Nuo­vo cam­pus del­la mu­si­ca Lu­ga­no

Nell’anno accademico 2015-2016 gli studenti dell’Atelier di progettazione del prof. Antonio Citterio dell’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana (USI) a Mendrisio, con gli assistenti Manuel Bellagamba e Monique Bosco-von Allmen, hanno collaborato con il Conservatorio della Svizzera italiana (CSI) durante un semestre didattico nel progetto di un nuovo Campus della Musica. 

Data di pubblicazione
09-04-2018
Revision
09-04-2018
Federica Basso
Collaboratrice Ufficio Comunicazione del Conservatorio della Svizzera italiana

Lo studio si è incentrato sul sedime del Centro San Carlo di Lugano Besso, proprietà della Curia vescovile di Lugano, attualmente sede anche del Conservatorio della Svizzera italiana. 

L’idea di proporre agli studenti il tema concreto del riuso dell’edificio esistente, di ampliarlo con l’aggiunta della nuova costruzione dell’auditorium e di uno studentato, ha suscitato un vivo interesse sia nell’Accademia che nel Conservatorio, visto il tema particolarmente concreto e affascinante.

Sono stati raccolti dati inerenti il Centro San Carlo quali documenti storici, vecchie fotografie, informazioni relative al piano regolatore, norme, accordi, vincoli formali, ma anche informazioni sul mondo della musica in Ticino e non solo. Prima della fase di progettazione, gli studenti di architettura hanno intervistato collaboratori, docenti e studenti del Conservatorio, hanno incontrato specialisti del suono e hanno visitato vari auditori, oltre al Conservatorio di Amsterdam e gli spazi dedicati alla musica del Toni Areal a Zurigo (Campus der Zürcher Hochschule der Künste ZHdK). Per il progetto si è in seguito lasciata libertà a ogni studente di proporre dove intervenire e tutto ciò relazionandosi con un «vero committente».

Nonostante il progetto sia stato concepito come lavoro didattico, il risultato è stato particolarmente stimolante per le novità, le potenzialità, la riqualificazione anche visionaria dei futuri architetti per un’area di particolare valore storico e di grande pregio architettonico. 

Data l’affiliazione della Scuola universitaria di musica del Conservatorio della Svizzera italiana alla SUPSI, il progetto rappresenta inoltre un esempio di sinergia di interessi tra le due principali realtà universitarie del Cantone Ticino, ossia USI e SUPSI. Per comprendere meglio cosa ha significato per l’Accademia di architettura un progetto di tale natura, abbiamo posto alcune domande all’architetto Bosco-von Allmen.

Federica Basso: In che modo questo progetto si è distinto da altri sviluppati dall’Accademia?

Monique Bosco-von Allmen: Progettare la nuova sede o un ampliamento di quella attuale per un committente come il Conservatorio della Svizzera italiana è un progetto complesso già per i professionisti del settore. In questo caso, si è trattato di un progetto didattico e abbiamo lavorato con gli studenti, affrontando con loro molte tematiche in contemporanea, al fine di soddisfare tutti i requisiti richiesti. 
L’aspetto urbanistico è stato il punto di partenza; abbiamo iniziato dallo studio del quartiere in cui è ubicato attualmente il Conservatorio, cercando di capire come inserire nuovi volumi all’interno di un contesto perlopiù residenziale e in modo che questi diventino nuovi spazi fruibili anche per la comunità.
Di fondamentale importanza poi la questione della qualità dell’acustica, non solo per chi ascolta ma anche per chi suona.

Come vi siete trovati a collaborare con i musicisti?

C’è stata molta disponibilità a collaborare fin dalla fase iniziale quando abbiamo effettuato un sopralluogo al Conservatorio per renderci conto delle dimensioni degli spazi. Gli studenti dell’Accademia hanno avuto la possibilità di entrare direttamente in contatto con i musicisti, ponendo loro domande specifiche. 
Successivamente siamo andati anche ad Amsterdam a visitare il nuovo Conservatorio: un’esperienza di grande utilità per capire meglio la complessità del progetto e le rispettive esigenze.

Tra i lavori proposti dagli studenti ce n’è qualcuno potenzialmente realizzabile? 

È difficile dare una risposta perché normalmente per progetti di questa portata esiste un team di specialisti che collabora, mentre noi abbiamo lavorato con studenti; li abbiamo fatti ragionare su molteplici aspetti, come i materiali di costruzione, l’impatto ambientale dei volumi e le ripercussioni delle loro scelte sull’area circostante.

 

Abbiamo posto quest’ultima domanda anche a Christoph Brenner, direttore generale del Conservatorio della Svizzera italiana.

In funzione delle esigenze del Conservatorio, intravvede un potenziale in uno dei progetti proposti? 

Innanzitutto i diversi progetti ci hanno dato un’idea di quello che potrebbe essere possibile realizzare sul sedime del Centro San Carlo. La diversità dei lavori proposti, con interventi sulla struttura esistente, ma anche sulle ipotetiche nuove costruzioni sono stati un elemento molto arricchente e, oserei dire, nella situazione odierna, forse addirittura determinante nello sviluppo dell’ipotesi di trovare una sede definitiva per il Conservatorio.

L’alternativa alla progettazione della nuova sede o all’ampliamento di quella attuale è il trasferimento presso lo stabile RSI di Besso. Quali sono le concrete possibilità?

Diciamo che l’ipotesi di trasferimento nello stabile della RSI a Besso è sempre valida, ma i tempi sono molto lunghi e i punti interrogativi tanti, forse troppi. L’ipotesi, invece, di restare al Centro San Carlo sembra essere nettamente meno complessa e più pratica, essendo già situati in questa sede. 
Al momento stiamo approfondendo diverse opzioni e siamo determinati a trovare una soluzione entro fine anno, ma l’ipotesi del Centro San Carlo, grazie anche al progetto dell’Accademia di architettura di Mendrisio, parte da una posizione forte. 

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