Pri­ma del via, c’è una fa­se cru­cia­le

Molti mandati sono messi in carreggiata direttamente con un progetto di massima, senza prima chiarire i requisiti che fanno da retroscena. Il compito di determinare le esigenze poste a un dato progetto spetta alla committenza. Non di rado, però, ad assolvere l’incombenza sono i progettisti, un lavoro supplementare svolto spesso senza retribuzione.

Data di pubblicazione
11-12-2023

Nel 2020 la SIA pubblica il Regolamento per le prestazioni dei committenti SIA 101, sollevando alcuni interrogativi, sia da parte dei committenti che dei progettisti. Per quale motivo un’associazione professionale che rappresenta i mandatari, dovrebbe mai pubblicare un regolamento destinato ai mandanti? È presto detto. Affinché un progetto abbia successo è fondamentale definire in modo chiaro i requisiti da soddisfare, un compito che spetta al mandante. Ma è altrettanto vero, e l’esperienza dei progettisti parla chiaro, che solo in rari casi la committenza si impegna a fissare tali requisiti nero su bianco. Con il SIA 101, è introdotta al riguardo un’importante novità, la cosiddetta fase 0, detta dell’Inizializzazione, in cui si invita il mandante a «tradurre in parole oggi, qualcosa che esisterà solo domani».

Preparare il terreno

A fare da spunto a questo articolo è stata una discussione nata all’interno della commissione 101 e in occasione della quale uno dei membri ha paragonato a una gara di sci la situazione con cui oggi chi lavora nel settore si trova confrontato. Agli occhi del pubblico, la gara comincia al cancelletto di partenza, con il segnale del via, un momento che, se si fa un parallelismo, corrisponde alla fase 3, quella del Progetto di massima. Tuttavia, affinché la gara abbia successo, vi sono altri aspetti che giocano un ruolo decisivo, tra questi la scelta del luogo, la definizione del tracciato e la preparazione della pista. Trasponendo la situazione al modello delle fasi proposto dalla SIA, questa tappa preliminare equivale alle fasi 1 e 2, in cui si formulano le esigenze e si definisce l’oggetto della progettazione. Di fatto, a nessun organizzatore di eventi verrebbe mai in mente di saltare una tappa cruciale come quella dei preparativi. Dare il via alla gara, senza conoscere il tracciato può infatti portare a malintesi non trascurabili. Questa la tesi della discussione intavolata. Dato che nei regolamenti per le prestazioni e gli onorari (RPO) le prestazioni delle fasi 1 e 2 sono considerate «da concordare in modo particolare», spesso, e a torto purtroppo, tali prestazioni sono interpretate come facoltative e dunque saltate a piè pari, per ragioni economiche. Si consiglia pertanto ai progettisti di rendere attenta la committenza in merito ai contenuti degli RPO. Nei regolamenti, la formulazione delle esigenze (fase 1) e la definizione dell’oggetto da progettare (fase 2) rientrano, senza possibilità di equivoco, nelle prestazioni e decisioni che spettano al mandante. Detto questo, niente impedisce ai committenti di farsi aiutare dai progettisti nella messa a punto della relativa documentazione. L’assistenza fornita qui dal progettista deve però essere regolamentata sulla base di un esplicito mandato. Per chiarire più nel dettaglio le prestazioni e le decisioni del mandante, un aspetto che negli RPO è abbordato solo a grandi linee, e per mettere in luce quali siano le relative responsabilità e possibilità, viene in aiuto il Regolamento SIA 101. I requisiti del progetto che, in uno stadio iniziale, non possono ancora essere fissati o che potranno esserlo solo nel corso del processo di progettazione vanno dichiarati chiaramente come ancora da definire. Al contempo, progettisti e committenti dovrebbero accordarsi su quando e come definire tali requisiti in modo vincolante. Tornando all’esempio della gara di sci, potremmo dire che non importa tanto in che modo si scenda il pendio, che si opti per la discesa libera o lo slalom, quello che conta è deciderlo prima, insieme.

Pianificare la rotta

Tutto questo in teoria. Ma che cosa possono fare i progettisti per avere una pista ben preparata?

