Un'ur­ba­ni­tà fram­men­ta­ta

La Rasude, Losanna: studio in parallelo e progettazione partecipativa

Discostandosi da un sistema che ha a lungo favorito la costruzione di monumenti, la stazione sta acquisendo un’immagine innovativa integrando, nel progetto del futuro quartiere di La Rasude, i residenti confinanti ai professionisti. Le strategie adottate sono all’origine della nuova identità dello scalo ferroviario: una città nella città, modellata dai suoi abitanti.

 

Publikationsdatum
19-09-2018
Revision
19-09-2018

La storia della stazione è molteplice. Dalla sua nascita a oggi, non ha mai smesso di rispondere a esigenze mutevoli. Originariamente la stazione era chiusa e le sale d’attesa regolavano un processo lento e controllato; le varie soglie dovevano essere superate con l’ausilio di un titolo di viaggio valido. Solo più tardi il passeggero da passivo divenne utente attivo, usufruendo delle attività commerciali della stazione per le sue necessità quotidiane. Intorno agli anni Settanta iniziano a comparire attività diverse da quelle rivolte alle necessità di base: fioristi, librai e mini-market invadono le stazioni. A poco a poco, lo scalo ferroviario si è evoluto da luogo di transito a vera e propria destinazione.


Si possono evidenziare tre periodi: dopo essere stato un baluardo che regolava prepotentemente il flusso dei passeggeri, poi un centro nevralgico pubblicitario aperto a tutti i venti – e soprattutto a tutti i commerci – la stazione è ora alla ricerca di una nuova immagine. Alcuni esempi, come il passaggio sotterraneo della stazione centrale di Zurigo, che è nota anche come Shopville – un nome molto evocativo –, ci suggeriscono una tendenza da parte delle FFS allo sviluppo del proprio potere commerciale. Tuttavia è davvero questa la sua unica vocazione? Diventare un gigantesco centro commerciale? Gli sviluppi culturali che avvengono ai margini della creazione di spazi di vendita, come il progetto Plateforme10, offrono un’interessante contropartita al fenomeno della mercantilizzazione degli spazi ­pubblici.
Parellelamente a questi sviluppi commerciali e culturali, stiamo assistendo allo sviluppo di approcci partecipativi. A Losanna, il sito di La Rasude, dove si trova l’ex centro di smistamento della Posta, offre l’opportunità di assistere a un processo di pianificazione basato sul dialogo tra professionisti e residenti. La stazione intende forse diventare una città nella città, una sorta di microcosmo che potrebbe riunire funzioni e identità urbane?

Un’urbanità frammentata

La stazione di Losanna, dove ogni giorno transitano fino a 140 000 persone, sta subendo profondi cambiamenti; sono stati avviati cantieri su tutti i fronti. A ovest, dietro la facciata del vecchio mercato coperto, nasce la futura Piattaforma del Polo Museale, progettato dagli architetti spagnoli Barozzi/Veiga. A nord nascerà prossimamente il nuovo piazzale della stazione, ad opera dello studio di progettazione parigino che ha vinto il concorso: TVK. Il terreno, attualmente in pendenza verso il lago, sarà sistemato a gradoni per favorire la mobilità pedonale verso la stazione.

Sotto questa piazza sarà costruito un grande spazio ipogèo che potrà ospitare attività commerciali nonché la stazione della metropolitana m3, che sostituirà la m2. A sud, la facciata che costeggia le banchine è stata ridisegnata grazie allo smantellamento del parcheggio. Il nuovo fronte si affaccerà su Place des Saugettes instaurando un rapporto diretto con lo spazio pubblico Sous-gare – un quartiere che si trova alle spalle della stazione. Infine, a est, troviamo il sito di La Rasude: un triangolo delimitato a nord dal viale della stazione, a est dall’avenue d’Ouchy e infine, a sud, dai binari. Si tratta di un luogo chiuso, a carattere amministrativo, un gigantesco lotto edificato che da anni ospita la Posta e le FFS, due attori storici sul punto di abbandonare la zona. Questa partenza offre al quartiere di La Rasude l’opportunità di diventare un sito in grado di ospitare aziende di ­livello nazionale e internazionale.

Na­tacha Litzistorf, municipale a capo del dicastero per gli alloggi, l’ambiente e l’architettura della città di Losanna e responsabile del progetto presso il Comune, non esita a parlare dell’importanza urbanistica dei tre elementi rappresentati dal sito Plateforme 10, dalla stazione e dal sito di La Rasude: «Chiamati a diventare la prima immagine che le persone vedranno di Losanna quando arriveranno nella capitale vodese e che come tali dovranno quindi mostrare dinamiche equilibrate».1

Una pianificazione concertata

Situato in una posizione ideale, vicino ai trasporti pubblici e con una vista che conferma la fama della capitale vodese, il sito di La Rasude prende il nome da una vecchia residenza chiamata «À la Rasudaz», dove i patrioti vodesi avrebbero tenuto un banchetto rivoluzionario nel 1791. La trasformazione di La Rasude, prevista con circa 400 milioni di franchi d’investimento, mira a creare un quartiere «inclusivo, aperto, composito e multicentrico», secondo Guillaume Dekkil, capo progetto senior di FFS Immobili. L’iniziativa è il risultato del lavoro congiunto di Mobimo e FFS Immobili, proprietari dei lotti in questione.

