Il prin­ci­pa­le de­no­mi­na­to­re co­mu­ne

Genossenschaft Kalkbreite, Zürich (ZH)

Abstract dell’articolo, in italiano, di Tina Cieslik per la pubblicazione «Cultura della costruzione: qualità e critica».

Data di pubblicazione
03-03-2022

Il complesso della cooperativa Kalkbreite a Zurigo, abitato dal 2014, costituisce un pro­getto emblematico di edilizia residenziale urbana. La preminenza della collettività sull’individuo è il fil rouge che lega tutte le scelte. Circa 20 anni fa qui c’era solo un piazzale di manovra per il trasporto pubblico. Anche se il terreno era incastonato tra la ferrovia e la frequentatissima Badenerstrasse, nei primi anni 2000 si decise di intervenire, realizzando un progetto di edilizia residenziale. A tal fine, nel 2006, gli abitanti del quartiere hanno fondato l’associazione Kalkbreite. La città ha acconsentito e l’associazione è stata convertita in cooperativa, ottenendo il terreno in diritto di superficie. Le parti coinvolte hanno sviluppato un programma di uso degli spazi attraverso un processo partecipativo: una combinazione di attività commerciali e tipologie abitative alterna­tive alla consueta pensata per piccole famiglie – il tutto deciso congiuntamente e in conformità alle linee guida della società 2000-watt. Nel 2009 il concorso di progetto è stato vinto dallo studio Müller Sigrist Architekten di Zurigo con il motto: «Condividere piuttosto che possedere». Gli ­ambienti comuni, come la biblioteca o gli «spazi jolly» disponibili per affitti temporanei, non sono assegnati ai singoli appartamenti, ma resi disponibili a tutti.

Tina Cieslik espone la sua scelta.

La realizzazione accoglie un totale di circa 250 inquilini. Il tutto si materializza in un grande fabbricato poligonale che sfrutta al massimo il terreno. Dai lati nord e sud si accede al deposito dei tram, integrato nell’edificio. Il cuore dell’intervento è il grande cortile sul tetto del deposito, accessibile a tutti anche dall’esterno attraverso una ripida scala. Circa otto anni dopo l’inaugurazione, una cosa è certa: il con­cetto funziona ed è anche all’altezza delle ambizioni ecologiche e sociali della committenza. Per dirla con Vitruvio: quanto a durevolezza e funzionalità, il progetto si colloca all’apice in una scala di ­difficoltà. Vitruvio non aveva però considerato l’organizzazione e l’esecuzione del progetto: aspetti in cui la costruzione si pone come nuovo punto di riferimento.

Questo articolo è stato pubblicato nel numero speciale «Cultura della costruzione: qualità e critica». Ordina adesso!

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