Rex, Ro­xy, Royal - Un viag­gio at­tra­ver­so i ci­ne­ma sviz­ze­ri

Questa «guida cinematografica» trilingue permette al lettore appassionato di cinema e di architettura di realizzare un viaggio attraverso i cinema svizzeri scoprendo interessanti sale storiche attraverso una dettagliata cartina della loro collocazione nel territorio elvetico.

Data di pubblicazione
30-07-2018
Revision
30-07-2018

Il contributo di Martin Girod (La passione per il cinema) prende atto di quanto il panorama cinematografico, giuridico ed economico dell’offerta e la distribuzione di film in Svizzera siano cambiati radicalmente negli ultimi decenni, esaminando le sue dinamiche e registrando le strategie di resistenza dell’offerta culturale.

Quello di Frédéric Maire, attuale direttore della Cinémathèque Suisse, pone invece l’accento sull’importanza della tutela degli spazi in cui il cinema prende vita, osservando: «cosi come noi lavoriamo per conservare i vecchi “film”, sarebbe fondamentale preservare le sale cinematografiche che, nel corso dei decenni, hanno segnato generazioni di spettatori. Spesso costruita come un palazzo della settima arte, ogni sala storica porta nelle sue mura la memoria dei film che ha proiettato e delle persone che l’hanno frequentata».

Risultato di un’esaustiva ricerca che ha visto coinvolti una decina di addetti ai lavori, le 111 schede illustrano sinteticamente gli esempi scelti da un patrimonio complessivo di 273 cinema attivi in Svizzera nel 2015 (da quelli alternativi a quelli di campagna, dal miniplex al megaplex), indicando dati essenziali (nome, indirizzo, località e cantone, autore del progetto, data di apertura e di successive ristrutturazioni, responsabili della gestione, capacità e tipo di programmazione, website per verificare eventuali cambiamenti) senza trascurare curiosità e aneddoti delle vicissitudini storiche attraversate dai manufatti – spesso miracolosamente sopravvissuti – che conferiscono ulteriore carisma a queste testimonianze materiali, capaci di resistere tenacemente come bene culturale e luogo di aggregazione. Come non segnalare, per esempio, il cinema Rex di Vevey, aperto nel 1933 all’interno della Maison du Peuple progettata da Alberto Sartoris, e frequentato negli anni ’50 – già attrezzato da Cinémascope – da Charlie Chaplin e la sua famiglia, esiliati nella Svizzera francese di fronte alla virulenza del maccartismo americano. 

La Svizzera italiana è rappresentata da otto esempi, da nord verso sud: il Leventina di Airolo (1938, 1990); il Blenio di Acquarossa (1956, 1975, 2006) – nato in stretto rapporto alla costruzione del bacino idroelettrico di Luzzone che aveva portato nella valle un inedito pubblico operaio, e progettato da Giampiero Mina dopo una sua esperienza lavorativa in Finlandia presso lo studio di Alvar Aalto, non a caso considerato dalla critica uno dei primi esempi dell’organicismo in Ticino –; il Rialto di Muralto (1929.1937); l’Iride (1940, 1987) e il Corso di Lugano (1956) – collocato all’interno dell’omonimo edificio polifunzionale, una delle opere più significative dell’architettura moderna locale, in cui Rino Tami propone una dinamica figurativa in bianco e nero giocando con la frammentazione spaziale –; il Lux di Massagno (1958, 1990); il Cinema-Teatro di Mendrisio (1905/08, 1982, 2000) – noto per la sua facciata liberty progettata dall’architetto locarnese Ferdinando Bernasconi quando, all’inizio del secolo, anche in questa regione si moltiplicano le sale di proiezione che sostituiscono i cinematografi ambulanti –; l’Excelsior di Chiasso (1925) che chiude la rassegna complessiva.  Questi e altri esempi esempi sono inoltre indagati dalla ricerca fotografica di Simone Mengani (cfr. indice del presente numero).

Infine gli utili titoli di coda presentano un glossario dei termini specialistici, le biografie dei numerosi autori dei contributi e l’elenco alfabetico – per nome o per luogo – dei cinema illustrati nelle schede. Un itinerario suggestivo che documenta un patrimonio dimenticato dal quale emerge la ricca cultura cinematografica elvetica ma, soprattutto, la consapevolezza del fascino del cinema come esperienza collettiva, come ricorda Sandra Walti: «luogo d’incontro, di ispirazione e di viaggio in altri mondi».

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