Con­cor­si e cam­pus: tre espe­rien­ze a con­fron­to

Dietro alla realizzazione delle nuove sedi della SUPSI, che ne estendono il «campus diffuso» in tutta la «Città Ticino», ci sono i concorsi di architettura: tre procedure diverse per arrivare a tre progetti (di cui due appena realizzati) che declinano i bisogni di utenti e istituzioni. In questo intervento, la committenza le ripercorre e mette a confronto.

Data di pubblicazione
12-05-2021

Nel 2010 la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) ha definito la propria strategia logistica. Dopo alcuni anni dedicati all’individuazione di un unico luogo nel Cantone in cui insediare i propri dipartimenti e scuole affiliate, si è optato per un campus diffuso nei principali luoghi di interesse di quella che era già allora definita come la «Città Ticino» del futuro. Vi era da un lato la difficoltà di trovare un luogo sufficientemente ampio e flessibile che potesse accogliere anche in una prospettiva di medio e lungo periodo le proprie attività, considerando lo sviluppo atteso delle SUP su tutto il territorio nazionale. Dall’altro la volontà di integrare armoniosamente la SUPSI nel territorio, in siti facilmente accessibili e strettamente legati ai principali poli urbani, destinati a svilupparsi grazie all’evoluzione della mobilità pubblica che si prospettava con la realizzazione delle gallerie di base di AlpTransit del San Gottardo e del Monte Ceneri. La concretizzazione della strategia era la realizzazione di tre nuovi campus universitari, e precisamente:

  • Campus USI/SUPSI a Lugano-Viganello (ora Campus Est del Polo universitario di Lugano)
  • Campus SUPSI a Mendrisio Stazione
  • Campus SUPSI a Lugano Stazione

I progetti sono stati concepiti nell’ambito di tre concorsi d’architettura, che hanno avuto luogo fra il 2010 e il 2013, seguendo differenti modalità di svolgimento, che in questo articolo vengono commentate dalla prospettiva della committenza. La tabella all'inizio della galleria d'immagini riassume le principali caratteristiche dei concorsi.

Tre tipologie di concorso di progettazione

Abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci in breve tempo con tre differenti tipologie di concorso. Di seguito riportiamo alcune valutazioni dal punto di vista del committente. I due concorsi per i campus di Viganello e Mendrisio si sono svolti conformemente al Regolamento SIA 142 (ed. 2009). I relativi bandi sono stati sottoposti per esame alla Commissione SIA 142/143. Inoltre gli stretti contatti con la SIA Ticino sono stati di valido aiuto non solo durante tutto il periodo e nella composizione delle giurie, ma anche nelle varie fasi di progettazione ed esecuzione. Per quanto riguarda il mandato di studio in parallelo per il campus di Lugano Stazione, la procedura è stata scelta e svolta dalle FFS e si è appoggiata al regolamento SIA 143 (ed. 2009).

Campus USI/SUPSI a Lugano-Viganello: concorso libero in due fasi

È stato il primo concorso; ha avuto luogo fra ottobre 2010 e luglio 2011. L’impostazione di base è stata quella di un classico concorso di progetto a due fasi a procedura libera, in forma anonima. Alla prima fase potevano partecipare tutti gli architetti, con il solo vincolo di essere iscritti al Registro svizzero degli architetti (REG), livello A o B o con titoli di studio e pratica equipollenti. Potevano inoltre partecipare gli architetti con titolo equipollente e abilitati a esercitare nel loro paese di domicilio, provenienti dagli Stati che avevano sottoscritto i trattati internazionali GPA e gli accordi bilaterali, rispettivamente in uno degli Stati parte dell’accordo internazionale sugli appalti pubblici OMC (ex GATT/WTO), purché fosse garantita dal loro Stato la reciprocità con la Svizzera sull’esercizio della professione.

Al termine della prima fase, la giuria avrebbe ammesso un numero compreso fra 6 e 10 dei progetti ritenuti i più interessanti per i concetti urbanistici e progettuali proposti, senza stabilire una graduatoria di merito né assegnare premi. Solo ai concorrenti ammessi alla seconda fase del concorso veniva richiesto di creare un team interdisciplinare di progetto il quale, oltre evidentemente all’architetto, doveva essere composto almeno da ingegnere civile, ingegnere elettrotecnico, ingegnere impianti RCVS, specialista nella fisica della costruzione ed eventuali altri consulenti. I vari specialisti potevano partecipare a un massimo di due team di progetto. La possibilità di permettere la partecipazione a tutti gli architetti iscritti al REG rispondeva concretamente a un auspicio della SIA volto a favorire la creazione di nuove opportunità per chi entrava nella professione e raccogliere ulteriori stimoli progettuali dalle nuove generazioni di progettisti. La partecipazione al concorso aperta a giovanissimi architetti anche senza esperienza era stata considerata nel bando, prevedendo un’apposita clausola di possibile accompagnamento a tutela degli interessi del committente.

