Cé­li­ne We­ber: re­tro­spet­ti­va di un an­no in Par­la­men­to

È ormai trascorso più di un anno dall’entrata a Palazzo federale di Céline Weber, ingegnera civile e presidente della Commissione centrale per le norme (ZN). Nell’intervista, scopriamo i punti salienti della sua attività parlamentare e i temi attualmente in discussione a Berna che riguardano da vicino il settore della progettazione.

Data di pubblicazione
06-12-2022
Julia Jeanloz
Redattrice della rubrica «Professione» di «Tracés»

SIA: Signora Weber, sono tante le attività che svolge: lei è ingegnera ETH/SIA, presidente della Commissione centrale per le norme (ZN) della Società svizzera degli ingegneri e degli architetti (SIA), consigliera nazionale (PVL/VD), vicepresidente del Forum Climatique de la Côte (FCLC), membro del consiglio accademico dell’Haute école du paysage, d'ingénierie et d'architecture di Ginevra (HEPIA), presidente del comitato della Conferenza romanda per la formazione continua (CRFC). Qual è il filo rosso che unisce tutti questi ruoli?

Céline Weber: A dire il vero non penso che le diverse attività che svolgo possano davvero essere collegate tutte da un unico filo conduttore. Ma se dovessi proprio menzionare due elementi comuni, allora direi la passione per la ricerca e un approccio ingegneristico volto alla sostenibilità. Di fatto, lungo il corso della mia vita professionale queste due tematiche mi sono sempre state molto vicine. Adesso sono lieta di poter far confluire nella sfera politica le esperienze raccolte nell’ambito accademico e della ricerca, tanto più che nel mio ruolo di parlamentare sono membro della Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura (CSEC).

Il suo carnet sarà fittissimo di appuntamenti e non lascerà molto spazio all’improvvisazione. Come riesce a conciliare tutti questi impegni?

Accanto alla mansione in seno al Consiglio nazionale, l’attività che più mi impegna è certamente quella di presidente della ZN. Da ingegnera per me era importante contribuire attivamente a sviluppare una miglior comprensione di quello che è tutto il processo che porta all’elaborazione delle norme SIA. Due giorni dopo aver confermato alla SIA che ero interessata a prendere le redini della Commissione ZN, ho ricevuto una telefonata da Isabelle Chevalley, in cui mi annunciava della sua imminente uscita dal Consiglio nazionale. Ero la prossima sulla lista e, inutile dirlo, mi sono sentita lusingata. Ho colto la sfida con entusiasmo perché per me era l’opportunità di contribuire a dare forma alla politica dall’interno e al contempo apportare il mio bagaglio di competenze ingegneristiche: pragmatismo, capacità di gestire questioni complesse e, naturalmente, precisione e grande rigore. Va detto altresì che ho la fortuna di poter contare sul prezioso appoggio di Giuseppe Martino, Caposervizio Norme della SIA. Per quanto riguarda la mia attività professionale ho dovuto ridimensionare gli impegni. La giornata ha soltanto 24 ore e voglio essere presente anche per i miei figli. Comunque, avendo il mio studio a domicilio tutto ciò è fattibile.

Che cosa l’ha entusiasmata particolarmente la prima volta che ha messo piede in Parlamento?

L’ampio ventaglio di tematiche in discussione. In un solo giorno si esaminano questioni che riguardano la politica agraria, poi si passa all’AVS, si discutono le modalità di accoglienza dei profughi ucraini e si finisce per parlare di esercito. Per me il cambiamento è fondamentale, esaminare temi diversi mi appassiona. Inoltre, ciò che mi stimola, sia nel mio lavoro alla SIA che nel mio ruolo di parlamentare, è la possibilità di gettare dei ponti tra le diverse realtà linguistiche del nostro Paese.

Ha da poco concluso la sua quarta sessione parlamentare. Quali sono stati i momenti salienti di questo primo anno in seno al Consiglio nazionale?

Lo scambio intrattenuto con gli altri parlamentari. È come una grande famiglia. Si respira una bella atmosfera. Quando ho cominciato la sessione invernale 2021, i lobbisti – a eccezione, se ricordo bene, di quelli che beneficiavano di un lasciapassare permanente – non avevano più il diritto di entrare nell’edificio del Parlamento. Alla sessione estiva la sala dei passi perduti era invece nuovamente gremita. Il fatto che i lobbisti e i gruppi di visitatori ora possano di nuovo entrare in sala infonde una grande vivacità.

A proposito dei lobbisti, lei come li percepisce? Che cosa ne pensa dell’attività che svolgono?

I gruppi d’interesse fanno parte della nostra realtà, è normale. A volte mi dispiace che il lobbismo sia visto sempre e solo come qualcosa di negativo. I gruppi di interesse rivestono un ruolo prezioso e secondo me il loro lavoro è importante. Certo, i lobbisti si fanno portavoce degli interessi di una data organizzazione o di uno determinato ramo. E sanno perfettamente di poter ricevere il permesso di entrare in sala soltanto con l’autorizzazione di un parlamentare. Dunque, hanno tutto l’interesse a mostrare di avere le carte in regola, e dar prova di buona fede e onestà. Insomma, a fornirci informazioni concrete e fondate, affinché noi parlamentari possiamo prendere decisioni con cognizione di causa. Senza i lobbisti il nostro lavoro sarebbe molto più complicato. D’altro canto, tuttavia, sta a noi, in caso di dubbio, riuscire a districarci e a vedere le cose come stanno, con la giusta ponderazione.

