellinzona

 

Uso: laboratori, uffici amministrativi, scuola

 

Connessione alla rete di riscaldamento: calore residuo dall’incenerimento dei rifiuti

 

Altre fonti di energia: acque sotterranee (raffreddamento)

 

Committente: Università della Svizzera Italiana USI

 

Architettura: Studio Galfetti, Lugano

 

Concezione energetica: Steam, Padova (I)

 

Fisica della costruzione: Erisel, Bellinzona

 

Ingegneria: Messi Associati, Bellinzona

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