«Ab­bia­mo bi­so­gno di pro­ces­si stan­dar­diz­za­ti e pro­dot­ti mo­du­la­ri»

Il legno proveniente dalle demolizioni è una risorsa sottoutilizzata, dalla quale dipenderemo in futuro. Le condizioni che ne determinano il riuso o la valorizzazione sono oggetto di una ricerca presso la Scuola universitaria professionale di Berna.

Data di pubblicazione
14-10-2025

Professor Thömen, perché il riutilizzo o il riciclo del legno è così importante?

Dr. Heiko Thömen: Amplierei la sua domanda aggiungendo: «…nonostante il legno, a differenza delle terre rare, delle materie plastiche o dell’alluminio, sia una risorsa rinnovabile.» Eppure dobbiamo porci la questione: ha senso applicare al legno gli stessi principi degli altri materiali? Il legno è parte integrante di un ciclo chiuso del carbonio. Dunque devono esistere altre motivazioni per cui è fondamentale prolungarne il ciclo di vita.

Quali sono queste motivazioni?

La domanda di legno è in forte aumento, trainata da un numero crescente di applicazioni: l’edilizia in legno è in pieno sviluppo, il legno viene sempre più considerato come sostituto della plastica, oltre a essere una fonte di energia rinnovabile. Inoltre, con il cambiamento climatico, l’offerta si sposterà dalle conifere, oggi preferite, alle latifoglie. Dobbiamo quindi utilizzare la materia prima in modo efficiente e ripetuto. Purtroppo i principi del riutilizzo sono stati sviluppati pensando ad altri materiali. È importante riconsiderarli. Il legno merita un’applicazione dei principi dell’economia circolare che sia realmente adeguata alle sue caratteristiche.

E riguardo alla CO2 immagazzinata nel legno, che viene rilasciata alla combustione? Non è auspicabile ritardarne il più possibile il rilascio?

La capacità di stoccaggio di CO2 è temporanea, e non va sopravvalutata. Su scala temporale ampia, ciò che conta davvero per il clima è costruire con materiali durevoli e a basse emissioni.

Questo articolo è apparso nella pubblicazione speciale «Città in legno – Edifici per la cura ed economia circolare». Altri articoli sul legno sono raccolti nel dossier digitale.

Avete seguito progetti pilota per il recupero di legno da demolizione. Quali sono stati i primi riscontri?

Le maggiori difficoltà riguardano la logistica e gli elementi metallici di fissaggio: viti, chiodi, graffe. Stiamo sviluppando tecnologie per rimuovere i componenti metallici dal legno. Sul fronte dei costi, non è sensato recuperare elementi lignei di dimensioni variabili e stoccarli tutti. Abbiamo bisogno di processi standardizzati, automatizzati e prodotti modulari.

Come si effettua la selezione? Quando vale la pena (o meno) di recuperare legno da demolizione e quando no?

Un pavimento in laminato, costituito da fibre, non è tecnicamente riciclabile. Un davanzale in legno massello sì, ma spesso è incassato e difficile da rimuovere, oltre a essere disponibile in quantità limitate. Una mansarda, invece, offre spazio e la sua facile accessibilità la rende ideale per riutilizzare i suoi elementi.

Ha parlato di logistica. In cantiere tutto deve procedere rapidamente. Un recupero selettivo comporta inevitabilmente dei costi.

Esatto, il tempo è denaro. E i processi edilizi standard non prevedono una fase di smontaggio selettivo. Separare i materiali richiede più container e spazio che, in aree urbane come Berna o Zurigo spesso manca.

Che uso si può fare, ad esempio, delle travi di un tetto?

È possibile che vengano riutilizzate per realizzarne uno nuovo. Ma che ciò avvenga nella forma originale, senza ulteriori lavorazioni, è altamente improbabile. Se vogliamo reinserire in una nuova struttura delle travi usate, che presentano un volume definito e forse anche leggere deformazioni, ciò è difficilmente compatibile con un alto livello di automazione.

Un tetto è un elemento strutturale. È lecito riutilizzare legno di recupero in questo ambito?

Una trave non sollecitata e non esposta a variazioni di umidità mantiene le sue proprietà. Tuttavia, eventuali sollecitazioni pregresse che ne compromettono la capacità portante sono difficili da rilevare. Un altro problema riguarda i giunti incollati che rappresentano un punto critico la cui qualità può essere attestata solo in modo limitato. Abbiamo quindi bisogno di competenze qualificate nel riuso del legno usato a fini strutturali. La ricerca si sta attivando su queste tematiche.

È necessario analizzare il legno per individuare formaldeide o sostanze tossiche come i trattamenti protettivi?

La sfida sta nell’identificare la conta-minazione già in cantiere, prima dello smontaggio o durante la selezione. È quindi essenziale continuare a sviluppare metodi e strumenti di analisi anche mobili, ad esempio per rilevare prodotti impregnanti protettivi. Finora non ho riscontrato casi di concentrazioni eccessive di formaldeide nel legno usato e, qualora ce ne fossero, queste emerge-rebbero al più tardi durante la produzione di pannelli derivati da tale legno.

 

INNOVARE PER COSTRUIRE IL FUTURO: IL PROGETTO THINK EARTH

 

Think Earth è un progetto di punta di Innosuisse dedicato l’edilizia rigenerativa, focalizzato su materiali da costruzione ecologici come il legno e l’argilla. In collaborazione con partner della ricerca, dell’industria e del settore pubblico, il progetto si articola in dieci sottoprogetti volti a promuovere la costruzione ibrida, l’economia circolare e nuove modalità di edificazione a basso impatto climatico.

Il sottoprogetto 5 mira ad aumentare il tasso di riciclo e riutilizzo dei residui lignei, con l’obiettivo di valorizzarne il potenziale economico. Tra i principali obiettivi figurano il miglioramento delle tecnologie di identificazione per una selezione più precisa dei materiali, l’ottimizzazione della logistica e delle filiere in ottica di circuiti chiusi, nonché lo sviluppo di processi automatizzati per trasformare i rifiuti di legno in elementi massicci standardizzati e materiali da costruzione di alta qualità.

 

➔ Ulteriori informazioni sul progetto: Think Earth

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