Ge­ner­a­re il fu­tu­ro, dal­la Scuo­la al­la Cit­tà

Conclusa l'iniziativa «Mantova e la Scuola. Consultazione Nazionale per ricerche progettuali sugli spazi innovativi per la didattica», a cura di M. Ferrari, C. Tinazzi con A. D'Erchia, novembre 2021 - aprile 2022.

Publikationsdatum
11-05-2022
Massimo Ferrari
Architetto e professore associato in Composizione architettonica e urbana DABC POLIMI

Una misurata e preziosa città storica nella quale sono ancora oggi evidenti – vive e manifeste – le ragioni del suo sviluppo tramandato e complesso, le epoche recenti e le più antiche che hanno formato il suo carattere, il valore degli spazi concatenati nel tempo, le relazioni con il paesaggio e con l’acqua che da sempre ne segnano la simbiosi – tradita solo dai tempi più vicini a noi –, Mantova è un libro stampato a chiare lettere, per chi sa e ha la pazienza per leggere ad alta voce. Un racconto per l’infanzia con la profondità di un saggio per adulti, o meglio la semplice complessità nascosta nei testi di Italo Calvino, utilizzando una esplicita metafora riferita al tema della formazione nel fertile passaggio tra condivisione e consapevolezza. Non è possibile riferirsi, in questo caso, alla raffinata ma esclusiva esperienza flaneuristica,1 bensì alla più evidente inclusiva e scolastica lezione antropologica che nel racconto urbano rilegge le profonde radici di una civiltà padana, tradotta alla virgiliana, capace di legare spazi e culture, ricchezze e miserie, felicità e dolori presenti su entrambe le facce – sociale e spaziale – della medaglia forgiata già dalla fondatrice Manto.2

Questo punto di vista, osservato prima che reso astratto per ogni epoca, generalizzato al fine di individuare un metodo di lettura prima che solamente una possibilità critica, questo modo di leggere la città – il capitale culturale che ogni città possiede – come un racconto di formazione se lo immaginiamo riferito, ancor più puntualmente, al tema della scuola, può essere intrecciato alla scala minore, come fosse un sistema a rete formato da nodi e aste, a quella dimensione maggiore, che è la dimensione della città. Come una ragnatela neurologica i due sistemi possono in un certo senso riflettersi nella loro aspirazione all’unitarietà e trarre qualità reciproca da questa possibile mescolanza.

Tra le tante potenzialità parallele, il sistema mostrato, interpretato con una grande visionarietà ideale, rende però necessario proprio un ripensamento generale del sistema scuola, una politica nuova che – ponendo al centro le Scienze della Formazione, la Pedagogia – ci faccia ripensare a un periodo nel quale le avanguardie delle discipline della formazione e della composizione dello spazio viaggiavano su binari paralleli ma sempre e comunque collegati.3 Periodi nei quali queste eccellenze, questi nodi catalizzatori segnavano raffinatezze pionieristiche in una geografia che da Como a Ivrea, da Milano a Bologna – più tardi nel secondo Novecento – costruivano modelli emblematici che solo la cronologia, assieme all’attenta capacità di rilevare queste coincidenze interdisciplinari, ha legato con un filo rosso che ancora oggi è in attesa di una coerente continuità. Originali interpretazioni come esempi nodali decisivi lungo il secolo scorso, passaggi obbligati, conoscenze necessarie per riuscire a intravvedere un nuovo risveglio contemporaneo.4

Ma se la città e la scuola da sempre si scambiano ruoli e intrecciano, alle diverse scale, le composizioni e gli orizzonti comuni, è forse oggi necessario ripensare anche disciplinarmente il valore formale del centro scolastico – più che mai immaginato in questi anni come presidio urbano – come acceleratore di comunità e di periferie ancora senza identità, luoghi subordinati che storicamente hanno avuto solo la promessa di un corredo di funzioni pubbliche a partire dalla loro nascita con l’inurbamento post-bellico alla metà del secolo passato. La sfida, quindi, potrebbe essere quella di qualificare questi luoghi della formazione con la possibilità di condividere alla scala di quartiere – per poi aprirsi alla scala urbana – funzioni culturali necessarie a entrambe le comunità: alla sfera della formazione, con innesti di dimensioni adeguate ai singoli plessi e ai differenti vicinati, in una virtuosa sinergia o meglio sinestesia culturale tra scuola e città, necessaria a legare tra loro temi e territori partendo dalle attitudini locali caratterizzate da qualità intellettuali proprie, con la forza del radicamento e della promozione dei valori.

