I ret­tan­go­li ar­mo­ni­ci di von Wer­sin

Dagli aspetti funzionali, architettonici e distributivi ai desideri dei committenti di una casa in mattoni di cotto in Ticino

Data di pubblicazione
04-08-2014
Revision
15-10-2015

Situazione generale

Il terreno destinato alla costruzione di questa casa era un rettangolo allungato, di circa 4300 mq di superficie, con due lati minori affacciati su due vie parallele, e due lati maggiori confinanti con altre particelle private già edificate, in una zona paesaggisticamente curata, poco distante da un nucleo storico.

L’immobile progettato si dispone lungo la strada a nord, al limite della linea di arretramento imposta dal PR. Questa posizione tiene conto fondamentalmente di un possibile futuro frazionamento della proprietà che ritagliando un’area di circa 1000 mq, secondo una linea di confine tracciata parallela alla strada e da questa distante circa 20m, dà alla casa una sua propria più ridotta pertinenza, isolandola dal resto del terreno.

L’andamento topografico indicava per questa ridotta porzione di terreno non ancora frazionata, una lieve pendenza verso sud e dunque una differenza di quota di poco meno di 2m tra il punto più alto e quello più basso. La sistemazione del terreno ha previsto, in vista del possibile futuro frazionamento, di ottenere la minima pendenza del giardino della nuova casa con la realizzazione di un basso muro di contenimento.

Aspetti funzionali, architettonici e distributivi

Secondo un principio distributivo relativamente tradizionale al primo piano si dispongono i locali notte mentre al piano terreno si trovano il soggiorno pranzo, la cucina, la stanza della padrona di casa e lo studio-biblioteca del padrone di casa che vi trascorre la parte del suo tempo che dedica agli studi della materia che professa.

Al piano interrato, esteso in pianta quanto quelli superiori, stanno i locali tecnici e le cantine. L’autorimessa integrata al volume della casa, ha la direzione d’entrata parallela alla strada e dimensioni che consentono lo stallo di due auto.

I desideri dei committenti

Siamo stati scelti dai committenti per prossimità sociale, non perché conoscessero qualche edificio realizzato da noi da quando lavoriamo insieme a da qualcuno di noi due prima di quella data. Così per conoscere meglio le loro aspettative e per istituire un dialogo, abbiamo creduto che il modo migliore potesse essere quello di fare tre progetti, diversi l’uno dall’altro, chiedendo loro di sceglierne uno e poi spiegare i motivi della loro scelta. Attraverso questo esercizio abbiamo potuto sapere di più delle abitudini di vita e delle esigenze generali dei nostri committenti ed è stato possibile decidere una disposizione dei diversi locali, ai diversi piani; e una prima determinazione della situazione dell’edificio nel lotto.

Sulla figura della pianta, o delle piante di queste tre case di prova, si era disposto dapprima, e in tutte e tre le varianti, un tetto piano; fu subito chiaro però che per i nostri committenti un tetto piano era del tutto inaccettabile e che su questo punto né loro avrebbero ascoltato ragioni, né noi saremmo stati capaci di trovare argomenti validi che potessero dimostrare la superiorità tecnica o la convenienza etica ed estetica di costruire una casa con un tetto piatto, anziché una con un tetto a falde. Questa condizione insieme all’altra che escludeva l’uso del beton rendeva inutilizzabili molti modelli ed alcuni esempi pur belli di edifici costruiti negli ultimi anni in Ticino tanto da maestri che da colleghi più vicini per generazione. E dunque, se una casa in beton con un tetto piano fosse stato il nostro irrinunciabile modello, avremmo dovuto rinunciare all’incarico. Convinti tuttavia che il committente sia un co-autore, o il modello di un ritratto, ci è parso che questa difficoltà non fosse altro che un aspetto costitutivo del tema stesso della casa unifamiliare, e così anche l’idea che le finestre dovessero disporre di inferriate, zanzariere e tapparelle. 

A ben guardare, una casa per la propria famiglia, è un tema particolarissimo; chi ne è committente il più delle volte si è formato alcune idee precise sulle caratteristiche che deve avere l’ambiente nel quale far crescere i propri figli, ricevere amici e parenti, e trascorrere la quotidianità con i propri conviventi riempiendola dei propri ricordi e delle proprie manie.

Attorno a questo «rametto di Salzburg» ancor prima che venga iniziato lo scavo, e ancor prima dell’incontro col proprio architetto, sono spesso già cristallizzate aspettative e immagini che in modi complessi e diversi vengono a costituire parte del contesto formativo dell’opera. Siamo dell’opinione che un’architettura, o l’architettura di un edificio, sia sempre significativamente legata alle condizioni della sua nascita, al luogo e al programma al quale deve rispondere.