Il progetto, avviato nel 2015 tramite mandati di studio in parallelo (in francese MEP), è sviluppato in partenariato con il Comune di Losanna, responsabile dello sviluppo urbano. Entro il 2020 si procederà all’elaborazione di un piano di assegnazione parziale (PPA), sulla base del quale saranno sviluppate le modalità di un concorso di ­architettura. Al fine di non lasciare la pianificazione alla sola decisione degli investitori, lo sviluppo del progetto è accompagnato dai residenti delle zone limitrofe e dagli attori della società civile coinvolti nel progetto. Nel 2017, sono stati organizzati tre laboratori ai quali hanno potuto iscriversi anche gli abitanti e i curiosi. L’obiettivo di tali sessioni era di definire alcune aspettative degli abitanti di Losanna riguardo ai servizi che il quartiere ospiterà, ma anche la natura degli spazi pubblici che essi vorrebbero venissero creati. Le discussioni si sono quindi concentrate principalmente sul livello stradale di La Rasude e hanno affrontato temi quali le attività commerciali da accogliere, quali tipi di alberi piantumare e la permeabilità generale di questi futuri spazi pubblici. Anche se non tutte le idee citate potranno essere attuate, l’obiettivo è, come dichiara Natacha Litzistorf, «lavorare su una programmazione che generi un’identità di quartiere»,2 oltre a dar prova di trasparenza in merito alle decisioni assunte.

Sulla base di queste discussioni è stata quindi elaborata una prima versione del piano di assegnazione parziale (PPA), ri­elaborata con professionisti della costruzione e del paesaggio. Il programma di La Rasude è composto per il 65 % da uffici, per il 20% da abitazioni, per l’8 % da alberghi e infine per il 7 % da negozi e ristoranti. La parte riguardante le abita­zioni, piuttosto ridotta, è limitata dai ­vincoli del sito e in particolare dal ris­petto delle ordinanze federali in materia di protezione contro gli incidenti gravi e il rumore. L’accento è stato messo in particolare su un quartiere con temporalità ciclica. Il Comune insiste sull’im­portanza di configurare un luogo come il Flon, nel quale si viva bene di giorno come di notte.

Densità: tra scala internazionale e locale

Alternando la voglia di conquistare la scala globale, con un quartiere che scommette sulla densità, alla volontà di offrire un luogo piacevole in cui vivere su ­scala locale, gli attori del progetto di La Rasude si sono confrontati con argomenti che a prima vista potrebbero sembrare antitetici.
Al termine dei mandati di studio in parallelo lanciati nel 2015, è stato scelto il progetto Echappées proposto dallo ­studio ginevrino Eric Maria architectes associés: comprende sei edifici, tre dei quali già esistenti, i due edifici preesistenti di Avenue de la Gare e lo skyline su Avenue d’Ouchy. Infatti, le dimensioni dei futuri edifici prevedono altezze piuttosto importanti (anche se non supereranno quelle della torre Edipresse poco distante), per favorire la creazione di ampi spazi pubblici. Tuttavia, dopo essersi confrontati con il Comune, i proprietari hanno ridimensionato le loro ambi­zioni. L’edificio di fronte alla stazione è stato ridotto da 17 a 13 piani. Anche se i volumi finali non sono ancora definitivi, i due modelli e le immagini di sintesi suggeriscono soluzioni caratterizzate da molti dislivelli.

Inoltre, i mandati di studio paralleli puntano sulla creazione di diversi spazi pubblici strutturanti, la cui superficie è simile a quella di altre piazze presenti a Losanna, anche se le proporzioni degli edifici circostanti differiscono, mettendo in discussione la regola fiorentina di disegnare la facciata in base alla piazza sulla quale si affaccia. L’ex via interna della Posta diventerà l’avenue Rasude. Saranno inoltre costruite tre piazzette: la piazzetta della Stazione, con una superficie simile a quella di place Arlaud; place de La Rasude, simile alla place de la Palud; e infine l’esplanade Jardin, delle dimensioni del Parc de la Brouette, si trova sul tetto di un edificio – così da compensare la vicinanza con i binari – e offre un’ampia vista sulle montagne.

Quando le FFS costruiscono città

Isaac Joseph ha scritto nel suo libro Villes en gares, pubblicato nel 1999, che «si deve rammentare alle imprese di ­trasporto che spesso hanno costruito stazioni dimenticandosi della città».3 Le parole ­del sociologo francese sono entrate in ­profondità nell’inconscio collettivo, ­riecheggiandovi. Tra centro commerciale e nuovo polo culturale, come La Rasude, la stazione cerca il proprio ruolo attra­verso una struttura urbana sempre più orizzontale.
Oggi le FFS non tentano più di costruire stazioni ma città. I frammenti di urbanità che si susseguono danno forma a spazi pubblici in grado di ospitare tutte le attività umane: dormire, mangiare, lavorare, acculturarsi, fare acquisti …

Note

  1. Sito web di La Rasude; consultato il 26 marzo 2018.
  2. Philippe Maspoli, Lausannois consultés sur le futur de l'Est de la gare, 28.03.2017; consultato il 26 marzo 2018.
  3. Isaac Joseph, Villes en gares. Editions de l’Aube, Saint-Etienne 1999, pag. 10.

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