Il Paul Klee Zen­trum di Ber­na 

Un suono bilanciato e avvolgente

Il Paul Klee Zentrum, situato nella zona di Schöngrün, appena fuori dal Ring e ai margini della capitale svizzera, ospita un quarto dell’intera produzione dell’artista, più di quattromila opere oltre a molti oggetti privati, come le marionette che lo stesso Paul costruiva per il proprio figlio Felix, piante e fiori essiccati, conchiglie, minerali e soprattutto molti manoscritti che fungono da filo conduttore tra le opere e la vita dell’artista. 

 

Data di pubblicazione
09-04-2018
Revision
09-04-2018

La realizzazione del Zentrum è stata resa possibile dalla donazione della famiglia Klee delle opere dell’artista, da un generoso finanziamento privato e dal Cantone di Berna, che ha messo a disposizione il terreno. L’obiettivo del progettista, l’architetto italiano Renzo Piano, e della Fondazione Maurice E. e Martha Müller, che ha elargito la donazione, era quello di creare non un museo d’arte tradizionale, ma un centro culturale che riflettesse la natura complessa e interdisciplinare dell’artista che fu anche musicista, scrittore e insegnante. Il programma espositivo prevede infatti mostre temporanee, spettacoli teatrali, concerti, conferenze e un fantasioso laboratorio per bambini (Creaviva).

L’architettura 

Come Klee si è profondamente ispirato alla natura, anche Renzo Piano ha trovato nelle colline svizzere il genius loci da cui far scaturire il progetto. L’architetto ha immaginato un edificio dalle forme ondulate, come un corrugamento del terreno: la struttura doveva sollevarsi e poi rientrare nel suolo. Da subito prende forma anche il disegno dell’area circostante e viene progettata una passeggiata esterna di avvicinamento all’edificio. «Il campo di frumento che si alza e si integra è un tutt’uno con l’edificio»: per Renzo Piano tutto si gioca sul rapporto tra edificio e natura. 


La geometria del tetto è così complessa da rendere diverso uno dall’altro ogni singolo metro dei 4,2 chilometri di travi d’acciaio; inoltre anche la leggera inclinazione della copertura presenta sempre una differente angolazione. Le singole sezioni della copertura sono state ricavate da lamiere di acciaio di grandi dimensioni, utilizzando per il taglio una strumentazione computerizzata di alta precisione, poi sono state saldate insieme artigianalmente. La curvatura delle travi d’acciaio ha infatti precluso l’utilizzo di una macchina, rendendo necessario saldare a mano più di 40 km di struttura. Una conseguenza della geometria dell’edificio è la complessa progettazione strutturale dei 150 metri della facciata in vetro. Essa misura 19 metri nei suoi punti più alti ed è composta da lastre di vetro che misurano fino a 600 x 160 cm, con elementi che raggiungono anche un peso di 500 kg. 


Fin dall’inizio una delle preoccupazioni principali di Renzo Piano e di tutto il Building Workshop è stata quella di creare un’atmosfera luminosa, pur non potendo utilizzare la luce naturale. Infatti gli addetti alla conservazione raccomandavano di mantenere un’intensità luminosa compresa tra i 50 e i 100 lux, considerato il tipo di opere da esporre, come acquerelli e disegni, più fragili delle pitture a olio, che invece sopportano anche un’intensità luminosa di 240 lux. Per avere un’idea di cosa questo significhi si può riflettere sul fatto che una giornata di sole nel mese di luglio produce un’intensità luminosa di 100’000 lux, mentre una giornata nuvolosa a marzo ha una luminosità di circa 10’000 lux. Con un sistema di illuminazione artificiale sono necessari 500 lux per illuminare correttamente gli spazi di lavoro in un ufficio. 


Le opere d’arte ovviamente non reagiscono negativamente solo alla luce troppo brillante ma vengono danneggiate anche da variazioni di temperatura e umidità e ciò impone un controllo continuo dei valori climatici, presupposto che ha costituito un ulteriore importantissimo aspetto della progettazione. Sono state quindi adottate una serie di misure per ridurre il più possibile il consumo energetico: l’eccellente isolamento del tetto, dei soffitti e dei pavimenti riduce al minimo le dispersioni termiche, mentre un sofisticato sistema di tende esterne protegge dalla luce e dal calore estivo. Il ricambio di aria è garantito da un sistema di ventilazione con recupero di calore che permette di ridurre al minimo le perdite termiche. 


