Uno stru­men­to per l’ana­li­si e la pia­ni­fi­ca­zio­ne del ter­ri­to­rio

MSP: il punto di vista del Cantone

Data di pubblicazione
08-12-2021
Martino Colombo
Direttore della Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità del Cantone Ticino

Applicazione dei MSP nella pianificazione

La Legge cantonale sullo sviluppo territoriale (LST) identifica cinque strumenti della pianificazione territoriale:

  1. Piano direttore cantonale (PD)
  2. Piano regolatore (PR)
  3. Piano di utilizzazione cantonale (PUC)
  4. Piano particolareggiato (PP)
  5. Piano di quartiere (PQ)

Per l’elaborazione di questi piani, in particolare dei primi tre, si fa spesso capo a studi di base, o masterplan, volti a individuare le visioni e gli indirizzi pianificatori principali.

Una forma particolare di studio di base è il cosiddetto Piano direttore comunale (non codificato quale strumento pianificatorio ai sensi della LST), la cui utilità emerge in territori estesi, frutto dell’aggregazione tra più comuni, per i quali appare opportuna una rivisitazione globale degli indirizzi pianificatori alla luce della nuova scala di riferimento. La procedura dei MSP trova sempre più spesso applicazione per l’elaborazione di studi con diverse scale territoriali e vari gradi di approfondimento.

Degli strumenti indicati, quelli più frequentemente utilizzati sono condotti dai Comuni: PR, PP, PQ nonché vari studi di base. Per questa ragione la procedura dei MSP in ambito pianificatorio è applicata prevalentemente dai Comuni stessi; in alcuni casi vi fanno ricorso anche enti terzi, quali ad esempio le FFS per i comparti attorno alle stazioni ferroviarie.

Coinvolgimento cantonale nei MSP

Le pianificazioni comunali sono tuttavia sottoposte al giudizio e all’approvazione del Cantone; la procedura dei MSP offre dunque la possibilità di un coinvolgimento preventivo dei servizi dell’amministrazione cantonale. Negli ultimi anni numerosi Comuni hanno sfruttato questa possibilità integrando collaboratori del Dipartimento del territorio nei collegi di esperti che accompagnano l’elaborazione dei masterplan o delle proposte pianificatorie.

Quali esempi di coinvolgimento cantonale citiamo oggetti a larga scala quali i MSP per il Piano direttore comunale di Lugano o Mendrisio, pianificazioni a scala di quartiere – quali il nuovo quartiere Officine di Bellinzona o il quartiere Santa Maria a Gordola – oppure concetti urbanistici e proposte progettuali per comparti più ristretti come la riqualificazione della riva lago a Morcote, il comparto della funicolare degli Angioli a Lugano, il complesso Santa Caterina a Locarno o il comparto della Cappella delle due Mani a Massagno.

Le competenze messe a disposizione dal collegio di esperti spaziano dalla pianificazione territoriale a quella dei trasporti, dall’urbanistica all’architettura, fino alle conoscenze legate ai beni culturali. Il ruolo dei funzionari cantonali è tuttavia delicato. L’iter approvativo di una pianificazione presuppone un’analisi completa e circostanziata che il grado di approfondimento del MSP non consente. Durante il processo di elaborazione dei MSP occorre dunque che la presenza di un rappresentante cantonale non venga erroneamente percepita come garanzia che le scelte verranno in seguito senza dubbio confermate.

Valutazione dell’uso della procedura di MSP

La pianificazione territoriale impone riflessioni multidisciplinari e la considerazione di condizioni quadro di varia natura con un grado di complessità solitamente elevato: gli interessi dei partner coinvolti non sono sempre convergenti; le visioni dell’ente pubblico si confrontano con scale territoriali spesso ampie; talune impostazioni di fondo possono divergere anche in modo considerevole a seconda di sensibilità politiche differenti; gli effetti delle scelte pianificatorie hanno ricadute a lungo termine con impatti rilevanti; ne sono coinvolti autorità a vari livelli, proprietari privati, abitanti e fruitori del territorio, associazioni e gruppi di interesse.

