In­ven­zio­ne ti­po­lo­gi­ca e spa­zia­li­tà

L'iter della ricerca di Roberto Bianconi

La recente acquisizione dell’archivio della IGE SA, tramite la donazione della committenza all’Archivio Architetti Ticinesi (AAT), ha permesso di analizzare con rigore scientifico l’iter progettuale e il processo costruttivo delle uniche opere realizzate dall’architetto Roberto Bianconi a Bellinzona tra il 1965 e il 1972, tutte dedicate al tema dell’abitazione collettiva.

Data di pubblicazione
19-12-2016
Revision
19-12-2016

La recente acquisizione dell’archivio della IGE SA, tramite la donazione della committenza all’Archivio Architetti Ticinesi (AAT), ha permesso di analizzare con rigore scientifico l’iter progettuale e il processo costruttivo delle uniche opere realizzate dall’architetto Roberto Bianconi a Bellinzona tra il 1965 e il 1972, tutte dedicate al tema dell’abitazione collettiva. Sebbene alcuni di questi edifici sono stati reiteratamente citati dalla pubblicistica del periodo (in particolare la residenza Terenzio in via Pratocarasso, 1965-1972, e la palazzina per tre famiglie in Via San Gottardo, 1971-1972), altre sono rimaste meno note all’interno del dibattito sviluppatosi sulla questione dell’abitazione nel Ticino della seconda metà degli anni Settanta (edifici Prudenzio in via San Gottardo, 1965, e Veturia alle Semine, 1970-1972). 

L’articolo di apertura di Paolo Fumagalli (L’altro Moderno di Bianconi. Progettare con la luce e la trasparenza) indaga quindi l’orizzonte di riferimento europeo e le caratteristiche linguistiche dell’architettura di Bianconi, confrontando le sue planimetrie con la ricerca tipologica presente nelle opere di altri noti architetti ticinesi (tra cui Hans e Silvia Witmer-Ferri, Bruno Bossi, Oreste Pisenti, Luigi Snozzi e Livio Vacchini). La traduzione in italiano dell’intervista che Heinrich Helfenstein realizzò a Bianconi nel ’82 (pubblicata su Archithese, 6, 1982, pp. 1-8) permette invece di conoscere le considerazioni dell’architetto sulle problematiche architettoniche e urbane a cui era particolarmente interessato in quella fase della sua attività professionale.

Una specifica sezione si occupa di commentare graficamente – non senza notizie inedite nonostante l’understatement che contraddistingue l’architetto – la documentazione ora disponibile (arricchita peraltro dal contributo dell’archivio privato di Roberto Bianconi, nonché dal materiale conservato presso il Dicastero territorio e mobilità di Bellinzona). In questo modo è stato possibile focalizzare lo sguardo sul più noto complesso residenziale Terenzio (dai primi studi che vagliano ipotesi differenziate, ai disegni esecutivi dei due edifici realizzati, passando attraverso le diverse scale di progettazione), illustrando inoltre, in modo piu conciso, gli altri manufatti costruiti dalla IGE SA nella periferia bellinzonese.

L’intero numero monografico dedicato a un personaggio finora considerato marginale nel panorama del modernismo ticinese, è correlato sia da fotografie d’epoca, sia da un recente servizio fotografico di Marcelo Vilada Ortiz. 

Le curatrici ringraziano: Roberto Bianconi per aver messo a disposizione parte del suo archivio privato; Carola Barchi, portavoce della committenza che ci ha permesso di consultare il fondo IGE SA donato all’Archivio Architetti Ticinesi (AAT); Cristiana Guerra, che gentilmente ci ha fornito i documenti in suo possesso; Monica Sciarini per le sue utili segnalazioni; Roberto Caronna, che ha preservato i materiali in possesso dell’impresa generale; Angelo Schillizzi (responsabile domande di costruzione del Dicastero territorio e mobilità di Bellinzona) per le informazioni riguardo i fascicoli che interessavano direttamente la nostra ricerca; Seraina Wirz e Heinrich Helfenstein, Filine Wagner dell’archivio GTA (Geschichte und Theorie der Architektur, ETH Zurigo), per le fotografie d’epoca che illustrano questo numero storico; Peter Disch per la sua disponibilità, infine ma non meno importante, Paolo Fumagalli per la sua preziosa collaborazione come consulente scientifico.

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