In corrispondenza delle tre «colline» è stata predisposta una passeggiata coperta, detta «la strada del museo», progettata come luogo di incontro, scambio, informazione, oltre che come collegamento tra gli spazi espostivi e didattici. Tra i servizi disposti lungo la passeggiata si trovano un caffè, il bookshop e un luogo di studio per l’approfondimento dell’opera di Klee. In questo spazio dotato di strumenti interattivi è possibile scoprire in formato digitale tutta l’opera dell’artista, costituita da un corpus di circa 10’000 opere. 

Progettazione acustica del Paul Klee Zentrum

di Andrea Bacchi Mellini e Andrea Roscetti

La musica costituisce un elemento fondamentale nella concezione artistica di Paul Klee, ragion per cui il centro contiene al suo interno un auditorium con una capienza massima di 300 persone. La configurazione spaziale dell’Auditorium è organizzata secondo una morfologia trapezoidale, con i posti a sedere disposti a ventaglio. Il volume complessivo dello spazio acustico è di 4300 mc e garantisce un tempo di riverberazione di 2 secondi. 
Gli ingegneri acustici dell’azienda tedesca Müller-BBM hanno collaborato alla progettazione della sala, suggerendo l’installazione di un sistema di pannellatura riflettente sia sulle pareti laterali che sul soffitto per garantire un suono bilanciato e avvolgente, supportato ulteriormente dalla finitura ruvida della superficie interna in calcestruzzo prefabbricato della sala. 

Dietro ai pannelli riflettenti e alla zona che accoglie il pubblico è stato installato un sistema fonoassorbente costituito da 99 tende a rullo regolabili in tessuto, in grado di soddisfare la necessità di modificare i tempi di riverberazione in funzione delle diverse attività, riuscendo a ridurne il valore fino a 1,1 secondi. La flessibilità acustica dello spazio consente di variare notevolmente il programma prodotto in sala. L’isolamento acustico verso l’esterno è garantito dal sistema costruttivo in calcestruzzo prefabbricato, con un doppio guscio separato elasticamente.

 

Luogo: Berna, Monument im Fruchtland 3 
Committenza: Fondazione Maurice E. e Martha Müller 
Architettura: Renzo Piano Building Workshop, Parigi; ARB Architekten, Berna
Collaboratori: B.Plattner (responsabile), M. Busk-Petersen, O.Hempel (responsabile architetto), L. Battaglia, A. Eris, J. Moolhuijzen (partner), M. Prini e F. Carriba, L. Couton, S. Drouin, O. Foucher, H. Gsottbauer, F. Kohlbecker, J. Paik, D. Rat, A. Wollbrink; R. Aebi, O. Aubert, C. Colson, F. de Saint-Jouan, P. Furnemont, Y. Kyrkos 
Architettura del paesaggio: Hochschule für Agrar-, Forst- und Lebensmit- telwissenschaften (HAFL), Zollikofen 
Direzione lavori: ARB Architekten, Berna 
Ingegneria civile: Ove Arup & Partners Ltd, Londra; B+S Ingenieur AG, Berna 
Progetto impianti: Ove Arup & Partners, Londra; Luco Ingenieure und Planer AG, Berna; Enerconom AG, Soletta
Progetto impianti elettrici: Bering AG, Berna 
Consulenza antincendio: Institut de sécurité 
Fisica della costruzione: Grolimund+Partner AG, Zurigo 
Acustica ambientale: Müller-BBM, Planegg 
Costruttore: Consorzio Klee: Wirz AG; Frutiger AG; Ramseier AG; Büchi AG 
Progetto facciate: Emmer Pfenninger Partner AG, Münchenstein
Fotografia: Damian Poffet 
Date: progetto: 1999, realizzazione: 2005

 


Testo originale in inglese qui.


 

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