Da luo­go a lo­ca­ti­on

Intervista a Nicola Pini

Che un territorio diventi spazio cinematografico non dipende solo dalle scelte dei registi, ma anche dalle politiche economiche attuate dalle regioni per attirarvi le produzioni. In Ticino questo lavoro è condotto dalla locale Film Commission, prima del suo genere in Svizzera; fondata nel 2014 da Ticino Turismo, Locarno Festival, Associazione Film Audiovisivi Ticino e Gruppo registi e sceneggiatori indipendenti della Svizzera italiana, essa è «un progetto di politica economica, non culturale» – come chiarisce il presidente Nicola Pini – che si pone due obiettivi: «consolidare e incentivare la filiera dell’audiovisivo ticinese» e «attirare la produzione audiovisiva nazionale o internazionale in Ticino, così da creare lavoro, portare indotto economico sul territorio e dare visibilità turistica alle nostre destinazioni passando per le emozioni di un racconto audiovisivo». Sara Groisman discute con Pini di come questa «iniziativa di marketing territoriale e turistico innovativa per la Svizzera» si rapporti al territorio ticinese e alla sua architettura e di quale immagine ne veicoli.

Publikationsdatum
30-07-2018
Revision
30-07-2018

Come si svolge il vostro lavoro con le produzioni?

Di solito la logica delle film commission è: io ti do 100’000 franchi ma tu ne devi spendere 150’000 sul territorio; noi però non possiamo offrire grandi incentivi; al massimo riusciamo a sostenere qualche produzione pagando dei servizi sul territorio o le spese di scouting. Dove siamo competitivi e forti è nell’accompagnamento che possiamo garantire: aiutiamo a ottenere permessi di lavoro e autorizzazioni a riprendere in modo rapido, fungiamo da facilitatore nei contatti con enti pubblici e privati e soprattutto suggeriamo delle location. Può trattarsi di esterni o di interni: non bisogna dimenticare che le storie di un film si svolgono più spesso al chiuso che in piazze o castelli, e così ci troviamo spesso di fronte alla richiesta di appartamenti ammobiliati antichi o moderni. 

Poi ci occupiamo anche di piccole cose a cui non si pensa, ma che possono creare disagi: vai a spiegare a una troupe venuta dall’estero che se giri a Muralto, Minusio, Locarno devi usare sacchi dei rifiuti diversi…

Quali sono gli aspetti del Ticino su cui mirate nel dialogo con le produzioni?

Abbiamo la fortuna di avere un territorio bello e variegato: percorrendo tragitti relativamente brevi si va dall’alta montagna alla città, dalle palme ai boschi, dalle valli con paesini dove ti sembra di essere ancora nell’Ottocento ad appartamenti moderni; questa bellezza e varietà, insieme all’efficienza operativa, ai professionisti sul territorio e al servizio di accompagnamento, ci permette di essere attrattivi.

Alcuni scenari disponibili per delle riprese sono elencati nella Guida alle Location sul vostro sito filmcommission.swiss.

Sì, è uno dei due grandi strumenti che offriamo: il primo è la Guida alla Produzione, dove cerchiamo di raccogliere le professionalità attive sul territorio, in modo che chi vuole venire a lavorare qui veda quali competenze ci sono. Poi c’è appunto la Guida alle Location, che è aperta e in continua evoluzione: chiunque (enti pubblici, patriziati, associazioni di valorizzazione del territorio, privati) può iscrivere un luogo gratuitamente. Vorremmo che ci fosse il maggior movimento collettivo possibile nel segnalare i posti stupendi di questo cantone, sia a livello di paesaggio che di costruito, perché ci sono sempre angoli nuovi da scoprire e far scoprire; proprio per questo nei mesi scorsi abbiamo lanciato con Rete Uno un concorso che invita a segnalare con una foto la location in cui ambienteresti un film.

