Re­cen­sione «Il legno per l’ar­chi­tet­tura lieve» di Gianni Loddo

Secondo Loddo il legno da costruzione che abbiamo a disposizione ai giorni nostri è il materiale che più si presta all’impiego nell’architettura lieve.

Date de publication
05-12-2019
Stefano Miccoli
Ingegnere civile POLIMI, assistente alla cattedra di strutture all’AAM, dottorando all’Università di Granada

Con il termine «Architettura lieve» Gianni Loddo, professore associato di Architettura tecnica presso la facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Cagliari, descrive tutti quegli «episodi architettonici» caratterizzati allo stesso tempo da dimensioni ridotte a da un basso impatto ambientale.

Secondo l’autore il legno da costruzione che abbiamo a disposizione ai giorni nostri, un materiale sì naturale, ma che ha ampiamente superato i limiti che ne hanno decretato la quasi scomparsa a favore di altri materiali più performanti, è il materiale che più si presta all’impiego nell’architettura lieve.

Lo scopo della ricerca presentata in questo volume è quello di contribuire alla «rilettura e al recupero di un materiale che appartiene alla cultura architettonica mondiale in vista di un suo uso sempre più diffuso e corrente», ma concentrandosi su un ambito che rimane di nicchia rispetto ai grandi temi attuali dell’architettura del legno – gli edifici multipiano, i grattacieli, gli edifici a forma libera ecc., quello appunto dell’architettura lieve.

Il volume è diviso in tre parti. Nella prima l’autore ripercorre la storia delle costruzioni in legno, individuando alcuni «episodi particolarmente significativi in cui la coniugazione tra tradizioni costruttive e prestazioni ha creato veri e propri modelli», classificandoli da un punto di vista tipologico: presenta in maniera chiara e dettagliata le strutture abitative per le popolazioni nomadi (la Tepee dei nativi americani, la Yurta dei popoli mongoli, la Aqal delle tribù so­male), le tipologie semistanziali legate all’allevamento (il Maso trentino, il Pinnettu sardo) e le tipologie abitative stanziali (gli edifici a graticcio e il balloon frame). L’analisi storica procede con un approfondimento sugli edifici per il culto e si conclude con la presentazione di quattro esempi testimoni del rinnovato interesse nei confronti del legno in epoca moderna e contemporanea, grazie al perfezionamento della produzione e la diffusione del legno lamellare e dei derivati del legno: il Cabanon di Le Corbusier, la Marie Short House di Glenn Murcutt, il Tempio Cattolico dello Spirito Santo di Imre Macovecz e il Serpentine Pavilion del 2005.

Nella seconda parte Gianni Loddo presenta una selezione di 20 progetti, tutti realizzati in un periodo di tempo relativamente breve, tra il 1996 e il 2009, che si inseriscono a pieno titolo nella definizione di architettura lieve proposta dallo stesso autore. Ogni edificio scelto, classificato in base alla sua funzione, è corredato da una presentazione del progettista o dello studio di progettazione e da una scheda di descrizione del progetto che spiega dettagliatamente la struttura dell’edificio e le caratteristiche dei materiali scelti, con l’aiuto di numerose immagini e disegni tecnici. Interessante notare che quasi tutti i progetti scelti in questa selezione provengono dal Nord Europa, quasi a testimoniare che, anche nell’ambito dell’architettura lieve, la maggiore diffusione del legno si sta avendo in quei paesi dove non si è mai veramente smesso di costruire in legno. Un’altra caratteristica che si nota è che quasi tutti i progettisti scelti dall’autore sono nati tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta del secolo scorso, suggerendo che questa generazione di giovani architetti sia più sensibile alla tematica proposta dall’autore.

La terza e ultima parte del volume è un glossario tecnico che ci ricorda che lo scopo della ricerca resta quello di promuovere l’utilizzo del legno come materiale da costruzione moderno e tecnologicamente avanzato, per cui l’autore ha ritenuto utile «richiamare, in modo organico, le principali caratteristiche di questo materiale, per poi passare all’illustrazione delle prestazioni relative alle essenze citate nelle schede che descrivono i progetti».

L’originalità del lavoro di ricerca è evidente sin dal titolo del volume: Il legno per l’architettura lieve. Il punto di partenza scelto ha permesso all’autore di indagare e approfondire un aspetto dell’architettura del legno ancora poco esplorato o forse marginale rispetto ai grandi temi dell’attualità, ma proprio in questa marginalità risiede la novità dell’approccio proposto.

Si apprezza inoltre la ricostruzione storica delle costruzioni in legno per «episodi significativi», un’idea che permette di introdurre in maniera sintetica ma esaustiva il tema del legno come materiale da costruzione; la scelta di presentare progetti poco noti ma esemplificativi dell’approccio scelto; il li­vello di dettaglio delle schede di presentazione dei progetti, che entrano nel merito sia degli aspetti architettonici che di quelli strutturali e di scelta dei materiali.

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