Il ges­so, quel­lo straor­di­na­rio «buo­no a nul­la»

Il gesso, con la terra, l’argilla e la calce, è uno dei primi leganti utilizzati nella storia dell’uomo. Parigi, costrui­ta su antiche cave di gypse, divenne una «città di gesso» nell’Ottocento. Materiale essenziale nella storia delle costruzioni, il legante idraulico è oggi ingiustamente relegato al ruolo di intonaco interno.

Data di pubblicazione
11-03-2024

Il gesso, con la terra, l’argilla e la calce, è uno dei primi leganti utilizzati nella storia dell’uomo. Parigi, costrui­ta su antiche cave di gypse, divenne una «città di gesso» nell’Ottocento. Materiale essenziale nella storia delle costruzioni, il legante idraulico è oggi ingiustamente relegato al ruolo di intonaco interno.

Nel suo ultimo libro Fragilitas,1 lo storico Alain Corbin getta uno sguardo originale sul XIX secolo. Fa un parallelismo tra la Grande Storia segnata dall’instabilità politica che si è manifestata dopo la Rivoluzione francese (sette regimi in un secolo) e un materiale che descrive come poroso e fragile: il gesso. Se nell’antichità c’è stata un’età del rame, del bronzo e del ferro, quali potrebbero essere stati gli effetti fisici e psicologici dell’onnipresenza di questo materiale nella Parigi dell’Ottocento?

Città del gesso

L’industrializzazione era in piena espansione e il mondo rurale si stava trasferendo in città per fornire braccia necessarie a una crescita che stava ribaltando i valori tradizionali. Nel 1881, la popolazione di Parigi era quadruplicata2 dal 1800 e stava assorbendo nuovi sobborghi. Alain Corbin cita Victor Hugo, che esprime il suo allarme in Notre-Dame de Paris:3 «I monumenti sono sempre più rari e sembra che vengano gradualmente inghiottiti dalle case. I nostri padri avevano una Parigi di pietra; i nostri figli avranno una Parigi di gesso». In un’epoca in cui il gesso modellato veniva utilizzato anche per diffondere le opere d’arte antiche che l’alta società amava, Alfred de Musset4 traeva un’amara conclusione: «Il nostro secolo non ha forme; non abbiamo dato l’impronta del nostro tempo alle nostre case, ai nostri giardini o a qualsiasi altra cosa». Quando si tratta di ricomporre frammenti sparsi, Alain Corbin ci insegna che: «Rifare il gesso è consolidare il muro di una casa o di un monumento, riempire le crepe che si sono aperte». Simbolo della fragilità, del vuoto, del falso e dell’effimero, il gesso è per lo storico il materiale cronologico del XIX secolo.

Una pratica in costante evoluzione

Nel 2019, Tiffanie Le Dantec difende una tesi5 che alimenterà il dibattito anche nella stampa non specializzata. L’autrice svizzera analizza il ruolo svolto dal gesso nel corso dei secoli nella costruzione della capitale francese, concentrando la sua attenzione sull’intonaco di facciata che rivestiva gli edifici. Il restauro, così come viene effettuato oggi, non farebbe altro che cancellare il know-how perso con la scomparsa dei maçons de plâtre, le maestranze specializzate nella messa in opera del gesso. Di seguito riportiamo gli elementi più interessanti di questa ricerca, che si legge come un giallo e che rivela come le maestranze siano state progressivamente sacrificate sull’altare dell’industrializzazione.

Cave di gesso nell’Île-de-France

Il bacino di Parigi è una regione ricca di gesso affiorante. Ma se alcune cave censite presentano tracce di sfruttamento fin dall’antichità, la maggior parte di esse è stata cancellata dall’urbanizzazione. Oggi, a Montmartre, i problemi di cedimento, frane e crepe sono il risultato di un sottosuolo attraversato da numerose gallerie sotterranee. Il gesso, un solfato di calcio idrato (CaSO4), è una roccia evaporitica morbida. Riscaldato in forno a 130°C per circa dieci ore, si trasforma in gesso o anidrite. Viene poi frantumato per battitura, un procedimento fisico e polveroso. Prima dell’avvento delle ferrovie, il gesso viaggiava molto poco. Doveva essere utilizzato solo per pochi giorni dopo la cottura, perché quando era stantio (a causa dell’assorbimento del vapore acqueo) diventava inutilizzabile.

