Pen­sa­re al fu­tu­ro, as­su­mer­si re­spon­sa­bi­li­tà

Un diario di viaggio nella Svizzera del 2050 - e ritorno

In un momento di trasformazioni sociali e ambientali profonde, il mondo della progettazione è chiamato a interrogarsi sul proprio ruolo. Le figure attive nella pianificazione e nella costruzione sono "soltanto" prestatori di servizi tecnici – o protagonisti di un cambiamento culturale? Il Forum Zukunft Bauen 2025, promosso da espazium – edizioni per la cultura della costruzione e dalla SIA, ha raccolto questa domanda e l’ha affrontata insieme a professioniste e professionisti della progettazione provenienti da tutta la Svizzera. Tre le tappe principali: Zurigo, Renens e Mendrisio. L’obiettivo comune: non immaginare il futuro in modo astratto, ma pensarlo come un campo di possibilità concrete, da costruire insieme.

Data di pubblicazione
10-07-2025

Il futuro come terreno di sperimentazione

Il Forum nasce dalla convinzione che la cultura della costruzione non sia soltanto il risultato di un’eccellenza tecnica, ma anche l’espressione di valori condivisi. Di fronte a sfide globali – crisi climatica, scarsità di risorse, polarizzazione sociale – è evidente che gli strumenti tradizionali non bastano più. Serve uno sguardo capace di integrare dimensioni ecologiche, sociali, economiche e culturali.

In questo contesto, il Forum si è configurato come un laboratorio del pensiero progettuale: uno spazio protetto in cui non si cercano soluzioni immediate, ma si aprono orizzonti di trasformazione di lungo periodo. Si è cercato di rispondere a una domanda di fondo: come deve evolvere la progettazione per garantire, nel 2050, un ambiente costruito più giusto, resiliente e sostenibile?

Visioning e backcasting: strumenti per pensare (e imparare)

Il percorso si è fondato sull’interazione di due metodi complementari:

Visioning: In una prima fase, i gruppi hanno costruito rappresentazioni concrete dell’anno 2050. Un esercizio immaginativo che ha portato a esplorare ruoli, valori e strutture di un futuro contesto ideale.

Backcasting: A partire da queste rappresentazioni, si è poi tornati al presente per chiedersi: quali condizioni sociali, politiche, normative o tecnologiche dovrebbero attivarsi per avvicinarci a quella visione? Quali azioni vanno intraprese oggi per rendere possibile quella transizione?

Questo ribaltamento di prospettiva – partire dal futuro per agire nel presente – ha permesso di superare approcci datati e aprire nuovi spazi di pensiero. La domanda non era più “che cosa possiamo fare?”, ma “che cosa dobbiamo iniziare a fare?”

Uno scenario condiviso

Uno degli elementi centrali emersi è la necessità, in Svizzera, di smettere di consumare nuovo suolo. La legge sulla pianificazione del territorio impone un uso più responsabile delle aree già urbanizzate. Trasformare dunque, e non sostituire. Gli edifici esistenti diventano risorse da valorizzare: rigenerazione, economia circolare e riqualificazione prenderanno il posto della sostituzione. La Svizzera, vincolata da accordi internazionali e decisioni federali, ha fissato come obiettivo la neutralità climatica (Netto-Null) entro la metà del secolo. Se negli edifici in uso gli standard energetici (come MuKEn o Minergie) hanno già prodotto progressi rilevanti, il nodo critico resta quello dell’energia grigia, legata alla costruzione.

Tre regioni, tre percorsi, un’unica tensione verso il futuro

Svizzera tedesca (Zurigo) - Utopie realistiche – e la questione della governabilità

A Zurigo, circa trenta partecipanti si sono riuniti negli spazi di DasProvisorium. Il workshop, moderato da Senem Wicki, si è aperto con una riflessione sui criteri di Davos per la cultura della costruzione. In piccoli gruppi si è discusso di valori e orientamenti condivisi, e si sono analizzati profili professionali come quelli di chi elabora le norme tecniche o chi facilita i processi, per svilupparli, trasformarli o rimetterli in discussione.

Molti hanno indicato scenari di crisi – dal collasso climatico all’instabilità politica – come condizioni che renderebbero possibile un cambiamento sistemico. La regolamentazione è stata vista come strumento necessario per guidare la transizione: tasse sulle emissioni, imposte sullo sfitto, politiche di sobrietà. Ma si è anche discusso di come preparare questo cambiamento culturalmente: senza paura, senza imposizioni, ma con coerenza e trasparenza.

Il confronto conclusivo – condotto da Judit Solt in un formato aperto e dinamico – ha evidenziato un ampio ventaglio di posizioni: da chi riaffermava la validità di cornici normative consolidate, a chi proponeva di superare radicalmente le identità professionali esistenti.