Prendiamo l’esempio dello studio di architettura Fischer Architekten, certificato ISO 9001. Una delle premesse per ricevere tale certificato, che attesta il grado qualitativo dei sistemi di gestione della qualità, è aver messo nero su bianco i propri processi aziendali. Christian Leuner, che ha in mano le redini dello studio da circa due decenni e rappresenta i progettisti in seno alla commissione SIA 101, conferma che, spesso, si passa direttamente alla fase del progetto di massima senza aver prima definito il progetto, né tanto meno aver stilato il relativo mansionario. Nell’ambito di un concorso, il programma può essere interpretato come una definizione dell’oggetto da progettare. In assenza di una tale definizione, ad esempio nel caso dei mandati diretti, si rischia di esaurire il budget ancora prima di dare il via al progetto di massima, oppure la fase 2 è contemplata, implicitamente, dalla fase 3, senza però che vi sia una retribuzione. Per ovviare al problema, presso lo studio Fischer Architekten è buona abitudine procedere a uno studio di fattibilità (fase parziale 21) che costituisce parte integrante del processo di progettazione e serve a «preparare la pista». Quando un committente contatta lo studio e chiede un preventivo, Leuner e la sua squadra aggiungono sistematicamente nell’offerta anche lo studio di fattibilità. Il fatto di precisare bene, sin dall’inizio, i contorni del progetto permette a entrambe le parti di non correre rischi. Vista la tendenza, legata ai metodi di progettazione digitali, di entrare sin da subito nel dettaglio, in altre parole di anticipare alcune fasi, secondo il parere di Leuner resta sempre meno budget per lo sviluppo progettuale vero e proprio, e per chiarire il mandato. Inoltre, osserva, il fatto di tenere conto della fase parziale 21 e di metterla in atto è un aspetto decisivo per la buona riuscita del progetto.

Identificare il problema

Ciò che concerne i progetti di costruzione realizzati secondo la norma SIA 112 Modello di pianificazione per progetti nel settore della costruzione, che riproduce l’iter di un processo di progettazione suddiviso in fasi, vale anche per i mandati di progettazione in base alla norma SIA 111 Modello di pianificazione e consulenza.

Dunja Kovári, comproprietaria dello studio di urbanistica e progettazione sa_partners, sottolinea quanto, nel ramo in cui si muove la sua azienda, sia importante definire un compito in modo preciso. Il fatto che spesso il mandante ometta questo aspetto, a scapito del mandatario, è stata una delle ragioni che l’ha spinta a entrare a far parte della commissione 111. Sovente, quella che è richiesta con il nome di «offerta» è una descrizione completa dell’intero processo. Inoltre, visto che di regola l’invito è rivolto a diversi studi di progettazione, il mandante riceve un ampio ventaglio di possibili soluzioni, del tutto gratuitamente. Visto e considerato che le prestazioni di progettazione spesso si concludono già dopo la fase 1 e 2, le proposte di soluzione ricoprono una parte decisiva dell’intero compito.

A pensarla così è anche Angelus Eisinger, storico dell’urbanistica e della pianificazione, nonché direttore dell’associazione responsabile della pianificazione territoriale della città di Zurigo e dintorni (RZU), anche lui entrato da poco a far parte della commissione SIA 111. Eisinger è dell’avviso che la sfida stia proprio nella «ricerca di risposte a domande non ancora conosciute». Prima di risolvere un problema bisogna identificare il problema. Ciò richiede solide competenze tecniche, un sapere di cui solo pochi committenti dispongono, afferma Kováris, parlando per esperienza. Inoltre, bisogna conoscere i requisiti e anche essere coscienti di come possano cambiare. Kovári osserva anche che spesso si ricorre a soluzioni del secolo scorso per la sola e semplice ragione che le cose si sono sempre fatte così. Soprattutto in concomitanza con i temi complessi del nostro tempo la mancanza di un approccio che tenga conto di tutti i fattori in gioco può portare a disastrose conseguenze.

Riflettere prima di agire

«Are you really sure that you need a building?». La domanda che l’archistar inglese Cedric Price soleva porre ai propri committenti poteva forse sembrare retorica, ma di certo era perfettamente in linea con il SIA 101. Sensibilizzare la committenza ponendo queste domande fondamentali richiede un certo coraggio. Ma è solo mettendo le carte in tavola che i mandanti possono essere spinti a riflettere, identificare il problema e formulare una visione che sia il più chiara possibile. Di fatto, è certamente meno rischioso annullare la discesa anziché lanciarsi su una pista ricoperta di ghiaccio.

Linee guida «definizione del progetto»

 

Nel quadro dell’attuale revisione degli RPO un gruppo di lavoro interdisciplinare ha preso in esame l’aspetto della «definizione del progetto». Il gruppo è giunto alla conclusione che gli RPO, nella loro forma attuale, contemplano già tutte le informazioni di cui i partner contrattuali hanno bisogno. Vista l’importanza del tema, si è deciso tuttavia di stilare anche delle linee guida. Fino alla loro pubblicazione, prevista per la fine del 2024, si consiglia di consultare gli RPO e, se necessario, il Regolamento per le prestazioni dei committenti SIA 101, in modo da chiarire in queste fasi, decisive per lo svolgimento successivo del progetto, quali siano le prestazioni e le decisioni del mandante.

Terminologia in base alla SIA 112

 

La terminologia delle norme SIA, tra cui la spiegazione dei concetti di definizione del progetto e mansionario del progetto può essere consultata su SIATerm, su: term.sia.ch.

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