Il Cen­tro Sviz­ze­ro di Mi­la­no – in­ter­ven­ti dal 1998

Studio Broggi+Burckhardt

Il testo descrive e contestualizza gli interventi svolti dallo studio Broggi+Burckhardt dalla fine degli anni Novanta fino ad oggi, svelandone le diverse ragioni e i riferimenti progettuali.

Data di pubblicazione
06-08-2015
Revision
22-10-2015

Il tema dell’angolo

Descrivendo il suo progetto in occasione dell’inaugurazione del nuovo Centro Svizzero (in «Schweizerische Bauzeitung», settembre 1951), Armin Meili menzionò alcuni problemi architettonici che gli avevano dato del filo da torcere («es gab manche Nuss zu knacken»). Un problema interessante a cui egli accenna riguarda l’angolo ottuso, piuttosto casuale, formato dal corpo basso a causa dell’allineamento della pianta a via Manzoni (lo storico Decumano dell’epoca romana) e a via Palestro. La transizione architettonica di queste due direzioni, che in una precedente variante di progetto era stata aggirata curvando l’intero edificio verso piazza Cavour è stata elegantemente risolta da Meili all’interno dell’edificio nella grande sala multiuso con la linea sinusoidale del parapetto del soppalco al quarto piano.

Questo tema dell’incontro di due direzioni diverse è stato preso in considerazione in maniera particolare durante il nostro lavoro di ristrutturazione del Consolato Generale di Svizzera (1998), che ha coinvolto tutto il secondo piano del corpo basso. La parete blindata che separa la zona pubblica dagli ambienti di lavoro viene curvata in concomitanza con l’angolo ottuso del fabbricato. Sul lato concavo della curva si trova la zona d’attesa per visitatori.

Più tardi, nel 2014, l’idea dell’andamento curvo è stata ripresa nell’insegna luminosa installata sul tetto verso piazza Cavour, realizzata in concomitanza con la schermatura degli impianti posti in copertura.

Adeguamento impiantistico

Una caratteristica – forse tipica – della tradizione progettuale svizzera emerge chiaramente nel progetto di Armin Meili: l’ottimo e razionale sfruttamento del volume costruito. I vani secondari e di servizio, così come i locali tecnici, i canali e le scale di sicurezza, sono infatti ridotti al minimo indispensabile per consentire di utilizzare al massimo la preziosa superficie utile.

Nel 1949, per motivi economici, si rinunciò a un impianto di climatizzazione centralizzato, realizzando un sistema di raffrescamento nei soffitti per mezzo di serpentine ad acqua fredda. In inverno le stesse serpentine servivano al riscaldamento. Poiché questo sistema non prevedeva canalizzazioni per l’aria, si risparmiò non solo sugli impianti ma anche sugli spazi necessari all’alloggiamento dei canali, ai locali tecnici, ecc. Questo atteggiamento razionale, fondato su criteri di economia, si rivelò tuttavia svantaggioso quando, decenni più tardi, si è reso necessario l’adeguamento alle nuove esigenze, a suo tempo non prevedibili.

Nel 1999 l’Ufficio delle Costruzioni federali ha dunque deciso di inserire un nuovo sistema di climatizzazione centralizzata per tutto il complesso. Il nuovo sistema consiste in una climatizzazione di base ad aria combinata con regolazione individuale tramite convettori. I nuovi volumi tecnici potevano soltanto in minima parte essere ricavati all’interno degli edifici, e si sono dovuti sistemare sia sul tetto della torre che sulla copertura del corpo basso. Inoltre, si è reso necessario aggiungere sul lato nord della torre un volume per la nuova distribuzione verticale delle tubazioni con l’inserimento degli scambiatori di calore.

Oltre a questi problemi, generati dalle nuove esigenze impiantistiche, sono apparse nuove richieste riguardanti l’adeguamento alle attuali norme di sicurezza, norme antincendio, norme per i disabili ecc. Il tutto evidentemente comportava serie conseguenze di carattere architettonico, cosicché anno dopo anno si sono dovute trovare soluzioni ad hoc – distribuite praticamente su tutto il complesso – per risolvere i problemi più diversi. All’elaborazione di queste soluzioni ci sono stati di grande aiuto gli studi di Karin Gimmi sul processo progettuale del Centro Svizzero.

I principi architettonici

Per gli interventi di ristrutturazione e adeguamento del Centro Svizzero lo studio Broggi+Burckhardt si è basato sui seguenti principi architettonici:
– la chiarezza concettuale dell’opera di Meili, con i volumi ben definiti e i rivestimenti omogenei, dev’essere rispettata;
– per motivi di leggibilità dei nuovi interventi e per ragioni costruttive non si può continuare ad applicare semplicemente il linguaggio degli anni Cinquanta;
– le soluzioni architettoniche vanno differenziate nelle diverse zone.

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