L’altra faccia della medaglia vede naturalmente la possibilità di qualificare questi centri di formazione con singoli valori attribuiti, il ruolo della lettura – ad esempio – la biblioteca o dell’ascolto, la sala della musica, che possono essere immaginate con maggiore capacità e qualità imposte dal ruolo urbano, riuscendo a fornire in concerto tra loro una dotazione preziosa e certamente di maggior rilevanza rispetto alla frammentarietà delle singole dotazioni minime garantite, miglior esempio per i tanti ragazzi in cerca della loro propria vocazione futura. Luoghi teatrali, museali, laboratori urbani che possano davvero essere la cerniera di scambio tra la società civile organizzata nella città e le più giovani leve a cui è principalmente dedicata attenzione formativa. Luoghi pubblici, dentro la scuola, per permettere una formazione continua anche alle età più adulte, in un costante rimbalzo generazionale capace di qualificare proprio il ruolo della formazione in questo nuovo millennio.

Un tratto a sé dovrà poi risiedere nella ricerca degli spazi specifici per l’insegnamento che, nel superamento dell’idea di aula tradizionale,5 dovranno differenziarsi per le scuole di ogni ordine e grado connotando, con radici ben salde nelle fertili esperienze pedagogiche appena passate, la nostra contemporaneità, identificando specificamente gli edifici proposti per una scuola futura. La condizione necessaria e sufficiente, in questo caso, risiede infine nella capacità di fare rete, affidata a tante diverse sinestesie culturali, scientifiche e umanistiche, la capacità di annodare relazioni fisiche e digitali, materiali e immateriali tra i tanti poli e le differenti identità attribuite alle singole scuole, tra le differenti età di apprendimento che alla scala maggiore coinvolgono l’intera città. La capacita di costruire linee e segmenti in grado di congiungere fisicamente questi nuclei virtuosi; piste ciclabili immaginate non solamente come tratti o frammenti di mutuo soccorso, ma come disegno urbano unitario, percorsi pedonali protetti, disegnati sulle specifiche esigenze dei diversi plessi nella loro distribuzione all’interno del tessuto costruito, apertura sempre più consapevole alla città dei recinti scolastici per favorire questa omologazione distributiva alla scala del disegno urbano; all’opposto, ma certamente complementare, la digitalizzazione costante e la facilità di accesso alle reti dei dati prodotti dal sistema scolastico locale lette in una prospettiva nazionale e internazionale, in una visione globale, la spinta a un principio di sussidiarietà promosso per contagiare positivamente un apprendimento assistito che già abbiamo ricercato nelle scuole pluriclasse della frontiera americana lungo tutto l’Ottocento6 come nelle zone maggiormente disagiate della penisola italiana dall’Appennino alle Alpi, alle Isole. Sussidiarietà, parafrasando Abraham Lincoln,7 per immaginare una migliore società futura.

Mantova, quindi, sarà campo di sperimentazione in questi mesi come possibile caso esemplare per complessità problematica rispetto a esigenze e necessità presenti in Italia come nel nostro Continente, in una dimensione misurata per la capacità di ri-ammagliare un tessuto che vive ora di singolarità, tanto problematiche quanto di eccellenza, che aspirano ad essere connesse in un unitario disegno strategico. Con l’aiuto di venti università italiane abbiamo immaginato di realizzare questo ambizioso progetto di una ritrovata relazione tra Città e la Scuola proprio nella città virgiliana, sicuri dei risultati di una Consultazione Nazionale8 garante di una qualità che, senza ideologie, riesce – come da sempre è riuscita – a coniugare ragione ed emozione in ogni singola Architettura.

Note:

  1. A questo proposito si veda G. Nuvolati, L’interpretazione dei luoghi. Flânerie come esperienza di vita, Firenze University Press, Firenze 2013.
  2. L’originale disegno della città-isola di Mantova ancora oggi deve alla leggendaria indovina tebana Manto la sua natura e indole.
  3. Nonostante non esista esplicito riferimento di un legame tra il lavoro di Maria Montessori e Giuseppe Terragni (per l’Asilo Sant’Elia) o Figini e Pollini (per l’Asilo nido Olivetti), risulta evidente la stretta relazione tra un punto di vista pedagogico che andava scardinando la rigidità del metodo passato e gli spazi per l’infanzia immaginati in quegli stessi anni.
  4. M. Ferrari, Di Ogni Ordine e Grado. L’Architettura della Scuola, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 2015.
  5. M. Ferrari, C. Tinazzi, A. D’Erchia, Imagining the School of the Future in S. Della Torre, M. Bocciarelli, L. Daglio, R. Neri, Buildings for Education. A multidisciplinary overview of the design of School Buildings, Springer International Publishing, Berlin 2020.
  6. Ci si riferisce all’esperienza delle One-Room Schoolhouse.
  7. «The philosophy of the school in one generation will be the philosophy of government in the next».
  8. Mantova e la scuola, Consultazione nazionale per ricerche progettuali sugli spazi innovativi per la didattica, (a cura di M. Ferrari, C. Tinazzi con A. D’Erchia). novembre 2021 - aprile 2022. Nell’ambito del PRIN – PROSA | Prototipi di Scuole da Abitare, https://prosascuoledabitare.eu.

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