I MSP offrono la possibilità di porre a confronto idee diverse e far convergere obiettivi all’apparenza contrastanti che con soluzioni innovative possono essere soddisfatti. Il dialogo tra la commissione di esperti e i gruppi incaricati non solo favorisce lo sviluppo di soluzioni inedite e talvolta sorprendenti, ma consente anche ai rappresentanti degli enti interessati di confrontarsi con visioni diverse e di capire le esigenze di altri portatori di interesse.

A differenza del concorso di idee o di progetto, per il quale i condizionamenti e i risultati attesi devono essere delineati in modo più preciso sin dall’inizio, i MSP lasciano la dovuta flessibilità sia ai committenti sia ai mandatari per intraprendere strade nuove o, se queste dovessero rivelarsi troppo ardite, ritornare su sentieri meglio conosciuti. Al centro del MSP non c’è infatti solo il «prodotto» finale atteso, ma un ruolo fondamentale è giocato anche dal processo mediante il quale si riesce a raggiungere tale risultato. Quanto più il processo è ben strutturato e gli obiettivi sono chiari, tanto maggiore sarà la qualità del risultato e la probabilità che possa poi trasformarsi in realtà.

Com’è logico che sia, anche i MSP portano con sé svantaggi e rischi: se il processo non è organizzato al meglio o se le scelte dei membri del collegio di esperti e dei mandatari non sono ben ponderate, l’importante investimento di tempo e denaro potrebbe non portare un sufficiente riscontro. Nonostante la bontà delle soluzioni individuate e discusse nei consessi, i risultati dei MSP non sono garanzia di successo. I passi successivi, quelli che portano dai concetti e dai progetti preliminari alle varianti di Piano regolatore, ai concorsi d’architettura o ai progetti esecutivi, vanno dunque curati con la stessa attenzione. Il passaggio dalla teoria alla pratica impone approfondimenti e modifiche, con risultati non sempre identici a quanto immaginato inizialmente. L’adeguato coinvolgimento della popolazione e la credibilità delle scelte operate nei MSP sono un fattore decisivo per il successo dell’intera operazione.

Per garantire questa continuità è particolarmente rilevante il ruolo dei rappresentanti politici (solitamente i membri di un Municipio). Nel collegio di esperti sono i «meno esperti» (o addirittura non esperti del tutto), ma portano la responsabilità maggiore: avere ben in chiaro gli obiettivi attesi ed essere in grado di portare a maturazione il necessario consenso della popolazione. L’adeguato accompagnamento da parte di un pianificatore comunale favorisce infine il passaggio dai concetti e dalle idee alle norme e ai parametri che andranno successivamente codificati nel Piano regolatore.

Conclusioni

La procedura dei MSP è un ottimo strumento per gli studi di base della pianificazione territoriale, a condizione che venga impostata con la dovuta attenzione e che tutti gli attori siano consapevoli della portata e dei limiti di tale esercizio.

La conduzione è solitamente curata dai Comuni. I servizi del Dipartimento preposti alla pianificazione del territorio, alla salvaguardia dei beni tutelati, alla promozione del paesaggio e di insediamenti di qualità e alla realizzazione di reti di trasporto efficienti e funzionali salutano con favore la possibilità di accompagnare processi pianificatori mediante i MSP. A fronte di rischi limitati, i vantaggi sono di quattro nature differenti:

  1. nonostante le distinte competenze assegnate a ogni ente, il dialogo e la comprensione reciproca favoriscono la ricerca di soluzioni condivise e più sostenibili;
  2. il confronto di idee fecondo che si riscontra nei workshop con i gruppi di mandatari e tra gli stessi membri dei collegi di esperti porta a una maggior qualità della pianificazione;
  3. le soluzioni individuate nei MSP possono tenere già conto di esigenze cantonali e anticipare eventuali ostacoli o approfondimenti che altrimenti andrebbero affrontati in un secondo tempo;
  4. per i collaboratori stessi la partecipazione al processo è fonte di motivazione e di formazione personale e relazionale, a tutto vantaggio dei compiti e delle attività del Dipartimento.

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