La Ci­té du Li­gnon di Gi­nev­ra

Il progetto di rinnovo e riqualificazione energetica degli involucri

Tra i progetti vincitori di Europa Nostra è stata premiata la ricerca sviluppata dal professor Franz Graf e da Giulia Marino sugli involucri di facciata curtain-wall della Cité du Lignon di Ginevra.

Publikationsdatum
08-07-2013
Revision
15-10-2015
Cristiana Chiorino
Architetto e dottore di ricerca in Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica PoliTo

ll 26 marzo sono stati annunciati i vincitori dei premi 2013 di Europa Nostra, l’associazione per la tutela del patrimonio culturale e naturale europeo. I 30 vincitori (su oltre 200 candidature) saranno premiati il 16 giugno all’Odeon di Erode Attico ad Atene alla presenza di Karolos Papoulias, presidente della Grecia, Androulla Vassiliou, commissaria europea per l’educazione la cultura, il multilinguismo e la gioventù, il cantante Plácido Domingo è il presidente di Europa Nostra.

Tra i progetti vincitori è stata premiata la ricerca sviluppata tra il 2008 e il 2011 dal professor Franz Graf e da Giulia Marino del Laboratoire des Techniques et de la Sauvegarde de l’Architecture Moderne (TSAM) dell’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL-ENAC) sugli involucri di facciata curtain-wall della Cité du Lignon di Ginevra. È la seconda volta che la Svizzera, paese che non fa parte dell’EU Culture Programme, riceve un premio da Europa Nostra.

Considerata come la più spettacolare operazione residenziale svizzera, la Cité du Lignon di Ginevra, costruita tra il 1963 e il 1971 da Georges Addor, Dominique Julliard, Louis Payot e Jacques Bolliger architectes, è un complesso di 2.780 unità abitative, originariamente pensato per rispondere a un bisogno abitativo di circa 10.000 abitanti e composto da due torri di 26 e 30 piani e un corpo più basso che va dagli 11 ai 15 piani che si sviluppa su una linea spezzata di 1.065 metri di lunghezza.

Questo impianto favorisce il soleggiamento diurno degli appartamenti, tutti traversanti, e ritaglia una serie di spazi esterni attrezzati a parco pubblico particolarmente curati. Tutti gli elementi di facciata sono studiati in una logica di semplificazione del processo costruttivo: un’ossatura in calcestruzzo armato con sistema industriale prefabbricato di stampo francese, il coffrage tunnel, e una facciata a curtain-wall di 125.000mq prefabbricata in officina composta da pannelli in legno e alluminio.

Il valore patrimoniale della Cité è stato sancito da un plan de site adottato nel 2009 dal Cantone di Ginevra, una misura di tutela a scala urbana che prevede la conservazione degli involucri e dei suoi spazi esterni.

Riqualifacazione energetica per La Cité du Lignon

Per rispondere ai nuovi imperativi di contenimento dei consumi energetici, una assoluta priorità in Svizzera, il complesso richiedeva una serie di interventi di riqualificazione energetica che tenessero in conto anche il rispetto della preesistenza. Con l’obiettivo di fornire un insieme di norme a cui attenersi per i futuri interventi sull’edificio, la ricerca condotta dallo TSAM e commissionata dall’Office du Patrimoine et des Sites, il Servizio Energia del Cantone e il Comitato degli abitanti, costituitisi come unica committenza, ha risposto a un duplice obiettivo: il primo, di ordine tecnico, circa la ricerca di una soluzione che conciliasse l’esigenza di retrofit tecnologico con la necessità di mantenere l’aspetto dell’involucro; il secondo, di ordine più espressamente procedurale, legato alla gestione degli interventi, piuttosto complessa anche per la compresenza di alloggi sociali e alloggi privati.

È stata pertanto messa a punto una ricerca applicata, che ha cercato di stabilire un equilibrio tra imperativi energetici e criteri di tutela elaborando un vero e proprio metodo di valutazione multicriteri che fornisse una visione sintetica delle variabili patrimonio, economia e energia (patrimoine, économie et énergie).

Il lavoro è stato articolato in quattro fasi: la prima di analisi ha riguardato la diagnostica e la documentazione; la seconda ha definito i possibili livelli di intervento (manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, recupero, sostituzione del sistema di facciata); la terza è consistita nella <<guidance table>>, matrice comparativa dei dati riferiti alle diverse tipologie di intervento; la quarta ha riguardato i prototipi e le specifiche di progetto selezionate (manutenzione straordinaria e recupero) , ed è stata finalizzata all'elaborazione di un repertorio di soluzioni tipo (di dettaglio) riferibili ai diversi livelli di intervento.

Questi dati parametrizzabili hanno costituito il riferimento per la scelta dell'opzione meno invadente sul piano della conservazione e più efficiente sul piano prestazionale. La tipologia dell'intervento può essere scelta dagli abitanti, in base alle proprie esigenze e disponibilità economiche, tra il ventaglio di soluzioni tipo. Il repertorio, validato dalle amministrazioni pubbliche coinvolte e allegato al Plan de Site, è diventato uno strumento di indirizzo e di controllo per ogni intervento sull'involucro.

Strumento operativo e flessibile che integra prescrizioni dettagliate su messa in opera e su performance termiche dei componenti, questo repertorio rappresenta un vero manuale di conservazione preventiva dell'insieme residenziale, che oggi è oggetto di diversi cantieri di restauro.

Il metodo di valutazione multicriteri, fondato sulla conoscenza esaustiva dell'oggetto costruito, la sua materialità e le sue caratteristiche intrinseche, messo a punto dallo TSAM, ha quindi conquistato la giuria, che si è detta affascinata dalla problematica che potrebbe essere allargata a diversi complessi abitativi del dopoguerra in Europa e dal rigore metodologico del progetto pilota sviluppato.

La ricerca e la sua metodologia potrebbero infatti essere estese al patrimonio di architettura contemporanea diffuso oggi bistrattato. I dati statistici a scala europea sono in questo senso molto eloquenti: il costrutto esistente rappresenta circa il 40% dei consumi energetici globali. Sulla base di questa constatazione, il miglioramento delle performance termiche del settore edilizio è considerato come una vera priorità in una logica, molto in voga ma spesso mal interpretata, di sviluppo sostenibile. Questo avviene però spesso con interventi massicci sulla materialità originaria degli edifici.

L'architettura della seconda metà del XX secolo, soprattutto del periodo 1950-1970, prima della crisi petrolifera degli anni settanta, è proprio la vittima principale. Spesso considerata aprioristicamente energivora, l'architettura del secondo dopoguerra è invece molto fragile e spesso minacciata. Spesso le difficoltà socioculturali del suo riconoscimento monumentale, sono il pretesto per trasformazioni radicali che non tengono in alcuna considerazione il valore architettonico degli edifici né le reali possibilità di intervento.

Quindi si sprecano le sostituzioni di involucro, la costruzione di doppie pelli incongrue, l'isolamento a cappotto dall'esterno. Lungi dall'essere considerato una risorsa questo patrimonio è vittima di pratiche che privilegiano soluzioni drastiche di retroffiting energetico, senza neanche verificare le performance reali degli edifici.

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