Vi­sio­ni del sacro

Dialogo tra Letizia Battaglia e Mario Botta

Sabato 9 ottobre, al Palazzo del Governatore a Parma, la fotografa Letizia Battaglia e l’architetto Mario Botta si confronteranno sui temi del lutto e del sacro in una conversazione organizzata dall’Ordine degli Architetti e da AMA Accademia Mendrisio Alumni. L’incontro si inserisce nella quindicesima edizione del festival Il Rumore del Lutto e sarà visibile anche in live streaming.

Publikationsdatum
05-10-2021

Quello della morte è un argomento spinoso e molti ancora oggi non vogliono affrontarlo pubblicamente, raccontano gli organizzatori del Festival Il Rumore del Lutto, la manifestazione che da quindici anni coraggiosamente affronta il tema con una serie di eventi che si svolgono a Parma. Raccoglie questa sfida l’Ordine degli Architetti cittadino, che coinvolge AMA Accademia Mendrisio Alumni, per vocazione orientata a guardare l’uomo e la sua relazione con il mondo senza porsi confini disciplinari.

Ne nasce la spinta ad aprire un confronto e a trattare la spiritualità come tema laico e progettuale, invitando chi se ne occupa da sempre all’interno del proprio ambito artistico. La complessità e la vastità dell’argomento richiede il coinvolgimento di due personalità fuori dall’ordinario, come Mario Botta e Letizia Battaglia.

Molto vicino a noi il primo, il suo lavoro è ormai storia dell’architettura. Fondatore dell’Accademia di architettura di Mendrisio, di cui ha recentemente festeggiato il venticinquesimo anno, è svizzero di nascita ma profondamente legato all’Italia, avendo studiato prima a Milano e poi a Venezia allo IUAV, dove determinanti, ha definito, gli incontri con Carlo Scarpa, Le Corbusier e Louis I. Kahn. Sperimentando nei campi più diversi della progettazione, Botta ha sempre lavorato per portare la spiritualità all’interno dell’esperienza quotidiana, facendosi ambasciatore di un’idea di architettura come spazio che dà forma al nostro sentire più intimo.

Dal sud della penisola italiana, Letizia Battaglia, nata a Palermo dove ancora oggi vive, dopo un inizio a Milano, ha profondamente legato la sua attività di fotografa alla Sicilia, fin da quando negli anni Settanta le fu affidata la guida del team fotografico del giornale «L’Ora» di Palermo. Questo il suo primo vero incontro con il fenomeno mafioso che Letizia Battaglia è costretta a documentare spinta dal dovere di cronaca e dal bisogno di essere là dove la sua città lo richiedeva per testimoniare l’empietà perpetrata. Il suo percorso professionale e artistico è segnato da volti di donne, come quello di Rosaria, vedova del poliziotto Vito Schifani, ucciso nella strage di Capaci, su cui si legge la sacralità del lutto e la dignità della sofferenza.

«È stato difficile non farmi coinvolgere nello strazio di una madre che si dispera davanti al corpo del figlio ammazzato e far capire senza parole a lei, ai familiari delle vittime in generale, che il mio obiettivo non era di sopraffarli, ma di condividere la loro pena rispettandoli. E che esiste il dovere di fotografare per documentare, viene prima di tutto, ma non deve essere mai accompagnato dal cinismo» dice Letizia Battaglia.

Al centro del suo lavoro la creazione di uno spazio del sacro tra l’occhio del fotografo e il soggetto del suo scatto, in cui sintetizzare di volta in volta empatia o dolore, in cui immortalare ma sempre con la distanza del rispetto, e infine in cui racchiudere anche un frammento della storia universale dell’uomo, che è vittima e carnefice. Nel solenne bianco e nero, le sue fotografie ci consentono di rivivere questa contraddizione, sottolineando l’urgenza sempre viva di una riflessione sullo spazio della polis in relazione allo spazio del privato.

Guardando al lavoro di Mario Botta, il concetto di sacro trova espressione nei tanti progetti per edifici religiosi realizzati nel mondo, fulcro di una mostra ancora aperta a Fidenza che presenta a confronto la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Mogno del 1996, la Sinagoga a Tel Aviv del 1998 e la Moschea di Yinchhuan in Cina, in corso di realizzazione. I luoghi del culto sono per Mario Botta gli spazi che consentono alle persone di uscire dalla dimensione privata e di trovarsi insieme nella polis. «L’architettura del sacro dà forma al silenzio, al “non detto”, invita alla meditazione, è luogo carico di significati simbolici e metaforici capaci di evocare qualcosa che sta oltre il “finito”» egli sostiene.

All’architettura il compito di prefigurare lo spazio della contemplazione, della gioia e del lutto nella dimensione consumistica della nostra società, che è trasversale a ogni luogo geografico e culturale. Allora ecco che lo spazio del sacro si amplia ed esce da quel cerchio delineato e dai confini delle motivazioni religiose per diventare spazio laico o semplicemente tutto lo spazio della vita. Terreno in cui sviluppare i temi da sempre più cari all’architettura, come la luce, come la proporzione, come la necessaria ricerca della dimensione personale all’interno dell’ambiente collettivo.

Più che dare delle risposte, come sostiene l’architetto Francesco Di Gregorio, Presidente di AMA Accademia Mendrisio Alumni e curatore dell’evento, questo dialogo susciterà certamente tante domande, ma proverà anche a dare strumenti affinché ognuno di noi trovi la propria definizione e il proprio cammino nello spazio sacro.

Dove e quando
Sabato 9 ottobre, ore 11
Palazzo del Governatore, Piazza Garibaldi, Parma

 

L’incontro sarà trasmesso in LIVE STREAMING su canale YouTube dell’Ordine degli Architetti di Parma. Info qui.

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