Il grande incendio di Londra

Se all’epoca dei Misérables la stragrande maggioranza degli edifici parigini era protetta da un intonaco di gesso bianco (o grigio), una buona metà delle facciate presenta ancora decorazioni e ornamenti, alcuni dei quali risalgono al Seicento. In seguito al grande incendio di Londra del 1666, Lui­gi XIV, preoccupato, ordinò di intonacare tutte le case a graticcio di Parigi, sia dentro che fuori, per renderle più resistenti al fuoco. I telai strutturali scomparvero sistematicamente sotto uno strato minerale protettivo. Intorno al 1800, Jean-Baptiste Rondelet6 notò che il gesso non era utilizzato solo come intonaco: era comunemente usato come malta per muratura, nella costruzione delle canne fumarie, per costruire tramezzi, scale e anche decorazioni d’interni. Il gesso è presente dal seminterrato all’ultimo piano. Per alleggerire l’ultimo piano di un edificio, il plâtras7 utilizzato nelle pareti a graticcio poteva sostituire la pietra, mentre nelle cantine si usavano conci di gesso grossolanamente sbozzati. Tuttavia, le nuove abitazioni erano ritenute malsane per un anno dalla loro costruzione, a causa di un ambiente umido e solforoso che si diceva portasse alla paralisi. Venivano allora affittate alle «lorette», giovani prostitute, che «asciugavano il gesso».

Con l’industrializzazione del settore e l’importanza della prefabbricazione in cantiere, il gesso passa dallo statuto di materiale essenziale per l’architettura a esser confinato poco a poco ai lavori di finitura. Diventa una semplice finitura sottile e bianca per l’intonacatura a umido, o assume la forma di pannelli di cartongesso da installare rapidamente in cantiere. Se da un lato la fatica del mestiere è diminuita notevolmente nel tempo, dall’altro pure il linguaggio che descrive i gesti dello stuccatore si è terribilmente impoverito.

Il Marais, un quartiere protetto

Nel 1962, il Marais è un quartiere operaio i cui edifici più belli stanno cadendo in rovina. Palazzi, edifici privati e botteghe artigiane danno un’impressione di insalubrità. Piuttosto che demolire per ricostruire, come suggeriva Le Corbusier, la legge Malraux mira a salvaguardare l’anima del quartiere, a conservare il patrimonio architettonico e storico e a mantenere la coerenza del tessuto economico e sociale. Così gli intonaci in gesso visibili in facciata sono studiati in previsione del loro restauro. Tuttavia, in quel periodo, i prodotti industriali disponibili sul mercato sono puri, bianchi e fini. Più porosi, sono stati pensati e sono adatti alla decorazione degli interni. I laboratori incaricati di trovare la formulazione degli antichi intonaci mettono a punto un dosaggio di gesso-calce-sabbia che Tiffanie Le Dantec non stenta a definire oggi un imbroglio. Questa miscela sarebbe stata concepita negli anni Ottanta, contro ogni insegnamento storico. Basandosi sull’analisi di oltre un centinaio di campioni prelevati su edifici della regione parigina, la ricerca attuale mostra che l’intonaco antico era composto di gesso al 90% e, per la restante parte, da calcite, quarzo e dolomite derivanti da impurità della roccia.8

Durezza, sporcizia ed evoluzione del mestiere

Dal Medioevo alla metà del XVI secolo, gli stuccatori si occupavano della cottura del gesso e l’apprendistato – inserito nella corporazione dei mestieri della pietra – durava sei anni. Il gesso è un materiale complesso, la sua qualità dipendeva dalla conoscenza empirica della cottura, dalla natura della roccia, dal combustibile utilizzato e dalle condizioni meteorologiche. Il «gessista» era spesso «smascherato» dal muratore per la qualità del suo lavoro: il gesso era grezzo, carico di carbone e incombusti. Il muratore era piuttosto abile a rispettare il ritmo dato dalla rapidità della presa, da 5 a 10 minuti. Dopo la Seconda Guerra mondiale, la meccanizzazione, così come l’aggiunta di additivi indotta dall’industria petrolchimica, ritarda l’indurimento del gesso e permette maggiori sprechi, facilitando il lavoro a scapito della resistenza meccanica del legante. Se l’industrializzazione dei pannelli di gesso risale agli anni Venti in Francia, la vera innovazione proviene dagli Stati Uniti, sotto forma di cartongesso utilizzato per la ricostruzione postbellica del Pae­se. In cantiere, il lavoro viene eseguito più rapidamente, senza tempi di asciugatura e senza sporcare.

Il potenziale materiale

Il gesso ha la capacità naturale di regolare l’umidità nei muri e di farli respirare. Grazie alle proprietà di fluidità, asseconda bene la flessibilità delle costruzioni in legno, offre buona compatibilità con la terra, la paglia e la canapa. Il suo ciclo di disidratazione e reidratazione favorisce l’economia circolare, un principio applicato fin dai tempi antichi. Recuperando i detriti di gesso dalle demolizioni e riscaldandoli a bassa temperatura, è facile produrre nuovi intonaci. «La bassa tem­peratura di cottura del gesso minerale rende il gesso uno dei materiali più economici in termini di impiego di energia e uno dei più ecologici, dopo la terra cruda» osserva Tiffanie Le Dantec.

