Un'in­ter­vista con Grillo Va­siu

In continuità con l’approfondimento sul lavoro degli studi svizzeri emergenti, incontriamo lo studio Grillo Vasiu, vincitore agli Swiss Art Awards 2022 nella sezione Architettura, per una riflessione sull’importanza del luogo, della storia e dei riferimenti culturali nello sviluppo di alcuni progetti recenti.

Date de publication
26-12-2022
Alberto Bologna
Architetto PhD, ricercatore DiAP – Sapienza Università di Roma

Il vostro percorso di formazione inizia all’Accademia di Mendrisio per proseguire poi con la collaborazione con gli studi di Valerio Olgiati a Flims e OMA a Rotterdam. Cosa, di queste esperienze, si può ancora rintracciare nel vostro approccio progettuale?

Tutte le esperienze lasciano delle tracce nella formazione di un architetto. Il nostro percorso di formazione comincia con gli studi all’Accademia di Architettura di Mendrisio; c’è stato una sorta di innamoramento verso l’architettura, che poi si è trasformato in una passione meno ingenua, più reale, che accompagna oggigiorno le nostre vite non solo nell’ambito professionale.

Le esperienze lavorative hanno influito sicuramente sul nostro processo progettuale, ma non solo. Mostrandoci un atteggiamento curioso, che va al di la dell’attività lavorativa, esse sono state dei momenti cruciali per la nostra formazione, ci hanno rivelato la necessità di mettere in discussione aspetti della vita quotidiana, che l’architettura sfiora e che ha la capacita di modellare.

Queste esperienze ci hanno indicato l'architettura come strumento critico per comprendere la complessità della società e della vita contemporanea. Nello specifico, del nostro processo progettuale hanno influenzato un modo di ideare un progetto a partire da una chiara intenzione iniziale, capace di creare un filo rosso che ne guida e accompagna tutto il percorso. Ogni gesto e ogni decisione progettuale rende conto ad una visione iniziale, che cerchiamo sempre di onorare e di mantenere “leale”. Il modo in cui iniziamo a pensare a un progetto o a ideare uno spazio ha sicuramente subito alterazioni durante gli anni, ed essendo in continua formazione, è un processo che continuerà a mutare. 

Rispetto alla vostra attività di insegnamento a Mendrisio, Zurigo, Oslo e Porto, c’è un’esperienza, una ricerca che avete svolto o l’elaborazione di un progetto, che ritenete abbia una particolare continuità con la vostra attività professionale?

Sebbene siano state esperienze avvenute in tempi e condizioni molto diverse, alcuni temi e interessi persistono nel corso degli anni, fino a diventare parte della nostra stessa ricerca spaziale e concettuale.

Lo spazio è l'aspetto qualitativo dell’architettura, è l’elemento che consapevolmente o inconsapevolmente modella e configura la nostra vita di tutti i giorni. Lo spazio della quotidianità è per noi particolarmente affascinante. Vissuto in modo ordinario e abituale, è proprio lo spazio, che per quanto possa essere straordinario o imprevedibile, diventa il luogo di rassicurante normalità delle nostre esistenze.

Concentrarci su qualcosa di molto persistente ci ha fornito gli strumenti per formare la nostra visione e sviluppare le nostre fantasie sui modi in cui si può vivere, o in realtà il modo in cui noi, Romina e Liviu, vorremmo vivere. Come evidente conclusione di questa riflessione viene sottolineato il tema dell’abitare, l'argomento più “normale” e “ovvio”, che plasma e segue la nostra vita quotidiana.

Il progetto di sistemazione di una Villa a Galliate rappresenta una sperimentazione sul tema della casa. Secondo il vostro punto di vista, in cosa si differenzia la casa contemporanea rispetto al passato, non solo in termini compositivi, distributivi e costruttivi ma anche nelle differenti esigenze di chi le abita?

Il progetto di Galliate affronta il tema della villa. La villa è una tipologia molto legata al passato, ma che allo stesso tempo evoca temi che poi sono diventati proiezioni del futuro. Storicamente la villa era considerata la concretizzazione di una fantasia, di un sogno e la sua espressione architettonica e paesaggistica era manifesto di una visione. In questo senso era anche un campo di sperimentazione creativa che spesso si concretizzava in manifestazioni di avanguardia.

Le ville seguono principi che legano in modo esistenziale architettura e territorio, definendo l'ideologia della casa come un grande ambiente indiviso, non più separato dalla natura, dove l'architettura si prolunga nella topografia e dove gli atteggiamenti funzionali sono, di fatto, secondari o addirittura annullati. In questo senso il progetto della Villa a Galliate, come sperimentazione sul tema della casa, ha necessitato uno sguardo alla tipologia passata per poter formulare un possibile modello di vita futura.

La tendenza progettuale contemporanea porta sempre di più alla definizione di spazi generici, spazi versatili in grado di adattarsi alle continue trasformazioni e al susseguirsi di cambiamenti in termini di usi e di programmi. Il nostro modo di abitare, per tali ragioni, è sempre di più il prodotto di una formula economica: si tende ad adottare soluzioni orientate al mercato, espressioni progettuali che non considerano le specificità culturali, sociali o architettoniche.

