Aldo Rossi De­sign. 1960-1997

Museo del Novecento, Milano: 29 aprile – 6 novembre 2022

Date de publication
15-09-2022

Protagonista indiscusso della cultura architettonica del XX secolo, figura fuoriclasse, quasi solitaria, in un ambiente che non sempre lo comprese pienamente, Aldo Rossi ha prodotto un’opera complessa sia come architetto e designer, sia come teorico e critico. La mostra «Aldo Rossi Design 1960-1997» al Museo del Novecento di Milano, raccoglie per la prima volta l’intero corpus di design dell’architetto milanese, mettendolo in stretta relazione ai temi spaziali, monumentali, architettonici: un nesso fondamentale, questo, perché non avrebbe senso separare il suo lavoro di architetto da quello di designer. Lo si intravede chiaramente già nei bellissimi schizzi e disegni, affollati di caffettiere con cupola, cabine da spiaggia che diventano armadi, timpani e torri che impersonano oggetti: architettura che diventa design e viceversa, come sottolinea Domitilla Dardi in un saggio del catalogo ragionato: «l’osmosi tra architettura e design, tra edificio e oggetto si unisce da subito al tema della scalarità».

Gli oltre 350 pezzi presenti in mostra – quasi vent’anni di lavoro – sono allestiti lungo un percorso di nove stanze, favolose wunderkammer tematiche dove arredi, oggetti d’uso, prototipi, modelli, dipinti e schizzi, spalancano finestre sulla poetica di Rossi, andando ben oltre il binomio forma-funzione. Ne emergono le sue riflessioni di progetto che traslano, con sorprendente continuità formale e metodologica, dalla città all’architettura, dal monumento all’oggetto. La famosa caffettiera – cui è dedicata una meravigliosa sala – ne è esempio emblematico. Il tema della scala – nel significato dimensionale dei rapporti tra le misure su carta e quelle reali – è presente in tutta l’opera di Rossi, fin dagli anni ‘70 «quando disegna vedute urbane in cui si avvicendano caffettiere, monumenti e isolati cittadini, oppure torri si scompongono come oggetti modulari» – spiega la curatrice Chiara Spangaro. È un’indagine costante dal grande al piccolo che si ritrova in opere molto conosciute e diventate icone del Novecento, «il Teatrino scientifico e la Cabina dell'Elba (Bruno Longoni Atelier d'Arredamento), nella relazione tra architettura e design, la libreria Cartesio (Unifor), o ancora in opere che forzano questo rapporto - il servizio Tea & Coffee Piazza (Alessi) e Teatro Domestico per la Triennale del 1986» precisa ancora Spangaro.

Fresco di laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1959, Rossi inizia da subito a disegnare mobili, nei primi anni insieme al collega Leonardo Ferrari. Dal 1979 in poi, esplora il mondo della produzione industriale e dell’alto artigianato, lavorando con prestigiose aziende italiane e straniere, quali Alessi, Artemide, DesignTex, Bruno Longoni Atelier d’arredamento, Molteni&C UniFor, Richard-Ginori, Rosenthal. Spazia tra i materiali più disparati – legno, ceramica, metallo, marmo, pietra, tessuti artigianali e plastiche – arrivando a definire dettagli precisi e forme essenziali (la pentola cubica, le teiere a sfera per esempio) che riconducono a un’idea di classicità.

Arredi, sedie – alcune insuperate, come la Milano – servizi da te, pentole, armadi, librerie, scrittoi abitano, come personaggi di un immaginario teatro, lo spazio domestico della casa. Come la serie di «architetture da tavola» realizzate per Alessi, dove Alessandro Mendini – allora direttore artistico dell’azienda – chiama Aldo Rossi e altri nove architetti estranei al mondo del design (da Michael Graves a Richard Meier, da Charles Jenks a Robert Venturi) a progettare il servizio Tea and Coffee Piazza. È il new domestic landscape parafrasando il titolo della mostra sul design italiano del Moma del 1972 – degli anni Ottanta, in cui Rossi mantiene un coerente e personale fil rouge con la costante classica.

Ulteriore livello di lettura è rappresentato dai numerosi, stupendi schizzi e disegni di Rossi: un tratto nero, forte e deciso, ammorbidito da colori caldi e intensi – ocra, rosso, verde. Sono spesso delle opere a sé, come pure i quadri che Rossi stesso dipingeva.

Un discorso a parte merita l’allestimento, ideato da MA Architects (associato di Rossi a New York) che ha inserito nelle sale, come citazione, alcuni grandi modelli di architettura: l’ossario del Cimitero di Modena diventa – ironicamente – il contenitore espositivo di pentole, disegni, oggetti, mentre la sala del Teatro del Mondo – che oscillava nelle acque veneziane – è occupata dall’affascinante, misterioso, metafisico modello in legno del teatro, uno dei progetti più emblematici del Novecento.

L'occasione della mostra ha portato anche alla redazione di un catalogo ragionato sul design di Rossi: il primo studio completo sulla sua produzione di arredi e oggetti. Il volume conta sulla collaborazione di Domitilla Dardi e dei preziosi contributi scientifici del Museo Alessi, con Francesca Appiani, e del Museo Molteni, con Francesca Molteni e Peter Hefti, oltre alla partecipazione di collezioni pubbliche e private.

Aldo Rossi. Design 1960-1997
Museo del Novecento, Milano
29 aprile – 6 novembre 2022
www.museodelnovecento.org/it/mostra/aldo-rossi

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