L’ecobilancio favorevole del gesso non è sfuggito allo studio parigino Ciguë, che di recente ha condotto lo studio Béton de plâtre presentato lo scorso inverno al Pavillon de l’Arsenal a Parigi. L’obiettivo di questo studio collettivo9 è stato quello di analizzare la resistenza di un massetto composto da gesso e calcinacci, in alternativa a un sottofondo di cemento. In questo modo, il legante utilizzato con piastrelle e mattoni riciclati ha prodotto risultati degni di nota (verifica della resistenza alla compressione, alla perforazione e all’abrasione).

Un altro esempio di rinnovato interesse da parte delle giovani generazioni è un progetto di eco-restauro realizzato dallo studio Grand Huit nel 2021. I muri in pietra della fattoria Montsouris sono stati isolati all’interno con un impasto di canapa, gesso e calce, protetto da un intonaco rinforzato con paglia di canapa. E all’esterno, l’intonaco di cemento è stato scalpellato e sostituito con un intonaco rustico. Questo intonaco più grossolano viene macinato a mano, sfruttando un know-how tradizionale.

Questo significa che l’edilizia a basse emissioni di carbonio dovrebbe includere anche il gesso? La risposta potrebbe avere diverse sfumature. Secondo uno studio (basato sui dati del KBOB)10, durante il suo intero ciclo di vita, un tavolato interno di 10 cm realizzato con blocchi di gesso è due volte meno ecologico (per l’energia grigia, non rinnovabile o analogamente per i gas a effetto serra) rispetto allo stesso tavolato in blocchi di cemento11.

Abbiamo chiesto lumi agli autori della ricerca, senza però ancora ottenere una risposta.

Traduzione Francesca Acerboni

Note

 

1. Alain Corbin, Fragilitas, Le plâtre et l’histoire de France, Edition Plon, Paris 2023.

 

2. Rispetto al 1800, quando Parigi contava ancora solo 550.000 abitanti. Fonte: D’une France rurale à une France urbaine: les conséquences de l’exode rural e Les dynamiques territoriales de la population française entre 1801 et 1968: quelles transitions? , in «Comprendre - Cahiers de l’observatoire des territoires», Agence nationale de la cohésion des territoires, dicembre 2021.

 

3. Victor Hugo, Notre-Dame de Paris, Gallimard, Paris 1831, libro 3, capitolo 2.

 

 

4. Alfred de Musset, La confession d’un enfant du siècle, Librairie Générale française, Paris 2003.

 

5. Tiffanie Le Dantec, Les façades enduites au plâtre d’Île-de-France. Le déclin du plâtre extérieur, du XVIIe au XXe siècle, tesi di dottorato, Université Paris Saclay - Laboratoire de l’École d’Architecture de Versailles, 2019.

 

6. Jean-Baptiste Rondelet, Traité théorique et pratique de l’art de bâtir, A. Rondelet fils, Paris 1830-1832.

 

7. Il «plâtras» è costituito dai calcinacci e dai detriti provenienti dalla demolizione di opere in gesso, un tempo riutilizzati per la realizzazione di controsoffitti e pareti a graticcio. Definizione tratta da A. de Vigan- J. de Vigan, Dicobat visuel: Dictionnaire illustré du bâtiment, Éditions Arcature, 2019.

 

8. Breve guida al riconoscimento e al restauro di una facciata in gesso, opuscolo pubblicato da LRMH, Rempart Île-de-France, Ministero della Cultura.

 

9. Ciguë architectes, Béton de plâtre, étude pour une chape post-ciment, mostra presentata dal 20 gennaio al 6 febbraio 2022 al Pavillon de l’Arsenal di Parigi, nell’ambito dell’acceleratore di progetti innovativi FAIRE. La ricerca è stata condotta con il supporto dell’impianto di gessatura di Vieujot, dei ricercatori del laboratorio «Aggregati e processi di sviluppo dei materiali» del dipartimento Materiali e strutture dell’Università Gustave Eiffel e dello studio Le Sommer Environment.

 

10. Koordinationskonferenz der Bau- und Liegenschaftsorgane der öffentlichen Bauherren KBOB, in italiano Conferenza di coordinamento degli organi della costruzione e degli immobili dei committenti pubblici.

 

11. Sophie Trachte, André de Herde, Choix des matériaux, écobilans de parois, Architecture et climat, UCL, 2010

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