Ca­sa ai Poz­zi, Mi­nu­sio

Risposte ad alcune riflessioni circa le questioni fondamentali dell'architettura attraverso lo sviluppo di un progetto, nello specifico dedicato ad un'abitazione privata.

Data di pubblicazione
20-02-2013
Revision
19-10-2015

Il nostro obiettivo per questo progetto è stato quello di riflettere sulle questioni fondamentali dell’architettura, non certo quello di soddisfare delle esigenze specifiche dettate dal programma. «Il progetto, prima che strumento di trasformazione, è strumento di conoscenza» (Luigi Snozzi). Tuttavia ogni progetto trasforma sempre il suo autore. Alcune delle domande che ci siamo posti sono: Qual è l’essenza di una casa? Come si esprime il rapporto tra pubblico e privato? Come tocca il suolo la casa? Quale relazione si instaura col paesaggio? Come si comporta l’edificio rispetto alla pendenza (cioè, quando non ci sono né riferimenti orizzontali né verticali)?


La casa è in primo luogo la protezione fisica e psicologica dell’uomo e crea un limite tra uno spazio usato individualmente e il mondo esterno. Il passaggio dal privato al pubblico simboleggia il rapporto dell’individuo con la società. Nella casa ai Pozzi, questi spazi di transizione hanno un carattere integrativo in quanto ancorano l’edificio al paesaggio. La casa è sempre un artefatto, non c’è simbiosi tra l’edificio e il terreno. Il carattere del dialogo tra natura e artefatto determina la specificità del progetto.

La parcella della casa ai Pozzi è di forma triangolare, si colloca obliquamente rispetto alla strada ed è situata su un ripido pendio. È stato dunque sfruttato un terrazzamento pianeggiante per posizionare il basamento dell’edificio. Da un lato la separazione della casa dal pendio permette di percepire lo stesso ordine architettonico su tutti i lati, dall’altro le quattro pareti trasformano la topografia permettendo un confronto diretto di ogni facciata con il paesaggio circostante. Questo gesto genera una tensione più forte rispetto all’opzione di integrare l’edificio nel terreno. L’edificio è indipendente ma allo stesso tempo il contesto paesaggistico diventa parte del suo interno. Due unità identiche formano un tutto. La loro posizione speculare esprime dualità e complementarità ma anche l’equilibrio nell’asimmetria. I pochi elementi della casa sono costituiti dalla struttura e dall’involucro. Gli elementi di arredamento necessari, come ringhiere, cucina e bagno, sono subordinati al tutto e sono realizzati in cemento. Due pilastri di cemento speculari, che contengono anche gli spazi di servizio, formano con i tre solai, sempre di cemento, la struttura dell’edificio e definiscono gli spazi della casa. La pianta rettangolare (12 x 24 m) è divisa in spazi interni ed esterni, ognuno dei quali contiene una porzione di questi pilastri. L’unità è dunque evidenziata anche da questo espediente. La facciata in vetro non è chiusura ma solo protezione termica e rappresenta invece l’assoluta apertura verso il paesaggio. Delle tende traslucide sono disposte tutto attorno allo spazio della casa. Esse permettono di scegliere la parte di paesaggio che si vuole accogliere all’interno. Le tende trasformano la casa in uno spazio intimo di protezione che sembra galleggiare nel paesaggio piuttosto che essere ancorata al terreno. Matematica e proporzione sono gli elementi che determinano la forma e la struttura dello spazio. I pochi materiali conservano la loro espressione arcaica. L’acqua che scorre attraverso la terra della valle, è stata catturata e diretta in due bacini che riflettono la luce.

Committente: Silvia Gmür
Architetti: Silvia Gmür, Reto Gmür Architetti; Basilea
Collaboratore: J. B. Machado
Ingegnere: A. Basetti, Dr. Lüchinger+Meyer Bauingenieure AG; Zurigo

Specialista imp. riscaldamento: W.Haldemann, Waldhauser Haustechnik AG, Münchenstein Gode AG Baden; Dättwil
EE Design; Basilea

Specialista imp. elettrico: PPEngineering; Basilea
Architetto paesaggista: August Künzel; Binningen
Fotografo: foto Helene Binet; Londra

Date: progetto e realizzazione: 2007-11

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