Navigando nella Guida si nota una certa predilezione per i luoghi storici: è un caso o vi interessa attirare l’attenzione su un’immagine specifica del Ticino?

No, non vogliamo veicolarne un’immagine univoca. Bisogna però dire che la Film Commission è una realtà molto giovane, quindi è possibile che all’inizio si siano scelti luoghi un po’ scontati. Non ci sono, d’altra parte, i più famosi, come i castelli di Bellinzona, perché quelli sono già noti alle produzioni. Ciò che ci interessa maggiormente sono i luoghi particolari: la Congiunta a Giornico, l’ex fabbrica Cima Norma a Dangio o i fortini scavati nelle montagne. Chiaro è, anche nel nostro mandato, che vogliamo far emergere un Ticino attraente, quindi cerchiamo il più possibile di veicolare posti belli.

Quando parla di «posti belli» a cosa pensa? Intende luoghi da ufficio del turismo?

Come dicevo, siamo un progetto di politica economica, non culturale. Quindi nello stesso modo in cui non entriamo nel merito della bellezza o no di un film, non ci permettiamo neanche di dare un giudizio di valore sulle location. Sicuramente però i luoghi turistici vanno proposti perché sono evidentemente belli e ci interessa venderli in chiave di promozione del turismo, ma vogliamo anche proporre qualcosa che vada oltre i soliti standard. Sto imparando che non per forza i luoghi del turismo sono i luoghi del cinema.

E per voi non c’è differenza tra chi cerca, ad esempio, una valle da sogno o una discarica?

Non c’è differenza nella misura in cui uno dei nostri obiettivi è portare qui produzione e lavoro. Vero è che un altro obiettivo è veicolare un’immagine attrattiva del Ticino, e proprio per questo nel distribuire i nostri piccoli incentivi alle produzioni consideriamo anche la riconoscibilità diretta o indiretta del territorio nel film (con riconoscibilità diretta si intende che il territorio non solo è visibile ma anche nominato o immediatamente riconoscibile). Ad ogni modo, vorremmo dare un’immagine del Ticino che non sia solo cliché, ma che sia il più possibile variegata, anche perché questo ci permette di far conoscere altro oltre a quanto già è noto e attira.

Avete già preso in considerazione una collaborazione con il mondo dell’architettura?

Per ora ci sono stati contatti puntuali, legati a luoghi specifici, ma vorremmo approfondire la cosa, ad esempio tramite l’Accademia d’architettura di Mendrisio, l’associazione di categoria o i singoli professionisti. Questa intervista è una buona occasione per invitare gli architetti ad aiutarci a rimpolpare la Location Guide grazie al loro occhio attento e sensibile al territorio – un occhio evidentemente diverso rispetto a quello di registi o produttori. Penso anche che per loro possa essere valorizzante mettere a disposizione una propria creazione e vederla in un film. L’operazione che abbiamo fatto con Mister Felicità di Siani, ambientato anche al LAC, è stata molto positiva: è stato bello far conoscere l’edificio a milioni di persone.

Mi diceva che la Film Commission è attualmente un progetto di politica economica; si può immaginare che un domani venga espanso a comprendere anche l’ambito culturale?

Per ora è prematuro parlarne: conclusi i primi tre anni, che sono andati molto bene, ci attende il rinnovo del mandato di prestazione e del finanziamento da parte del Cantone. Vero è che se le finalità di economia e cultura sono diverse bisogna o unirle articolandole bene, o lasciarle separate… Ad ogni modo non mi sento di chiudere la porta, e peraltro mi sembra che la Confederazione stia mirando a unire aspetto culturale ed economico. Penso comunque che politica economica e culturale possano ritrovarsi in un postulato base, nel quale credo profondamente: che la cultura in generale e l’audiovisivo in particolare siano al tempo stesso motore di progresso civile e economico. Partendo da questo il terreno d’intesa per parlarsi di più e fare delle politiche pubbliche più sinergiche esiste.

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