Ed è poi ovviamente legata a regolamenti edilizi e norme di PR, ovvero a distanze dai confini, altezze di gronda ecc. Quando progettiamo (gli architetti in generale) in verità ci destreggiamo sempre tra questi limiti che se da un lato sono fondamentali e imprescindibili, dall’altro occorre dire che da soli non sarebbero in grado di portarci da nessuna parte se non li mettessimo in una sorta di meccanismo interattivo con la nostra concezione dell’arte e le immagini del passato prossimo o remoto, che costituiscono la nostra biblioteca personale.

Le finestre e il rapporto col paesaggio

Crediamo si possa intendere in molti modi un tema come quello del «rapporto col paesaggio» che un nuovo oggetto architettonico dovrebbe dimostrare di voler e sapere istituire con ciò che gli sta intorno. Perlomeno ci sembra che il modo nel quale gli architetti fanno sì che il loro oggetto architettonico sia capace di istituire questo significativo rapporto con il contesto, magari negandolo, non sia per tutti lo stesso. E gli edifici a questo riguardo si trovano poi, a ben vedere e indipendentemente dal loro valore, nella curiosa condizione di essere «paesaggio» costruito per quelli che li guardano da fuori, mentre dettano a quelli che stan dentro un certo rapporto col paesaggio che sta fuori.

Finestre, porte, portoni, vetrate e loggiati, portici e bovindi, o le loro interpretazioni più astratte, sono i veicoli di questo commercio e trasportando le immagini del «fuori» a chi sta dentro inventano uno specifico paesaggio proprio per lui. Ogni casa, ogni luogo ha il suo proprio paesaggio; e forse esistono per fare un esempio, altrettanti «laghi di Lugano» quante sono le finestre delle case dalle quali lo si può osservare. Non è un’idea inedita e forse nemmeno originale quella di considerare le finestre come «quadri» alle pareti che cambiano nel tempo e nelle stagioni; e comunque così abbiamo voluto vederle una per una. Ogni stanza la sua o le sue finestre.

In virtù di questo principio o premessa ogni finestra poteva dunque avere dimensioni sue. Per legarle le une alle altre, non ci sembrava disponessimo però di molti principi sino a quando non ci vennero in mente i dodici rettangoli armonici di Wolfgang von Wersin e il suo Das Buch vom Rechteck. Si tratta di un curioso libro che arricchisce in tempi più vicini ai nostri la lunga e ininterrotta tradizione degli studi dedicati all’approfondimento e alla ricerca di ricette matematiche e leggi di armonia per comporre, meno autorevole del De divina proportione ma altrettanto interessante. Abbiamo così stabilito che tutte le finestre di questa casa dovessero avere una delle dodici proporzioni stabilite.

Al piano terra le finestre hanno architravi allineati e due possibili quote di davanzale. Al piano superiore gli architravi sono pure allineati tranne nella zona del portico dove sono invece i davanzali a esserlo posto, che si appoggiano alla copertura sottostante.

Riguardo la costruzione, le aperture attraversano la parete portante interna (in laterizio o beton) di 18cm, l’isolamento termico di 15cm e il rivestimento esterno, ovvero una parete di mattoni pieni facciavista di 12cm separati 4cm dall’isolamento. Quest’ultima parete è autoportante, agganciata solo puntualmente a quella interna per evitare il ribaltamento. L’immagine costruttiva della finestra, dotata di piedritti (formati modellando una lamiera metallica dello spessore di 4mm per ricevere le guide delle tapparelle, delle zanzariere e il fissaggio delle grate quando richiesto) e sormontata dall’architrave, rimanda alla sua reale funzione di sostenere i mattoni facciavista sovrastanti; esattamente come le finestre tradizionali, con piedritti, architravi e davanzali in pietra, di cui rrappresenta la re-interpretazione e la traduzione in un nuovo materiale, in un contesto tecnologico e costruttivo totalmente diverso.

Committente: Privato

Architettura: Colombo+Casiraghi architetti; Lugano

Collaboratori: M. Bürgi, S. Thoma, L. Lazzaroni

Direzione Lavori: Stefano Micheli; St.Antonino

Ingegneria civile: Mario Monotti, Monotti Ingenieri ConsulentiSA; Locarno

Fisico della costruzione: Franco Semini; Lu- gano

Ingegneria RVCS: Fabrizio Zocchetti, Studio di Ingegneria Zocchetti SA; Lugano

Ingegneria elettrotecnica: Patrick Vianello, Elettrocrivelli SA; Cureglia

Fotografia: Radek Brunecky; Zürich

Date: progetto 2009-2011, realizzazione 2009-2011

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