Cit­tà par­co e giar­di­ni ver­ti­ca­li con­tro le iso­le di ca­lo­re

Giardini verticali che combattono le isole di calore, aree ricreative che portano una ventata di ossigeno nei centri urbani, polmoni verdi nelle città: sono tutti manifesti tangibili di quello che significa creare un ambiente di vita sostenibile, in linea con la visione della Società svizzera degli ingegneri e degli architetti (SIA) e il tema chiave «Clima ed energia». Tuttavia, anche se gli esempi mirabili di opere architettoniche create all’insegna del verde non mancano, si potrebbe fare di più.

Data di pubblicazione
10-10-2023

In un’epoca in cui la svolta energetica è ormai sulla bocca di tutti, i professionisti sono sempre più spesso chiamati ad apportare un tangibile contributo per ovviare alla scarsità delle risorse, nell’ottica di raggiungere, entro il 2050, l’obiettivo delle emissioni nette pari a zero. Tenendo ben presente la complessità di tale compito, vale la pena volgere lo sguardo all’architettura che ci circonda, con la consapevolezza che sono i professionisti del settore ad avere in mano le chiavi per aprire la via a un costruire più efficiente sotto il profilo energetico. Nel mondo, i buoni esempi di green e smart city si fanno sempre più presenti e stanno pian piano facendo scuola, anche alle nostre latitudini.

Green wall nella storia

Il «giardino verticale» esiste da tempo, sin dall’antica Mesopotamia. Anche in Europa l’idea di far rampicare l’edera o la vite sulle facciate non è una novità. Insomma, la consapevolezza che un ambiente verde possa portare benefici, regalando frescura e benessere alla psiche e agli occhi, esiste da tempo e non è certo una trovata dell’era moderna.

I primi esempi di green wall, vertical garden e living wall, come li conosciamo ora nel mondo architettonico, risalgono agli anni Ottanta. A lanciare l’idea fu Patrick Blanc, un botanico francese che, ispirandosi all’idea brevettata nel 1938 dal Professor Stanley Hart White e affascinato dal modo in cui, in natura, le piante sopravvivono sulle più diverse superfici, progettò un sistema con cui far crescere i giardini in verticale. Il sistema acquistò una certa notorietà nel 2005, con la creazione a Parigi della facciata del Musée du Quai Branly, edificio realizzato dal grande architetto francese Jean Nouvel. La prestigiosa opera parigina ha funto da apripista e non è restata un esempio isolato. L’idea del bosco verticale sta infatti entrando a far parte della coscienza collettiva: Singapore, Doha, Milano, Londra, Düsseldorf, Manchester e tanti altri hanno già seguito l’esempio.

Green wall nel mondo

A Singapore, l’edificio The Tree House ha un green wall di ben 78 metri (addp architects, 2014), a Doha troviamo una verdissima e lunghissima Khalifa Avenue (ans living wall systems con Nakheel landscaping company, 2020), e più vicino a noi il bosco verticale di Milano (Boeri Studio, 2014) con i suoi 900 alberi sistemati su appositi balconi. In Svizzera, uno dei primi esempi è quello del Museum der Kulturen di Basilea, dove con l’ampliamento (Herzog & de Meuron, 2008-2010) si è deciso di arricchire di edera e vite una facciata che in autunno regala un vero e proprio spettacolo cromatico.

Più verde anche in Ticino

Anche in Ticino l’idea di green city sta pian piano facendo breccia. Pensiamo alla Residenza 99, in via San Gottardo 99 a Massagno, opera di Luca Gazzaniga (2017-2019). La Residenza 99 ha una facciata ricoperta con circa 8800 piantine, inserite in vasi ancorati alla parete, realizzati in polistirene e contenenti un apposito substrato. Il giardino verticale è alimentato da un sistema di microirrigazione completamente automatizzato. Inoltre, l’intera parete è monitorata di continuo tramite appositi sensori collegati a un sistema che permette una gestione da remoto.

Per inverdire i densi centri abitati, il verde non va però pensato solo verticalmente, deve poter continuare a svilupparsi anche orizzontalmente. I nostri centri urbani hanno bisogno di parchi. Qui un mirabile esempio di best practice è quello della riqualifica della Foce del Cassarate a Lugano, con il brillante intervento dello studio Officina del Paesaggio e dell’architetto paesaggista Sophie Agata Ambroise (2012-2014) che ha saputo creare un’interfaccia tra urbanità e natura. Ora la Foce funge da luogo ricreativo multifunzionale e da polmone urbano. Nei prossimi anni quest’isola si allungherà ancora di più: la città di Lugano ha infatti deciso di rivitalizzare il corso del Cassarate verso nord (parco fluviale «Raggio Verde»).

I vantaggi

Un green wall porta con sé numerosi benefici. La facciata verde cattura le polveri sottili, preservando l’edificio, le piante fungono da strato isolante naturale e proteggono sia dal caldo che dal freddo, contribuendo al risparmio energetico. Inoltre, le essenze creano un microclima in prossimità delle finestre e permettono di attutire l’inquinamento acustico. Ma soprattutto, una facciata verde aiuta a combattere le isole di calore che si formano nei centri urbani.

Accanto ai giardini verticali, anche la città parco ha cominciato a prendere forma. Il processo ha preso il via, con tutte le aspirazioni che fanno da corollario. Per creare un ambiente di vita di maggiore qualità e più sostenibile, per realizzare i giardini verticali e per ridare un polmone alle città, abbiamo bisogno di specialisti qualificati e con idee innovative.

Competenza, tecnologia e coraggio

Ci vuole la tecnologia, ci vuole la digitalizzazione, ma ci vogliono anche più consapevolezza e più verde. Giardini verticali e città parco si stanno facendo conoscere, ma non hanno ancora fatto pienamente scuola, benché alle nostre latitudini l’attività edilizia non manchi. Per poter scaldare più efficacemente le case in inverno, per raffreddarle meglio in queste estati che si fanno sempre più torride, per creare un ambiente di vita sostenibile e garante di una maggiore qualità di vita, ci vogliono competenze, professionalità, e ci vuole anche il coraggio di percorrere nuove vie.

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