Dis­sen­so e azio­ni cul­tu­ra­li du­ran­te la guer­ra Rus­sia-Ucrai­na

Oltre al dissenso da parte del mondo culturale, urgono azioni concrete: sostegno alle manifestazioni culturali ucraine nei principali eventi internazionali, ma anche salvaguardia del patrimonio culturale, artistico e monumentale nell’Ucraina in guerra.

Data di pubblicazione
24-03-2022

Resterà chiuso il padiglione russo alla prossima Biennale d’arte di Venezia 2022 (23 aprile - 27 novembre 2022): sia il curatore Raimundas Malašauskas sia gli artisti Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov (esprimendo dissenso sui propri account Instagram) hanno dato le dimissioni. «Non posso andare avanti a lavorare al nostro progetto in seguito all’invasione militare e ai bombardamenti dell’Ucraina da parte della Russia» precisa il lituano Malašauskas. Sulla stessa linea, aspramente critica del regime sovietico, oltre 6500 tra architetti, urbanisti e designer russi hanno espresso chiara opposizione alle operazioni militari con una lettera aperta, senza mezzi termini: «Political issues must be resolved exclusively by peaceful means! War cannot be an instrument of politics in the 21st century».

Molti studi di architettura internazionali hanno deciso di sospendere i loro lavori con la Russia, uno dei mercati più floridi per il settore edilizio: tra questi, Herzog & de Meuron, Oma di Rem Kolhaas, Carlo Ratti Associati, David Chipperfield Architects, Zaha Hadid Architects. A dicembre 2021, Renzo Piano aveva appena terminato il centro d’arte Ges-2 a Mosca, ristrutturazione di una grande centrale elettrica, e sottolineava con consueto ottimismo che il lavoro dell'architetto è quello di progettare, «senza forza utopistica non si va da nessuna parte. Un architetto getta ponti, non solo reali, ma anche metaforici. Costruire è un grandioso gesto di pace».

Ma cosa sta avvenendo sul versante culturale ucraino? Sempre alla Biennale d’arte di Venezia, i curatori del Padiglione ucraino Lizaveta German, Maria Lanko, Borys Filonenko, insieme all’artista Pavlo Makov stanno difendendo fermamente i loro principi nella «lotta per la vita, la libertà, l’indipendenza e i valori democratici», e portando a termine faticosamente il lavoro per l’apertura del 20 aprile prossimo. Maklov, ora rifugiato fuori Kharkiv, stava infatti lavorando alla scultura cinetica la Fontana dell’Esaurimento. Acqua Alta che simboleggia non solo l'esaurimento delle risorse terrestri, ma anche la spossatezza causata dalla pandemia, dai social media e lo sfinimento provocato dalle guerre. Una parte del progetto – la scultura è una composizione astratta di tanti imbuti metallici – è appena arrivata a Venezia, sfidando bombe e frontiere di guerra, affinché l’Ucraina possa aprire il padiglione veneziano all’insegna dell’arte e della libertà di pensiero.

Un’altra azione importante, è stata portata avanti dallo storico polacco Pawel Ukielski, vicedirettore del Museo della Rivolta di Varsavia, ricordando che la sua città era stata «completamente rasa al suolo durante la Seconda guerra mondiale. E con lei sono stati distrutti anche i nostri beni culturali. Per questo abbiamo deciso di lanciare il comitato di sostegno all'Ucraina», insieme al ministero della Cultura di Kiev: l’obiettivo è mettere al sicuro collezioni, monumenti, architetture, opere d'arte dei musei ucraini, già bersagio di missili e bombardamenti: dal Museo delle antichità di Chernihiv alla sede dell'università nazionale di Kharkiv, dalla Chiesa della Natività di Zhytomyr al monastero Svyatogorsk Lavra, nel Donbass.

Infine, la Triennale di Milano per sostenere e garantire la presenza del Padiglione dell’Ucraina all’Esposizione Internazionale in apertura a giugno, ha attivato la piattaforma Planeta Ukrain – inaugurata il 9 marzo 2022 – che, attraverso una serie di conferenze e iniziative con intellettuali e scienziati internazionali, potrà mantenere attivo il dialogo, in un momento così destabilizzante. Curata dallo scrittore Gianluigi Ricuperati insieme all’attrice Lidiya Liberman e alla pianista Anastasia Stovbyr, Planeta Ukrain durerà per i sei mesi della prossima Esposizione Internazionale di Triennale Milano, in apertura a giugno 2022: «Mai come oggi l’Ucraina, territorio di confine – scrive Ricuperati – deve essere al centro pragmatico di ogni nostro pensiero, l’oppresso deve installarsi principesco nel diagramma di ogni comunicazione: senza distrazione, senza fottiture, senza divisioni, senza perdizione, senza prosciutti da vendere, senza libri da promuovere, senza ‹distinguo›, senza ‹ma› e senza ‹tuttavia›».

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