Ex Ar­se­na­le Mi­li­ta­re di Bia­sca, qua­le fu­tu­ro per un pa­tri­mo­nio del Mo­der­no?

Data di pubblicazione
15-03-2023

Nel 2015 l’ex Arsenale militare di Biasca diventa un monumento storico per le sue indiscusse qualità storiche, costruttive, architettoniche e spaziali.1

L’insieme protetto è costituito oltre che dagli edifici, anche dai percorsi, dagli ampi piazzali e da tutti i loro complementi: i selciati in cubetti di gneiss, le recinzioni in pietrame grezzo e le alberature; un quartiere unitario e coerente di notevole pregio urbanistico e architettonico.

Da anni, ciclicamente, si discute del futuro dell’arsenale, del suo nuovo utilizzo. Lo scorso anno il Municipio di Biasca,2 fa richiesta di un credito per lo studio di fattibilità e progettazione fino alla domanda di costruzione relativa al restauro dei tre doppi magazzini con lo scopo di ospitare servizi di deposito e logistica per collezionisti e musei, prima tappa verso la creazione di un Centro di competenze integrate Arte e Archivi; idea per ora, in verità, solo abbozzata.

Un nuovo utilizzo dell’insieme non può prescindere tuttavia dalla valorizzazione dell’intero complesso in quanto proprio nell’insieme risiede il valore dell’ex Arsenale. Ma per attuare qualsiasi progetto di riuso di un complesso così ampio è imprescindibile effettuare uno studio approfondito e interdisciplinare sui metodi di intervento, che definiscano delle linee guida basate sulle specificità costruttive, i materiali, le tecniche e sullo stato attuale di conservazione, stabilendo gradazioni e priorità di intervento: dal restauro conservativo alla trasformazione più profonda per il riuso, a seconda delle specifiche situazioni. Una visione d’insieme necessaria, a uso di tutti gli attori coinvolti: proprietari, Ufficio dei beni culturali, progettisti, investitori. Solo allora ha senso pianificare una realizzazione per tappe al fine di un intervento complessivo armonioso, mentre soluzioni parziali non inquadrate in una strategia definita e chiara sono molto rischiose per la salvaguardia della sua espressione architettonica unitaria del complesso, pregi e valori per cui è stato protetto.

È d’auspicio al momento in cui è stato individuato un nuovo uso e un programma funzionale adatto all’opera, intervenire sui manufatti e sugli spazi esterni in modo parsimonioso e con particolare attenzione alle risorse per non alterare le qualità architettoniche dell’opera; una sorta di continuità nel tempo con le spartane condizioni vigenti dettate dal periodo della Seconda guerra mondiale in cui è stato realizzato l’ex Arsenale.

I depositi di opere d’arte in genere necessitano di una tecnologia costruttiva complessa, specialmente per quanto riguarda «la tecnica» con impianti di climatizzazione adatti a creare e mantenere condizioni climatiche ottimali e sistemi sofisticati di sicurezza e antincendio.

È fin troppo prevedibile immaginare l’entità degli sforzi e delle trasformazioni necessarie per adeguare l’ex Arsenale all’uso ipotizzato. Si tratta in fondo di costruzioni semplici, ma tutt’altro che banali: edifici su tre piani inseriti nel declivio del terreno accessibili a monte e a valle con ampi portoni in legno dotati di sistema di sollevamento con contrappesi in granito, costruiti in pietra massiccia e legno, con un uso parsimonioso del cemento armato, limitato al piano seminterrato (soletta, pilastri, mensole), alla trave a tutta lunghezza e alle mensole che portano il ballatoio in legno del terzo piano. Nei piani superiori prevale il legno, per le travi reticolari multiple, i solai e il tetto. Sistemi costruttivi tradizionali combinati con tecniche esecutive attuali per l’epoca e concetti d’esecuzione visionari per il periodo, oggi testimonianza della storia ed evoluzione dei materiali da costruzione. Un servizio di deposito e logistica per oggetti d’arte finirebbe per recuperare solo i volumi con conseguente perdita di storia, valore e qualità, e la fruizione pubblica degli spazi esterni per questioni di sicurezza, non sarebbe garantita.

Abili esempi di riuso che non stravolgono il carattere e i valori dell’edificio non mancano, basti guardare la riconversione in museo dell’Arsenale di Rapperswil3 o quella dell’Arsenale di Ginevra in sede dell’Archivio di Stato4 come ricorda Franz Graf.5 Individuare il riuso appropriato per ogni singolo monumento con le sue intrinseche qualità e un team interdisciplinare di progettazione all’altezza del compito, è una mansione ardua ma non impossibile; un mandato di studio in parallelo di idee (workshop) è senz’altro una procedura percorribile.

Note

 

1 Bene culturale d’interesse cantonale e nazionale (categoria A), con l’iscrizione nell’Inventario dei beni culturali del Cantone Ticino (IBC) e nell’Inventario svizzero dei beni culturali d’importanza nazionale e regionale (PBC): Repubblica e Cantone Ticino. Ufficio dei Beni culturali. Servizio inventario. Inventario dei Beni culturali protetti. Scheda SIBC, Ex Arsenale militare Biasca.

 

2 https://www.biasca.ch/MM-12-2022.

 

3 Isa Stürm e Urs Wolf, Kunst(zeug)haus, Rapperswil, progetto realizzato, 2006.

 

4 Pont12 architectes, Archives d’Etat, Genève, Progetto vincitore del concorso, 2018.

 

5 Cfr. Franz Graf, Vernacolare, militare, moderna, colta: le molteplici qualità della conformazione dell’Arsenale, in F. Graf, B. Buzzi-Huppert (a cura di), Arsenale militare Biasca, 1940-1942: Antonini, Broggini, Brunoni, Ferrini, Fischer, Jäggli, Marazzi, Marazzi, Roelly, Tami, Mendrisio Academy Press, Mendrisio 2018.

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