Il po­ten­zia­le ur­ba­no tra Chias­so e Pon­te Chias­so

AAM-USI: Diploma 2020

Data di pubblicazione
22-05-2024
Muck Petzet
Architetto, prof. di progettazione sostenibile AAM-USI

Osservandola mentre ci si passa in treno, Chiasso appare come una città aperta, caratterizzata da infrastrutture gigantesche: la ferrovia, le autostrade, i ponti e le gallerie; in questo collo di bottiglia tra sud e nord, rigido confine tra l’Europa e la Svizzera, tutto è affollato e congestionato: le enormi strutture doganali per merci e persone, le strade, perfino l’acqua, che da qui scorre verso i laghi e che a Chiasso è relegata sottoterra sin dalla fine del secolo scorso. Queste infrastrutture ci sono, ma è come se non ci fossero; reliquie di altri tempi, appaiono sovradimensionate, inutili e superate dalla digitalizzazione e dai flussi globali immateriali. Anche gli edifici delle banche, un tempo pieni di vita con i loro ingressi nascosti per i portaborse e i grandi caveau, sono ormai in gran parte vuoti, così come i negozi nella zona pedonale e molti edifici residenziali, direzionali e industriali. Chiasso è una shrinking city, vittima del suo antico successo come città bancaria e industriale o come snodo per i flussi globali delle merci.

Se dalla stazione ci si incammina verso Como, attraversando il valico di via Bellinzona fino a Ponte Chiasso, in 5 minuti ci si ritrova in un’altra area economica. Qui la pizza costa meno della metà. E qui – al di là della ricchezza svizzera, presente anche a Chiasso nonostante la crisi – il degrado è ancora più evidente: aree industriali vuote o sgomberate, zone periferiche e intermedie accanto agli edifici infrastrutturali, quartieri residenziali con appartamenti economici per i pendolari che lavorano nel ricco paese vicino. Queste condizioni intermedie – spaziali, infrastrutturali, economiche, sociali e architettoniche – fra le città di confine di Chiasso e Ponte Chiasso hanno fatto da sfondo al Diploma 2020 dell’Accademia di architettura di Mendrisio. Al di là dei problemi evidenti, emergono enormi potenzialità e possibilità di sviluppo. La stessa vastità dei problemi apre un immenso campo di opportunità per pensare e progettare in grande. Un buon esempio in questo senso è il progetto «La Porta Sud delle Alpi» di Elena Fontana (2019), che prevede di spostare l’autostrada dalla valle accanto alla Breggia in un tunnel sotto la collina del Penz. Questo piano infrastrutturale riunirebbe la città, ora tagliata in due dall’autostrada, con un nuovo centro verde, mentre le strutture di confine, che diventerebbero obsolete, genererebbero grandi potenzialità a livello di spazi. Come limite spaziale per i lavori del Diploma è stato fissato un raggio di 2,5 km. Il valico di frontiera di Ponte Chiasso è stato al centro di studi transfrontalieri, urbanistici e architettonici di 141 progetti di Diploma.

I 14 diversi atelier di progettazione – Aires Mateus, Angonese, Arnaboldi, Bearth, Boesch, Bonnet, Collomb, Geers, Grafton, Miller, Nuñes & Gomes, Olgiati, Petzet e Sergison – hanno affrontato le sfide e le possibilità di questo territorio in modi molto differenti. Alcuni sono partiti dalle idee del progetto di Elena Fontana e hanno lavorato per colmare i vuoti e gli spazi che verrebbero lasciati liberi dallo spostamento dell’autostrada e delle infrastrutture doganali. Altri hanno sviluppato scenari propri o implementato interventi selettivi in una sorta di agopuntura urbana. La varietà, la densità e l’ingegnosità dei singoli lavori è sorprendente, anche perché il Diploma è coinciso quasi esattamente con l’inizio dell’epidemia di coronavirus e il lockdown totale e ha dovuto svolgersi in condizioni assai difficili, per lo più online. Nella documentazione del Diploma abbiamo riassunto in 12 blocchi tematici le principali tendenze nell’affrontare la particolarissima situazione urbana; vorrei illustrare ciascuno di questi attraverso un lavoro specifico che testimonia della varietà complessiva.

Gli esempi di progetto brevemente presentati dimostrano che, con gli strumenti giusti, le «sfide» di Chiasso – gli spazi vuoti, i terreni incolti, le infrastrutture superflue, i problemi legati alla mobilità – possono essere trasformate in opportunità, ottenendo così una qualità urbana davvero unica. È però necessario abbandonare i sentieri già battuti della pianificazione urbana e concentrarsi invece sulle situazioni specifiche e sulle risorse strutturali esistenti. Serve un’urbanistica che non persegua obiettivi di crescita e strutturali astratti, ma che scopra le possibilità concrete di ciò che già esiste e le sviluppi con grande cura. Ciò che può sembrare senza valore, brutto o banale, può sviluppare una propria bellezza e una forte identità. Chiasso potrebbe trarre vantaggio dalla sua particolare situazione di città «ricca» in contrazione e, con una moratoria sulle demolizioni e l’agevolazione di conversioni e ristrutturazioni, diventare una città modello, pioniera di un nuovo approccio.

Tutti i 141 progetti di Diploma, compresi quelli qui illustrati, sono documentati in dettaglio in italiano e inglese e possono essere consultati su www.diploma.arc.usi.ch/en/2020 e www.diploma.arc.usi.ch/it/2020.

Articoli correlati