BIM – Che co­sa fan­no i pic­co­li stu­di?

Il clamore che circonda il metodo BIM soffoca la voce dei piccoli studi. Questi sono compatibili con il BIM? Uno studio della Scuola universitaria professionale della Svizzera nord-occidentale FHNW dimostra che le piccole imprese hanno un approccio aperto, pragmatico e per niente refrattario nei confronti del BIM.

Data di pubblicazione
22-11-2020
Christina Schumacher
Docente di Scienze sociali e direttrice della ricerca, Fachhochschule Nordwestschweiz

La maggior parte degli studi di architettura svizzeri sono aziende di dimensioni da piccole a medie: dei circa 12'000 uffici, il 91% è costituito da piccole imprese con meno di dieci collaboratori; l’85% segue progetti con un valore di realizzazione inferiore al milione. Il passaggio graduale all’edilizia digitale rappresenta una sfida particolare per la stragrande maggioranza di questi piccoli attori. Per loro, introdurre i metodi BIM è un investimento in un futuro incerto: la mancanza di modelli a cui ispirarsi fa sì che sia difficile valutare se valga la pena dedicarvi un forte impiego di risorse.

Le piccole aziende non sono al centro del dibattito che concerne il BIM. È un vero peccato perché la loro struttura imprenditoriale è un pilastro fondamentale della cultura edilizia svizzera e sono proprio queste che dovrebbero ricevere particolare sostegno nel processo di trasformazione digitale.

Un team di ricerca della Scuola universitaria professionale della Svizzera nord-occidentale (cfr. il box in basso «Partecipanti allo studio») ha osservato con attenzione lo scenario, constatando che, per i piccoli uffici, una delle strategie più importanti nel gestire le grandi sfide consiste nel creare una rete di informazioni e condividere le esperienze pratiche – proprio secondo i criteri del metodo BIM. Le autrici e gli autori dello studio della FHNW hanno parlato con i piccoli studi di architettura di tutte le regioni svizzere, interrogandoli sulle loro strategie. Le interviste erano svolte in forma di dialoghi aperti. Sono stati selezionati esclusivamente uffici con una spiccata propensione per la digitalizzazione.

I risultati descrivono i temi di cui si occupano i piccoli studi di architettura nel processo di trasformazione verso l’edilizia digitale. Anche se la ricerca non è rappresentativa dal punto di vita statistico, essa fornisce tuttavia un quadro molto chiaro riguardo alle motivazioni e all'approccio con i quali gli studi di architettura affrontano le sfide della digi­talizzazione.

To BIM or not to BIM?

Che cosa motiva i piccoli uffici ad adottare il metodo BIM? «L’impulso è arrivato dal progettista nella tecnica della costruzione, innervositosi perché si trattava di un immobile in esercizio!»

Mentre alcune delle ditte intervistate sono state sollecitate dall’esterno – cioè dai committenti o dai progettisti – a lavorare in forme cooperative con modelli di costruzione digitali, la maggioranza sembrava motivata già di per sé a sperimentarle: «Non vogliamo semplicemente applicare ciò che già sappiamo fare, bensì ci domandiamo di continuo come potremmo migliorare ulteriormente. Ecco qual è la nostra ambi­zione.»

Alcuni ritengono la sfida legata al ­metodo BIM un modo per migliorare l'immagine dell'impresa, mentre altri sono convinti che si tratti di un passo indispensabile nello sviluppo di una produzione architettonica rivolta al futuro. Il fondamentale entusiasmo innovatore e la flessibilità delle piccole imprese sono ottimi presupposti per lanciarsi nell’avventura: «Al momento nessuno ci ha ancora richiesto una progettazione BIM, tuttavia stiamo già sfruttando importanti funzionalità».

Il miglioramento delle competenze avviene in modo organico

Il modo migliore per ampliare le conoscenze non si basa sull’articolata strategia BIM, bensì si fonda sull'approccio informale dell'apprendimento attraverso la pratica, che va affrontato con coraggio: «Si tratta di un approccio che sviluppiamo di volta in volta per ogni progetto. Nessuno di noi ha una formazione da manager in BIM, ma un collaboratore ed io abbiamo frequentato dei corsi prima dell’avvio del progetto grazie ai quali abbiamo appreso alcune nozioni di base che ora stiamo sviluppando».