L'abitazione, come programma architettonico, evolve lentamente, è conservativa e ampiamente influenzata dalle convenzioni. Diventa sempre più soggetta alla speculazione del mercato che si impone come unico parametro per la definizione di aspetti importanti dello spazio abitativo. La maggior parte dei modelli abitativi attuali non riflette la più ampia complessità della società odierna; dalle strutture familiari alle esigenze di costante mobilità, ai nuovi modelli di lavoro e alle nuove condizioni sociali. La pluralità di modelli di vita porta a una grande diversità nelle richieste di spazio abitativo e ad un forte bisogno di espressione individuale. Il nostro interesse risiede nell'esplorazione e nella speculazione intorno a configurazioni e formule spaziali, come quadro per specifici e vari concetti e forme di vita.

Nel numero di “Archi" sugli studi emergenti in Svizzera, parleremo dei riferimenti culturali della nuova generazione di architetti, in alcuni casi connessa ad autori svizzeri, in altri ad autori europei. Fuori dall’università, quali figure hanno offerto maggiore ispirazione per il vostro lavoro?

Il nostro metodo progettuale e stato ovviamente influenzato dalle nostre esperienze precedenti, e dagli architetti sopracitati, incontrati durante il nostro percorso. La nostra curiosità viene alimentata al di là dell’architettura anche da altre personalità, opere o testi che continuano a ispirare il nostro processo creativo.

Per la sua capacità di sintesi e per la sua precisione di pensiero, ma anche per quello che ha rappresentato nel suo contesto contemporaneo, lo scultore Constantin Brancusi è un autore con cui ci confrontiamo spesso durante la nostra ricerca progettuale. Il metodo di riduzione delle geometrie e degli elementi è un tema ricorrente nel nostro approccio. La volontà di esprimere un concetto con una sorta di economia di mezzi si ritrova ad esempio nel nostro progetto vincitore dello Swiss Art Awards 2022.

“L'installazione è costituita da un solo piano, una sottile superficie appesa alla struttura esistente della Halle. Essa rappresenta il modo più banale e primitivo di visualizzare uno spazio: un unico piano che definisce una serie di ambienti. Un sistema di contrappesi bilancia il movimento della superficie, trasformando la forma e l’espressione dello spazio sottostante.”

Il fotografo Toshio Shibata, con il suo interesse per le infrastrutture territoriali, e per la sua capacità di creare composizioni semplici e affascinanti, rappresenta spesso una fonte di ispirazione per la nostra curiosità. Il manifesto che rimane una costante per l’inizio di ogni nostro progetto, rimangono le parole: “Alles was ich weiss, wundert mich nicht!”. È una frase scritta a mano su una tela o un pannello bianco da un artista, di cui non siamo mai riusciti a identificarne l’identità. In libera traduzione il suo significato corrisponde a: “tutto ciò che conosco non mi sorprende!”

Quali sono invece gli aspetti del luogo – dal punto di vista simbolico o percettivo, nel rapporto con la città o con il paesaggio – che ritenete prioritari nel progetto di un edificio? Potete citare qualche esempio nelle vostre opere?

Per luogo intendiamo generalmente lo spazio territoriale e geografico, il cui aspetto morfologico, topografico e climatico hanno un impatto fisico molto diretto sul processo di ideazione di un edificio. L’esperienza del luogo è di tipo fenomenologico e percettivo e, come tale, desideriamo che essa si estenda e si amplifichi all’interno dello spazio architettonico dei nostri progetti. Il nostro processo progettuale parte dall’osservazione di tutti questi elementi, in particolare dall’osservazione della topografia e della morfologia del sito. Come l’edificio si relaziona e “tocca” il terreno in cui è inserito è un “momento di tensione” estremamente affascinante. Possiamo riconoscere un momento di tale tensione citando un passaggio della relazione al nostro progetto per una Villa nel paesaggio romano: “Inserita nel paesaggio collinare, gli spazi della casa si articolano tra il tetto e la topografia del territorio, le cui irregolarità si estendono anche all'internodell’edificio stesso. Nascosta tra il picco più basso del tetto e il punto più alto della topografia, l'espressione fisica del progetto raggiunge un livello estremo, al punto che il passaggio da un lato all'altro non è possibile.”

Il progetto per una casa a Lamone, risponde ad un contesto costruito poco definito, ma che si sviluppa in un bellissimo quadro paesaggistico. Come conseguenza l’universo abitativo si chiude alla vicinanza. Attraverso un unico muro, l’intervento disegna il perimetro di proprietà dell’edificio e contemporaneamente definisce le geometrie degli spazi abitativi. Il progetto trae vantaggio dall’orizzontalità del tessuto urbano circostante per aprirsi verso l’alto, verso lo scenario del luogo; disegnando prospettive con le montagne circostanti.

Esiste tuttavia un altro aspetto del luogo che si astrae dalla sua fisicità, è l’aspetto sociale, culturale e antropologico, l’aspetto che fa sì che un luogo non sia solo un sito, ma che diventi un contesto. Si relaziona al progetto in modo più interpretativo, più astratto. Non è evidente, né tangibile, ma influenza l’ideazione e la creazione di un edificio in modo altrettanto significativo. Nel nostro progetto per il padiglione nazionale rumeno della Biennale di Venezia del 2010, lo spazio ideato rappresenta la condizione di densità urbana all’interno della capitale rumena. Un dato preciso e quantificabile è legato all'idea di "spazio": 94,4 m2 / persona è il livello di densità di popolazione a Bucarest. Si tratta di una relazione specifica e locale che rappresenta la condizione urbana in Romania. Illustra uno stato di esistenza individuale e collettiva. 94,4 m2 era lo "spazio" esposto ed è stato vissuto da una persona alla volta.

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