Recensione a «Sports Facilities. Leisure and Movement in Urban Space»
Diversi anni fa Simon Inglis ha notato come, «sebbene i libri di architettura possano essere pieni delle chiese più noiose e di centinaia di edifici per uffici senza volto o identità tutti uguali tra loro, nessuno di essi ha mai considerato degnamente gli edifici per lo sport. Perfino Nikolaus Pevsner – autore dei volumi di Buildings of England, la rassegna più completa dell’architettura britannica mai realizzata, accenna solo a due stadi: Wembley e Hillsborough. Ciò che era vero per Pevsner a metà del secolo rimane vero oggi, e il disprezzo accordato agli stadi è una metrica ragionevole dell’attenzione che l’architettura sportiva riceve in generale». Questa provocatoria – ma assai veritiera – affermazione è, purtroppo, ancora oggi in larga misura applicabile all’editoria che si occupa di sport e dei luoghi deputati al suo svolgimento, ambiti tanto straordinariamente importanti – dal punto di vista sociale, culturale, economico – quanto poco indagati con sistematicità e rigore metodologico-scientifici. Questo anche perché le architetture sportive sono state storicamente considerate tipologie edilizie caratterizzate in sostanza da una natura funzionalista e «strutturalista» e quindi di quasi esclusiva pertinenza della cultura ingegneristica. Di contro, le architetture per lo sport hanno da sempre rappresentato luoghi privilegiati di sperimentazione formale quanto tecnico-tecnologica e strutturale: basti pensare in antichità al Colosseo (già dotato di «copertura mobile», il Velarium, e di sofisticati sistemi di allestimento di spettacoli di ogni tipo) o nel secolo scorso allo stadio di Monaco di Baviera, con la visionaria copertura concepita da Frei Otto.
Questa premessa è doverosa per sottolineare come ogni studio che affronta questi temi con un approccio rigoroso e sistematico è da lodare in quanto indirizzato a colmare quel vuoto disciplinare di cui si accennava sopra. Ed è questo senza dubbio il caso del volume qui presentato edito sia in lingua tedesca che inglese (Sporbauten / Sports Facilities), che fa parte delle serie di pubblicazioni tematiche della iconica rivista tedesca «Detail». Il libro, curato da Sandra Hofmeister (poliedrica studiosa di architettura, storia dell’arte e letteratura tra Monaco e Berlino) presenta tre saggi introduttivi: il primo – della stessa Hofmeister – sulla cultura sportiva nella quotidianità; il secondo di Roland Pawlitschko, focalizzato sui più aggiornati trend – tecnologico-funzionali – sugli impianti indoor e il terzo, di Jakob Schoof, sul rapporto tra spazio pubblico e attività sportive open-air nella città contemporanea.
A seguire una rassegna di «casi-studio» suddivisi secondo quattro tematiche: Mixitè funzionale, Outdoor, Luce e Costruzione, la cui scelta a monte è chiaramente riconducibile al comune fil-rouge della qualità degli spazi nel loro complesso, ben rappresentando il rinnovato (e aggiornato) approccio della cultura architettonica verso il tema del progetto dei luoghi dello sport, dalla scala urbana a quella del dettaglio, in una sorta di riappropriazione di un ambito oggi strategico e al centro di numerosi dibattiti sul ruolo dello sport come attrattore e motore di rigenerazione e trasformazione urbana.
Non più impianti e oggetti auto-referenziali ma vere e proprie infrastrutture sportive in grado di connettere e di dialogare con il contesto. Al di là della classificazione (forse anche non necessaria) tutti i progetti sono presentati con il consueto rigore delle edizioni Detail, sia nell’apparato iconografico quanto nella proposta dei dettagli tecnologici, coerentemente connessi con le scelte spaziali e morfo-tipologiche dei progettisti. In conclusione, il volume conferma come oggi – e in prospettiva sempre più nel prossimo futuro – il tema delle architetture sportive possa rappresentare un fertile (potenzialmente forse il più stimolante) terreno di sperimentazione e di affermazione di un approccio multi-disciplinare, dove cultura architettonica e ingegneristica possano trovare una felice e simbiotica integrazione nel progetto di spazi di qualità per lo sport e il tempo libero, attività sempre più dilatate nella società contemporanea e già considerate tali, come giustamente citato nell’incipit del libro, dalla Carta di Atene del 1933.
Sandra Hofmeister, a cura di
Sports Facilities. Leisure and Movement in Urban Space
Edition Detail, Münich 2019
Swiss Life Arena
Park Books, Zürich 2023
Silvia Berselli
Il Centro sportivo nazionale della gioventù Tenero CST
SSAS, Bern 2023
Maurizio Merico, Angelo Romeo, Mario Tirino, a cura di
Sport, pratiche culturali e processi educativi
FrancoAngeli, Milano 2022
Emilio Faroldi, a cura di
Architettura dello sport. Progettazione costruzione gestione delle infrastrutture sportive
Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna 2019 (ed. ingl. LetteraVentidue 2020)