In che misura il lavoro svolto dalla SIA si distingue da quello di altri gruppi di interesse? In che modo la nostra Società potrebbe migliorare la propria efficacia su questo fronte?

A mio modo di vedere la SIA è molto discreta. Non ha lobbisti permanentemente attivi in seno al Parlamento. Inoltre, sono pochi i parlamentari che svolgono un’attività nel settore ingegneristico. Quando sul tavolo ci sono progetti di legge che hanno a che fare con la pianificazione o con l’ingegneria, la SIA dovrebbe cercare più attivamente il dialogo con i parlamentari, utilizzando gli ingegneri da «apriporta».

Ma per quale motivo ci sono così pochi ingegneri che siedono in Parlamento?

Diciamo che la quotidianità di chi siede in Parlamento non è così facilmente conciliabile con la vita di chi lavora presso uno studio di ingegneria. Per quanto mi concerne non avrei mai potuto entrare a far parte del Consiglio nazionale se non avessi avuto la mia attività da libera professionista. Va detto anche che, contrariamente ad altre professioni, è noto che la maggior parte degli ingegneri non è molto incline a parlare in pubblico. Bisogna aggiungere che l’ingegneria come tale non costituisce parte integrante dei principali temi in discussione in Parlamento, non è come l’agricoltura o la salute. E, non da ultimo, molto probabilmente è più facile, o diciamo più naturale, partecipare all’elaborazione di una legge quando si lavora già in ambito giuridico. Chi è attivo in un altro settore forse non si sente così coinvolto. Chissà magari è così anche per gli ingegneri. Forse in una sala parlamentare si sentono fuori luogo. Non lo so, penso sia difficile trovare una vera e propria ragione.

Torniamo ora ai temi rilevanti per i soci SIA e che sono attualmente sul tavolo in Parlamento: che cosa potrebbe dirci sull’Iniziativa biodiversità e sul controprogetto indiretto? A che punto sono i lavori?

In concomitanza con l’iniziativa, la CSEC-N aveva stilato un co-rapporto. Per questo dossier è responsabile la Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia (CAPTE), e qui la CSEC-N ha sottolineato, in particolare, che il rispetto della cultura della costruzione non deve impedire la svolta energetica. Benché, evidentemente, non andrei a posare come prima cosa dei pannelli fotovoltaici sul tetto del Castello di Chillon, bisogna dire anche che non è possibile salvaguardare tutto in modo eccessivo. Esistono, ad esempio, delle tegole solari che si prestano molto bene quando bisogna tutelare e mantenere integro l’aspetto originario e l’estetica di un edificio.

Ancora un’ultima cosa. Con il 1° gennaio 2021 è entrata in vigore la nuova legge federale sugli appalti pubblici (LAPub). D’ora in poi ad ottenere l’aggiudicazione non sarà quindi più l’offerta «più economica», bensì quella «più vantaggiosa». In veste di ingegnera, si reputa soddisfatta degli effetti che questo cambiamento nella cultura degli appalti porta con sé sul piano professionale? Ci sono ora altri aspetti da considerare? In che modo la SIA può fornire il proprio appoggio?

Questo cambio di paradigma nella cultura degli appalti è un grande passo avanti. Al proposito è in atto una procedura di consultazione nei parlamenti cantonali. Tuttavia, constato che in merito a questo cambiamento, in realtà bisogna ancora fare un lavoro di sensibilizzazione presso alcune collettività pubbliche. Occorre far loro comprendere che questa legge è vincolante. Devono essere rese attente in merito al fatto che, nel caso in cui non tenessero debitamente conto del criterio della qualità, un offerente sarebbe autorizzato a presentare ricorso. Al di là di una campagna di sensibilizzazione, la SIA potrebbe anche intervenire concretamente ponendo una domanda aperta ai propri soci. Attraverso un sondaggio bisognerebbe chiedere se, tra i grandi studi di progettazione che hanno partecipato a una o a più gare d’appalto della Confederazione, sia già capitato di essersi visti rifiutare il mandato esclusivamente in ragione del prezzo. Sulla base delle risposte fornite si potrebbe analizzare se e come tale cambio di paradigma sia effettivamente entrato a fare parte della quotidianità professionale.

Céline Weber, ingegnera ETH/SIA, ha concluso un dottorato presso il Politecnico federale di Losanna (EPFL) vertente sull’ottimizzazione dei sistemi energetici urbani. Dopo un esordio professionale in ambito accademico, tra Tokyo e l’EPFL, Céline Weber ha ricevuto la proposta di rivestire cariche dirigenziali presso Vantico (ex BISA SC) a Monthey, Silcock Dawson & Partners (Inghilterra) e Amstein + Walthert (Ginevra). Nel 2016 ha aperto il proprio studio specializzato in consulenza energetica, l’azienda focus-E Sàrl, con sede a La Rippe (VD). Da novembre 2021, l’esperta è entrata a far parte del Consiglio nazionale (PVL/VD) e della Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura (CSEC).

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