Se questa possibilità ha sicuramente favorito un alto numero di partecipanti, potrebbe però aver ridotto la motivazione di alcuni importanti studi, considerato il rapporto fra l’impegno da dedicare al concorso e la probabilità di vincerlo, confrontati con un numero così elevato di concorrenti. Le iscrizioni sono state ben 177 e i progetti presentati in prima fase 125. Nella prima fase di progetto i documenti richiesti ai concorrenti per permettere le valutazioni della giuria erano volutamente ridotti, limitandosi a un massimo di tre tavole in formato A1 per progetto con piante in scala 1:500, un modello 1:1000 (inserto per il modello generale), una relazione esplicativa e una documentazione relativa agli aspetti della sostenibilità. Nonostante i documenti da consegnare fossero ridotti, si era consapevoli dell’importante impegno di lavoro richiesto ai numerosi concorrenti per sviluppare il progetto.

Al termine della prima fase del concorso, fra i 125 progetti la giuria ne scelse 10 da ammettere alla seconda fase. I principali criteri che hanno portato alla scelta dei progetti ammessi alla fase successiva del concorso sono stati:

  • qualità architettonica
  • qualità tipologica e funzionale
  • qualità degli spazi
  • flessibilità
  • sostenibilità
  • coerenza tra le scelte formali e architettoniche e costruttive

La giuria ha dedicato molta attenzione a esprimere delle critiche individuali per ogni singolo progetto al fine di formulare delle linee guida per lo sviluppo atteso nella seconda fase del concorso dai progetti scelti.

Indicazioni che hanno riguardato aspetti quali:

  • urbanistica e pianificazione
  • programma degli spazi
  • volume destinato ad un futuro ampliamento
  • accessi
  • sistemi di riscaldamento e raffreddamento

Sulla base di queste indicazioni specifiche i progetti sono stati approfonditi e presentati nella fase finale del concorso, dove la giuria ha poi determinato la graduatoria definitiva. I documenti richiesti in questa ultima fase erano logicamente più rilevanti e prevedevano un massimo di 8 tavole in formato A0 con piante in scala 1:200, relazione tecnica della costruzione, relazione tecnica delle installazioni tecniche e impiantistiche, relazione sulla sostenibilità, tabelle per la determinazione dei costi di costruzione e dei computi delle superfici e volumi, oltre ad un modello completo in scala 1:500.

Nonostante le indicazioni fornite dalla giuria ai singoli autori, abbiamo però dovuto constatare che i progetti stessi, dal punto di vista architettonico, non sono stati sviluppati in modo rilevante rispetto alle soluzioni presentate nella prima fase di progetto. Probabilmente questo potrebbe essere dovuto alla prudenza di non modificare delle impostazioni/soluzioni che avevano portato i progetti a essere scelti per la seconda fase di concorso. Quindi possiamo affermare che in questa fase sono stati approfonditi aspetti tecnici ed economici piuttosto che architettonici.

La modalità di concorso è stata sicuramente molto interessante e democratica per i progettisti, in quanto offriva al committente la possibilità di scegliere fra un ampio ventaglio di proposte progettuali, ma il potenziale vincitore avrebbe potuto non essere in grado di gestire la complessità di un progetto di tali dimensioni. Nella fattispecie, anche le misure di accompagnamento all’architetto vincitore, previste sin dall’inizio nella formulazione del testo del bando, si sono rivelate inefficaci, e il committente è stato quindi costretto ad attribuire il mandato definitivo per la realizzazione al secondo classificato.

Campus SUPSI a Mendrisio Stazione: concorso libero con procedura selettiva

Il concorso si è svolto da maggio 2012 e gennaio 2013. Nell’impostazione sono state considerate le esperienze acquisite con il concorso per il Campus USI/SUPSI a Lugano-Viganello: è stato quindi previsto con una procedura selettiva in una sola fase. L’obiettivo della fase di prequalifica era quello di scegliere un massimo di 25 team di progetto da invitare alla fase successiva di concorso che prevedeva lo sviluppo del progetto.

