Un pae­sag­gio abi­ta­to co­strui­to mi­nu­zio­sa­men­te

Attilio Panzeri & Partners, De Molfetta Strode Landscape Architects

Il progetto del Parco Casarico sviluppa due fondamentali temi di sperimentazione nell’ambito del rapporto tra pieni e vuoti: l'articolazione di questo rapporto su più livelli e una innovativa interpretazione della soglia.

Data di pubblicazione
07-10-2024

L’area di intervento si trova nelle vicinanze del Lago di Muzzano e a metà strada tra il Lago di Lugano e il Quartiere Breganzona, su un piano inclinato esteso per quasi 20’000 mq circondato da aree verdi e da un costruito a bassa densità. Il parco è esito di una proficua collaborazione – finalizzata all’instaurazione di un dialogo tra il vuoto e il costruito a livello sia visivo che simbolico – tra De Molfetta Strode, autori della trasformazione degli spazi aperti, e Attilio Panzeri & Partners, a cui si deve invece la definizione dei corpi residenziali.

Per quanto riguarda il progetto di paesaggio, l’obiettivo di fondo – quello di inserire un sistema di edifici in un parco performativo, interconnesso e dall’impatto ambientale ridotto – si articola in tre temi sostanziali.

Il primo, la continuità ecologica, si concretizza nella definizione un percorso (il Sentiero delle Querce), che permette di estendere un corridoio ecologico di scala regionale e quindi non interrompere il passaggio di insetti, piccoli mammiferi e uccelli tra il bosco a nord dell’area e la riserva faunistica del Lago di Muzzano. Il secondo, l’ottimizzazione nella gestione delle acque meteoriche e l’incremento della permeabilità dei suoli, si traduce invece nella creazione di tre bacini di ritenzione idrica lungo il percorso principale, nel reindirizzamento del deflusso superficiale e nella raccolta delle acque nei bacini centrali a favorire, dopo un processo di filtraggio e ripulitura tramite il fitorimedio, lo sviluppo della biodiversità nel quartiere. Per quanto riguarda infine l’accessibilità pubblica, il terzo tema di progetto, il parco garantisce la piena circolazione anche ai visitatori esterni attraverso una sequenza di percorsi paralleli a diverse quote collegati da un percorso diagonale (il Sentiero delle Querce) fiancheggiato da lecci e querce da sughero.

Rispetto alle scelte materiche, l’intervento mira a migliorare il comfort, a ridurre i costi di gestione e ad assecondare visivamente l’evolversi nel tempo dell’ecosistema naturale. In quest’ottica, il cemento grezzo pigmentato dialoga con gli affioramenti rocciosi che emergono dal terreno, gli arredi in legno recuperato si pongono in coerenza con il ricco scenario vegetale in cui sono collocati, l’inserimento di blocchi di calcare di scarto permette di stabilizzare i pendii favorendo la crescita di una vegetazione alcalina e la densità dei soggetti arborei consente di mitigare l’effetto di isola di calore.

Dal punto di vista gestionale, pur se amministrato privatamente, il parco è concepito come uno spazio di natura pubblica a disposizione della comunità. Con questo stesso approccio è stata definita la parte superiore occupata dalla vecchia casa colonica, oggi utilizzata come centro sociale a disposizione del quartiere, e dal giardino che la circonda, dotato di una terrazza, di un campo da bocce, di un teatro all’aperto, di una collina di ulivi, di un frutteto e di alcuni orti comunitari.

Il complesso residenziale è invece costituito da cinque edifici da quattro piani, la cui disposizione asseconda l’andamento naturale del pendio, con accessi collocati a diverse quote e diversamente orientati (due a nord-ovest, due a sud-est e uno a nord-est). La stessa ricerca di congruenza è rilevabile nelle scelte architettoniche: il perimetro irregolare e a linee spezzate richiama il profilo sfaccettato di una pietra, e l’orizzontalità delle linee del terreno riverbera nella configurazione volumetrica, esito di un contrappunto tra i lunghi piani paralleli delle solette e gli elementi di tamponamento che le attraversano verticalmente.

L’indipendenza tra il perimetro delle superfici vetrate e quello del volume, entrambi irregolari, determina uno spazio privato aperto che si comprime e dilata con una variazione di profondità dai 70 cm ai 3 m, generando una sequenza di terrazze poligonali collegate da brevi passaggi paralleli alle superfici vetrate interne. Per il controllo della luce naturale, a rimarcare la non coincidenza tra i due profili del fabbricato, tali vetrate sono dotate di tende in tessuto sul filo interno e di pannelli verticali spostabili lungo il filo esterno.

Tali scelte volumetriche si riflettono anche sull’assetto distributivo, imperniato su un nucleo centrale di forma irregolare dal quale si accede alle sei unità abitative di ciascun piano, quattro delle quali con doppio affaccio. Lo schema strutturale ha di conseguenza un andamento a ventaglio, con un sistema di setti portanti coincidenti con la suddivisione degli appartamenti che attraversano l’intera profondità del volume e una serie di colonne non coincidenti con la facciata che permette di organizzare liberamente, nell’orientamento e nella suddivisione, il nastro trasparente delle aperture. Questa impostazione è rilevabile anche al piano interrato, dove l’autorimessa da 178 posti – concepita in modo da ridurre al minimo l’entità degli scavi e da garantire l’accesso pedonale diretto a ciascun edificio – asseconda lo sfalsamento altimetrico dei corpi di fabbrica.

Il progetto del Parco Casarico sviluppa due fondamentali temi di sperimentazione nell’ambito del rapporto tra vuoti e pieni. Da una parte mira ad articolare questa relazione su più livelli, concretizzandosi in sezione attraverso la collocazione degli edifici secondo la morfologia del terreno e in pianta attraverso l’instaurazione di un dialogo tra la trama irregolare dei percorsi, il profilo spezzato dei volumi e quello ancora più frastagliato delle vetrate sul filo interno. Dall’altra è rappresentativo di un’innovativa interpretazione della soglia che, in questo caso, non solo è caratterizzata dal notevole valore ambientale che deriva dalle scelte oculate operate dai progettisti ma, essendo liberamente accessibile dall’esterno, esprime anche una nuova modalità di relazione tra il costruito e lo spazio aperto, gestito da privati ma di proprietà pubblica. 

Luogo: Sorengo 

 

Committenza: Conca d’Oro, Lugano 

 

Architettura: Attilio Panzeri & Partners, Lugano 

 

Architettura del paesaggio: De Molfetta Strode Landscape Architects, Lugano 

 

Ingegneria civile: Mantegazza & Cattaneo, Lugano 

 

Impresa: Garzoni, Lugano 

 

Progetto impianti RVCS: Tecnoprogetti, Camorino 

 

Progetto impianti elettrici: Elettroconsulenze Solcà, Mendrisio 

 

Fisica delle costruzioni: IFEC, Rivera 

 

Fotovoltaico: Ecosinergie tienergy, Ponte Tresa 

 

Geologia: Leoni Gysi Sartori, Sorengo 

 

Fotografia: Giorgio Marafioti, Agno; Igor Ponti Studio, Lugano 

 

Date: progetto 2015-2020 

 

Imprese e prodotti: EXFABRICA pp. 86-87

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