I risultati dei colloqui indicano chiaramente che nei piccoli studi il BIM è un argomento con cui si confrontano anche gli stessi titolari. D'altra parte non sarebbe razionale destinare gli elevati investimenti necessari all'acquisizione di competenze in tale campo (investimenti che pesano fortemente sul bilancio dello studio) alla formazione dei giovani collaboratori, che potrebbero presto lasciare l'ufficio.

Agile e specifico per ogni progetto

Nel processo di trasformazione che porta all’edilizia digitalizzata, la tanto discussa «lentezza tipicamente svizzera» si fa sentire poco nelle aziende intervistate. Degne di nota sono piuttosto le ingegnose strategie con le quali esse affrontano la trasformazione in passaggi concisi, concepiti per adattarsi alla struttura dell’ufficio e alle reti di collaboratori. Gli uffici dimostrano una grande flessibilità nel concepire la propria dimensione come un'opportunità e non esitano a far coesistere metodi analogici e digitali, decidendo a quali affidarsi caso per caso. «Se per il muratore esiste una fresa migliore, il muratore la comprerà per tagliare le pietre in maniera più efficiente. Se per una particolare pietra la vecchia fresa è più adatta, allora utilizzerà lo stesso quella vecchia. Noi utilizziamo i metodi digitali secondo lo stesso approccio».

Collaborazione tra studi

Che la collaborazione rappresenti una chiave di volta fondamentale in rapporto al BIM trova conferme, per le piccole imprese, nella diffusione di un nuovo approccio: esse riescono a ridurre le spese per l'acquisizione delle competenze costruendo reti di scambio di conoscenze e competenze. «Farci aiutare da un fornitore di software non è conveniente. Per questo abbiamo costruito da subito una rete di formazione continua e di scambio reciproco di informazioni».

In linea di massima, i piccoli attori sono consapevoli che l’indipendenza dai grandi attori consente loro di affermare standard propri; l'interconnessione richiede invece un linguaggio comune, ma è un fattore assolutamente indispensabile per il futuro. Il fattore decisivo è chi determina e stabilisce gli standard della collaborazione.

Verso una cultura edilizia digitale specificamente svizzera

Ciò che contraddistingue i piccoli studi che sono propensi ad adottare il metodo BIM sono le loro strategie dinamiche: non acquistano l'intero ventaglio di prodotti BIM, scelgono invece singoli articoli. Ai ricercatori, questa «best practice» ­– ossia il selezionare determinati prodotti specificamente per il progetto e sulla base di esigenze strategiche, adattandosi ai committenti, ai partner esecutori e alle dimensioni del mandato – appare come un’applicazione assolutamente ammissibile del metodo BIM.

La fruizione graduale e selezionata dei nuovi metodi si abbina a una tipica caratteristica degli architetti che rappresenta uno dei punti di forza della loro professione: l'arte di improvvisare. E i piccoli studi di architettura hanno i ­presupposti migliori per farlo e dunque dovrebbero sfruttare tale opportunità. Infatti, anche se la digitalizzazione dell’edilizia viene talvolta divulgata in modo spettacolare, non si tratta soltanto di puro sfarzo.

Partecipanti allo studio


Il team di ricerca interdisciplinare della Scuola superiore di architettura, edilizia e geomatica della Scuola universitaria professionale della Svizzera nord-occidentale FHNW dispone di know-how nell’utilizzo di modelli di costruzione digitali in combinazione con appropriati processi e forme di organizzazione, conosce la cultura e la pratica professionale dell’architettura e ha esperienza nella ricerca sociologica.

  • Marco Bamberger, architetto, collaboratore scientifico
  • François Esquivié, architetto, collaboratore scientifico
  • Prof. Manfred Huber, architetto, direttore dell’Istituto di costruzione digitale FHNW
  • Prof. Christina Schumacher, sociologa, docente e responsabile di progetto, Istituto di architettura FHNW
  • Tim Seidel, architetto, docente di progettazione e costruzione, Istituto di architettura FHNW

Il dossier «BIM – Reality Check N° 2» può essere scaricato qui, mentre qui sono raccolti tutti i contributi sul BIM.

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