Alla fase di prequalifica potevano partecipare, in modo non anonimo, dei team di progetto. Quindi era già richiesta la formazione dei gruppi interdisciplinari composti da architetto, ingegnere civile, ingegnere elettrotecnico, ingegnere impianti RCVS, specialista della fisica della costruzione ed eventuali altri consulenti. L’ingegnere civile e gli ingegneri specialisti potevano entrare a far parte al massimo di quattro differenti team di progetto. Erano richieste comprovate pluriennali esperienze nella costruzione sia da parte degli studi che componevano i team, sia da parte del capofila (architetto). Nello specifico, quale criterio d’idoneità, era richiesto, sia per lo studio d’architettura, sia per l’architetto capofila, l’avere realizzato almeno un progetto negli ultimi dieci anni per un investimento complessivo di 5 milioni di franchi (CCC 2), rispetto ad un valore di progetto di circa 80 milioni di franchi. Questi limiti erano piuttosto ridotti rispetto al valore della costruzione da progettare al fine di garantire un’ampia partecipazione. Inoltre, con l’intento di promuovere i giovani architetti, il committente si riservava il diritto di poter scegliere fino ad un massimo di 5 team di progetto dove l’età dell’architetto capofila fosse inferiore ai 40 anni, senza considerare il criterio d’esperienza per il capofila del team, ma solo quello dello studio di architettura. A questa fase di selezione si erano iscritti 67 team di progettazione (quindi un’ottima partecipazione di studi con rinomate esperienze), fra i quali la giuria aveva poi ammesso 25 team alla fase successiva del concorso, svolta in modo anonimo, nella quale era richiesto lo sviluppo del progetto. Il numero dei team ammessi (25) era stato stabilito, coscientemente, alto, al fine di poter disporre al termine del concorso, nonostante la procedura selettiva, di un ampio ventaglio di progetti fra i quali scegliere la costruzione da realizzare, anche considerando che qualche team avrebbe potuto ritirarsi nel corso dello sviluppo del progetto. Cosa poi realmente avvenuta, visto che i progetti presentati sono stati 23.

La fase di prequalifica può essere considerata positiva per i team che vi hanno preso parte in quanto l’allestimento richiesto per parteciparvi è stato relativamente semplice (documentazione e referenze) e sicuramente sono stati impiegati solo pochi giorni di impegno, rispetto ai mesi di lavoro necessari per lo sviluppo di un progetto di prima fase. Il fatto poi di essere ammessi alla fase anonima di sviluppo del progetto con un numero ristretto di concorrenti ha aumentato l’interesse dei partecipanti, in quanto le probabilità di aggiudicarsi un mandato di progetto erano maggiori, visto il limitato numero di concorrenti. Sempre sulla base delle esperienze precedenti si è optato per una sola fase di sviluppo, richiedendo ai concorrenti la consegna di tutta la documentazione necessaria per una valutazione:

  • massimo di 8 tavole formato A0 con piante in scala 1:200
  • relazione tecnica esplicativa
  • tabella computo volumi, superfici e costi
  • formulario sugli aspetti della sostenibilità
  • relazione sui concetti degli impianti tecnici

I risultati di questa procedura sono stati molto positivi, in quanto i progetti valutati dalla giuria erano stati adeguatamente approfonditi e vi era sempre la consapevolezza che tutti i team selezionati nella prima fase garantivano la necessaria esperienza e affidabilità per realizzare quanto previsto.

Campus SUPSI a Lugano Stazione: mandato di studio in parallelo

In questo caso non si è trattato di un concorso di progetto, ma di un mandato di studio in parallelo, che si è svolto fra giugno 2012 e marzo 2013, al quale ci si poteva iscrivere in una preliminare fase di prequalifica. Tutta la procedura è stata svolta direttamente dalle FFS e dalla SUPSI che vi hanno preso parte nell’ambito del Collegio di esperti (giuria). Il mandato di studio in parallelo aveva due distinti obiettivi:

  • lo sviluppo di un progetto preliminare approfondito per un nuovo edificio SUPSI nell’area nord della stazione FFS di Lugano;
  • lo studio di un progetto urbanistico per definire il contesto di ordinamento territoriale a medio-lungo termine nel contesto di una copertura della «trincea ferroviaria» di Massagno.

Nella prima fase di prequalifica messa a pubblico concorso internazionale potevano annunciarsi team di progettazione interdisciplinari con comprovata esperienza. Data la particolare complessità del progetto era richiesto che nei team di progettazione fossero rappresentati i seguenti settori specialistici:

  • architettura
  • pianificazione / urbanistica
  • ingegneria civile
  • ingegneria dei trasporti / traffico
  • ingegneria impiantistica RCVS
  • ingegneria impianti elettrici
  • fisica della costruzione

I team che si sono annunciati sono stati 30; fra questi il Collegio di esperti ne ha scelti quattro che sono poi stati chiamati a sviluppare i progetti. La scelta dei gruppi non è stata facile, visto che alla fase di prequalifica hanno partecipato molti team di grande qualità ed esperienza, probabilmente richiamati dall’interesse per un progetto di questa natura e complessità. La procedura del mandato di studio in parallelo prevede uno sviluppo dei progetti in forma non anonima, con diversi incontri fra i team di progetto e il Collegio degli esperti al fine di trasmettere indicazioni dirette ai progettisti che possano orientare e aiutare lo sviluppo dei progetti. Questa procedura, oltre all’impegno dei progettisti, richiede anche un importante impegno del Collegio degli esperti, cosa che di per sé limita in modo importante il numero di team chiamati a sviluppare i progetti, e di conseguenza porta ad avere un numero limitato di proposte. In questo specifico caso sono stati svolti 4 incontri, della durata di circa 120 minuti, con i 4 team di progetto ogni 3-4 settimane; hanno portato alla consegna finale delle proposte progettuali fra le quali il Collegio degli esperti ha poi consigliato al committente (FFS) la scelta dei progetti da sviluppare.

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