A Ge­or­ges Des­com­bes il Prix Me­ret Op­pen­heim 2021 per l'­ar­chi­tet­tu­ra

L'Ufficio federale della cultura ha assegnato il riconoscimento dedicato alla progettazione a questo «architetto del territo­rio» i cui progetti sono «manifesti del paesaggio». Sono state inoltre premiate la curatrice Esther Eppstein e l'artista Vivian Suter.

Publikationsdatum
14-04-2021

Georges Descombes è un «architetto del territo­rio». Un territorio che si estende da Ginevra a Zurigo e oltre, e che ha percorso durante i suoi studi di architettura.

Dopo gli anni formativi con Pier Luigi Nervi e Marc­-Joseph Saugey, scopre Londra all’inizio degli anni Settanta. Nel 1975 torna a Ginevra, dove inizia la sua carriera accademica e fonda il CREX (Centre de Réalisation Expérimentale) presso l’allora École d’Architecture de Genève. La sua attività d’inse­gnamento lo ha portato più volte nelle vaste pianure d’America, tra la Harvard University, la Graduate School of Design di Cambridge (1999), la University of Virginia e la School of Archi­tecture di Charlottesville (2000).

«Non vedere gli alberi, ma il vento che li rende visibili. Le correnti dell'acqua più che le rive. È una decisione, un rischio, un'ipotesi, la possibilità di un intervento che si intravede nella complessità di un luogo, e ne segue l'adattamento ai vincoli sempre più stretti. È nel confronto con il carattere resistente delle cose, del mondo, che troviamo la forma»

Georges Descombes

Parallelamente alle sue attività accademiche e ai suoi progetti architettonici, Georges Descombes ha realizzato progetti nel paesaggio sempre guidati dalla storia locale, senza mai diventare nostalgico. Anzi, tali progetti hanno sempre avuto lo scopo di rendere possibile un’esperienza nel presente, e soprattutto nel possibile futuro del luogo. Nei suoi primi lavori, come il Parc de Lancy negli anni Ottanta o, negli anni Novanta, il tratto ginevrino del Sentiero svizzero intorno al Lago dei Quattro Cantoni e il Bijlmer Monument ad Amsterdam, ha affrontato il territorio come se fosse un palinse­sto – sempre alla ricerca delle tracce visibili, oltre che invisibili. Per lui è fondamentale «non [vivere] nel passato, ma con il passato».

Dal 2000, si è occupato del quartiere di Lyon­ Confluence, dei porti meridionali di Anversa e del Quai des Matériaux di Bruxelles. Sotto forma di processi partecipativi, ha affrontato la questione di cosa significa progettare un paesaggio in un ambiente urbano oggi. Convinto della forza dei gesti, Georges Descombes ha sempre cercato l’emozione, in linea con la sua convinzione che l’architettura sia «un’arte dell’esperienza per eccellenza». E per dirla con le parole di Ludwig Hohl: nel suo lavoro, la sua preoccu­pazione è sempre stata «alzare la temperatura dell’esistente».

Sempre nei primi anni Duemila, Descombes ha ini­ziato lo studio della rinaturazione del paesag­gio del fiume Aire nel Canton Ginevra, completato nel 2015 e diventato uno dei suoi progetti più formativi. Al pari di un manifesto del paesaggio e dell’urbanistica «della rivelazione», questo progetto ha innescato una riflessione sulla natura in tutta la sua violenza e artificialità, nella sua sovranità e nel suo carattere dominante, ma anche sul rapporto con l’uomo, che è al contempo responsabile e vittima dell’Antropocene.

Il Gran Premio svizzero d’arte / Prix Meret Oppenheim 2021

Oltre a Georges Descombes, la ventunesima edizione del Gran Premio svizzero d’arte / Prix Meret Oppenheim, attribuito a personalità il cui operato è di particolare rilevanza per la scena artistica e architettonica svizzera, ha visto premiare la curatrice Esther Eppstein e l'artista Vivian Suter.

I premi saranno assegnati – se la situazione sanitaria lo consentirà – il 20 settembre 2021 a Basilea, nel corso di una cerimonia in cui saranno presentati anche i vincitori degli Swiss Art Awards.

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