Romandia (Renens) – Dalla discontinuità alla rifondazione

A Renens (Losanna), il Forum ha riunito circa quaranta partecipanti, coordinati da Marc Frochaux. Tra i profili professionali esplorati citiamo chi si occupa della manutenzione del costruito, chi lavora sull’ottimizzazione dei materiali, chi traduce i regolamenti in narrazioni accessibili.

Ogni ruolo è stato sviluppato nei dettagli: percorsi di formazione, inneschi normativi, contesti sociali. Sono stati immaginati eventi-soglia per rendere plausibili questi cambiamenti: il fallimento di megaprogetti iconici (come “The Line”), l’introduzione di una tassa sullo sfitto nel 2026, il collasso del sistema monetario nel 2033.

Nella discussione finale con Carole Pont (Comitato centrale SIA), è stato sottolineato che molte delle figure prese in esame esistono già, ma non sono ancora riconosciute formalmente: serve definirle con precisione, strutturarle nei percorsi formativi e garantirne la legittimità istituzionale.

Svizzera italiana (Mendrisio) – La cultura della costruzone come ponte tra saperi

A Mendrisio, nello storico Palazzo Pollini, i venti partecipanti guidati da Stefano Zerbi hanno riflettuto sulle professioni emergenti, aprendo a un interrogativo più ampio: come riportare l’architettura al centro del discorso culturale contemporaneo?

Professionisti della progettazione, della fisica della costruzione e della pubblica amministrazione hanno discusso di frammentazione disciplinare, determinata da normative rigide e specializzazione crescente. Nella discussione finale, condotta dalle co-presidenti della SIA Ticino, Silvia Barrera ed Elena Fontana, si è auspicato un ritorno a una visione più integrata, affiancata dall’apertura a saperi esterni: filosofia, sociologia, antropologia, letteratura. Figure capaci di arricchire una cultura progettuale spesso schiacciata su aspetti esclusivamente tecnici.

Al centro del dibattito anche la flessibilità normativa: i regolamenti SIA dovrebbero essere letti come strumenti da adattare ai contesti, non come vincoli rigidi.

Visioni condivise pur nelle diversità regionali: professioni, formazione, partecipazione

Nuovi profili hanno bisogno di riconoscimento: le nuove professioni esistono già, ma in forma parziale o non ufficiale. Serve legittimarle attraverso strumenti formativi, certificazioni, definizioni condivise e riconoscimento sociale.

Formazione come chiave della trasformazione: è emersa ovunque la necessità di percorsi capaci di connettere tecnica e cultura, teoria e pratica, specializzazione e capacità di mediazione.

Cooperazione anzichè competizione: la crescente complessità del processo edilizio richiede una figura che non sia più vista come “autoriale”, ma come coordinatrice di competenze diverse e complementari.

Regolamentazione come leva per il cambiamento: le politiche fiscali e normative non sono viste come ostacoli, ma come strumenti abilitanti, a condizione che siano condivisi e partecipati.

La trasparenza dei dati come bene comune: l’accesso aperto a dati su edifici, materiali e clima è considerato una condizione essenziale per una progettazione consapevole e orientata al futuro.

Dal pensiero all’azione

Una domanda ha accompagnato tutto il percorso: serve davvero una crisi per cambiare? Oppure possiamo iniziare ora – con visione, determinazione e responsabilità condivisa – a costruire una nuova cultura della costruzione?
Il Forum non ha dato risposte definitive. Ma ha offerto domande pertinenti, visioni generative e strumenti da sviluppare ulteriormente. Questi materiali possono nutrire dibattiti negli studi professionali, orientare percorsi formativi, diventare strumenti per l’azione politica e culturale.
Il ruolo di espazium – edizioni per la cultura della costruzione e di istituzioni come la SIA è centrale nel promuovere nuove figure professionali, nello sviluppare modelli educativi innovativi, e nell’aprire spazi per un dibattito pubblico più ampio, inclusivo e competente.
Il Forum Zukunft Bauen 2025 è stato un luogo di pensiero collettivo. Ha dimostrato che il futuro non è un concetto astratto, ma un terreno su cui esercitare immaginazione, competenza e senso di responsabilità.
Il percorso continuerà: con nuovi partner, nuove tappe, nuovi interlocutori. Il dialogo proseguirà, e i risultati saranno diffusi attraverso i canali di espazium – edizioni per la cultura della costruzione, contribuendo alla riflessione strategica della SIA e del suo ecosistema.

Altri articoli nei dossier del Forum Zukunft Bauen in tedesco, francese e italiano.

 

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