La cit­tà in al­tez­za

Serie: I 20 anni di Archi (1998-2018)

Per i 20 anni di Archi, l'articolo di Paolo Perulli dal no. 1/2008. «...eppure ancora oggi la comunità, il mettere insieme io-tu, viene 'dopo' la società e significa che questo bisogno di mettere in comune con altri è insopprimibile».

Data di pubblicazione
06-06-2018
Revision
07-03-2019

La città cresce in estensione oppure in altezza. Nel primo Novecento l’architettura rii vetro alla Taut, le torri sul parco di Le Corbusier avevano fatto pensare piuttosto a questa seconda alternativa. L’architettura che si stacca da terra era piaciuta anche a Nietzsche: si veda la sua ammirazione per la Mole Antonelliana a Torino.

E invece il Novecento si è chiuso con lo sprawl urbano, la città diffusa e il vaniloquio sulla città generica à la Koolhaas.

Ma la critica a queste tendenze va condotta in nome di quale idea di città?

Penso alla città compatta basata sulla reciprocità. Reciprocità nel senso di Aristotele: altrimenti non è possibile la comunità (koinonìa). Il koinòn, la comunità, sono oggi ormai altra cosa rispetto a quella comunità antica densa di significati che ha «preparato» la società; eppure ancora oggi la comunità, il mettere insieme io-tu, viene «dopo» la società e significa che questo bisogno di mettere in comune con altri è insopprimibile, al di là della sfera utilitaria e interessata (è la comunità «inoperosa» di J.- L. Nancy). Questa comunità proietta il nostro «mettere in comune» in una sfera diversa.

L’urbanistica contemporanea della città compatta può anche essere assimilata a quell’ antica idea di proporzione, di equa distribuzione, di reciproco scambio: oggi Amsterdam e Rotterdam, Barcellona, Monaco, Londra, seguono l’idea rii compattezza. Come quando si fanno nascere nuovi centri nelle parti più dense e degradate della città, basali sulla progettazione di spazi comuni di incontro e di interazione come nuovi musei o centri civici (Barcellona). O come quando la città si compatta lungo un asse «verticale» (le torri e i grattacieli), per evitare di crescere a dismisura lungo un asse orizzontale (Londra). O si lavora alla intensificazione delle funzioni centrali infrastrutturali e logistiche della Ranstad olandese, la metropoli del Delta, cosa le accomuna? Proprio quella del rinnovo urbano (renovatio urbis) inteso come continua capacità di adattamento. «Proteggere e conservare il genius loci significa infatti concretizzarne l’essenza in contesti Storici sempre nuovi» ha scritto Norberg-Schulz.

 


I venti anni di Archi (1998-2018)

Per festeggiare il ventennale della rivista Archi, una selezione degli articoli più significativi è andata a costituire una timeline, tracciando una linea di continuità tra il 1998 e il 2018. Tutti gli articoli sono contenuti nel dossier «I venti anni di Archi (1998-2018)».


 

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