Mu­seo Me­crì, Mi­nu­sio

La Fondazione Museo Mecrì è nata soltanto l’anno scorso, per volere della figlia di Aldo Crivelli a cui è dedicato il Museo. Anche se oggi non è tra i nomi più ricordati, Crivelli è tra le figure centrali del panorama culturale ticinese del XX secolo.

Data di pubblicazione
29-02-2016
Revision
29-02-2016

Era un uomo estremamente versatile e si interessò a svariate discipline: la storia, l’archeologia, l’arte, la museologia, la matematica, l’editoria, per citarne soltanto alcune. Sul ricordo dell’artista nasce dunque la Fondazione Museo Mecrì con l’obiettivo non solo di garantire la cura delle opere che custodisce ma anche di promuoverne lo studio, la ricerca e la valorizzazione. Il patrimonio artistico è composto principalmente da opere e documenti di Aldo Crivelli, al momento sotto l’attenzione delle curatrici del Museo e dell’Archivio, che si stanno occupando di un preciso riordino e studio del materiale. 

Parallelamente alla sovraintendenza del patrimonio, il Museo sviluppa un’attività espositiva per la quale sono previste due linee principali. Durante la stagione autunnale si potranno vedere mostre legate ad Aldo Crivelli; non si tratterà di esposizioni monografiche ma piuttosto, sfruttando il fatto che Crivelli sia stato un personaggio molto eclettico, di mostre tematiche che nascono prendendo spunto dal suo percorso. L’altra linea espositiva, che i visitatori potranno vedere in primavera, è dedicata ad artisti contemporanei figurativi internazionali. Con la scelta di circoscrivere gli artisti contemporanei all’arte figurativa e di sviluppare due linee espositive, una volta al passato e una al presente, la Fondazione Museo Mecrì ha voluto anche in questo caso legarsi a Crivelli e rispecchiare la sua attitudine di essere concentrato sia sull’arte e la storia antica che sul suo presente e sull’attualità.

Anche l’ambiente dedicato alle mostre doveva dunque rispecchiare tale duplice inclinazione e varcando la soglia del Museo Mecrì, nell’antico nucleo delle Mondacce a Minusio, si ha subito la sensazione di trovarsi in bilico tra passato e presente. L’edificio svela da un lato l’originaria casa ottocentesca ticinese, e dall’altro, nel suo interno quasi completamente rinnovato, un museo moderno pronto ad accogliere anche l’arte contemporanea. 

Per rappresentare al meglio la realtà museale legata alla figura di Aldo Crivelli era necessario creare un ambiente dove si potesse percepire allo stesso tempo la relazione storica col territorio del Cantone Ticino ma anche un’apertura internazionale e volta al presente.

Il Museo Mecrì si distingue quindi per la sua vocazione di ambiente museale moderno, costruito e pensato per questo scopo, racchiuso tuttavia in un’antica casa ticinese tutelata dal piano regolatore locale.

Dato che la conformazione della casa imponeva degli spazi piuttosto angusti era nostra premura trovare una soluzione che permettesse l’allestimento di varie tipologie di mostre e che rivelasse immediatamente al visitatore lo scopo espositivo dell’edificio, differenziandosi da quello precedente di residenza, ancora intatto all’esterno. Era inoltre necessario pensare a un ulteriore spazio che potesse essere versatile: da un lato che costituisse all’occasione un’ulteriore sala espositiva, dall’altro che servisse quale spazio multiuso per eventi collaterali alle mostre; ad esempio conferenze, incontri di studio o didattici con i bambini e i giovani. Per cui, accanto alla sede espositiva principale del Museo Mecrì, nascerà un padiglione ex-novo.

L’edificio è una componente del nucleo di Minusio, località Mondacce; con attenzione alla memoria storica della casa, l’involucro non è stato modificato, rispettando così le sue quote principali, la tipologia della copertura, forma e dimensioni delle aperture e le caratteristiche di finitura delle facciate, intonacate nuovamente a calce. Dall’esterno la massa muraria perimetrale è enfatizzata dall’arretramento dei serramenti a filo interno.

Internamente l’edificio è stato svuotato e interamente ricostruito, ad eccezione della sala a volta del piano terreno, che rimane quale reminiscenza della vocazione residenziale originaria dello stabile. Da qui inizia l’esposizione, un percorso concepito come una scoperta spaziale che attraversa due «gallerie» principali in doppia altezza, contrapposte. Si ha la possibilità di percepire lo spazio del museo come unitario, orientandosi al suo interno, e di sperimentare le diverse sale espositive e le rispettive opere da differenti punti di vista. Le sale si succedono quindi in un continuum spaziale che accompagna il visitatore, risalendo un’affusolata scala in metallo, fino all’ultimo piano, racchiuso nella nuova struttura lignea della copertura. Gli elementi interni (corpi illuminanti, serramenti, scala e attrezzature) si fondono con il tinteggio delle pareti: un’intera tela che pone l’accento sui colori dell’esposizione e del nucleo vecchio inquadrato dalle aperture originarie. Per l’ampliamento è stato progettato un «padiglione» esterno che dialoga con i muri di cinta esistenti che delimitano il mappale d’intervento. Così facendo s’instaura una relazione funzionale e compositiva tra il museo e la nuova ala, che riprende aspetti formali e volumetria delle preesistenze circostanti del nucleo.

 

Committenza: Merlini Crivelli Ilaria; Minusio 
Architettura: Inches Matteo, studio inches architettura; Locarno 
Collaboratori: N. Geleta, T. Pareschi 
Curatrice Fondazione Museo Mecrì: Benini Francesca 
Direzione lavori: Inches Matteo, Bisi Marcel, studio inches architettura; Locarno 
Ingegneria civile: Jelmoni Ivan, Jelmoni SA; Ascona 
Fisica della costruzione e antincendio: Pescetti Daniela; Lugano 
Illuminotecnica: Giorgio De Lorenzi, Elettricità De Lorenzi; Locarno 
Date progetto: 2012, realizzazione 2014 
Fotografia: Marcelo Vilada Ortiz; Bellinzona

Articoli correlati