Al via un pro­get­to di co-hou­sing al fem­mi­ni­le

IngOG+ in Bosnia ed Erzegovina

In una piccola cittadina della Bosnia ed Erzegovina, l’associazione Ingegneri senza frontiere Svizzera (IngOG+) si vede impegnata, a fianco delle organizzazioni partner e delle autorità locali, nel dare vita a un progetto di co-housing destinato a un gruppo di donne svantaggiate socialmente. Ma le sfide e gli ostacoli incontrati sul cammino non sono pochi.

Data di pubblicazione
15-02-2021

Sono ormai trascorsi 25 anni dalla fine della guerra in Bosnia ed Erzegovina e dalla sottoscrizione degli Accordi di Dayton. Il violento conflitto, durato quattro lunghi anni e costato la vita a più di 100’000 persone, ha lasciato ferite profonde: bosniaci, serbi e croati continuano a vivere in una società segregata e governata da un sistema politico bloccato. Regna una corruzione dilagante, e anche sul fronte economico la nazione versa in difficoltà.

La guerra, le violenze inflitte e gli abusi sessuali subiti hanno lasciato migliaia di donne traumatizzate che ancora oggi si trovano a gestire la propria quotidianità, senza un sostegno da parte della famiglia. Molte di loro, ancora sofferenti per i traumi inflitti sul corpo e sulla psiche, vivono in povertà, invisibili di fronte a una struttura sociale dominata da un’impronta prettamente patriarcale.

Co-housing al femminile, per ripartire insieme

Nei dintorni della cittadina di Gradačac, nel nord del Paese, si è deciso di dare vita a un progetto abitativo teso alla realizzazione di una casa che potesse ospitare un gruppo di donne in difficoltà. L’idea del co-housing è una risposta concreta al problema degli alloggi. Se si vive una situazione di fragilità o si è già in là con gli anni, trovare casa è un’impresa a dir poco titanica.

Il progetto prevede di realizzare un’abitazione in cui le donne possano vivere insieme e autosostentarsi, grazie alla coltivazione dei terreni circostanti la casa. L’idea è che le co-locatarie possano aiutarsi reciprocamente e, in un clima di auto-aiuto, rafforzare la propria autonomia e autostima, nonché ottenere gli strumenti per potersi emancipare. Sono infatti loro stesse a dover organizzare la propria quotidianità. L’obiettivo è insomma fare in modo che le donne riprendano in mano le redini della propria esistenza, e che lo facciano il più autonomamente possibile. In caso di necessità, un educatore fornisce assistenza in loco, accompagnando la comunità lungo il percorso.

Un progetto internazionale

Il progetto è frutto dell’iniziativa di Hazima Smajlović, una donna bosniaca, originaria proprio di Gradačac, che nel 1993 è fuggita in Svizzera con i propri figli e oggi vive a Basilea. A dare forma all’idea ci ha pensato l’associazione IngOG+ che, oltre ad aver preso in mano la direzione del progetto e a occuparsi dei finanziamenti, coordina la progettazione e la costruzione dell’edificio, accompagna la costituzione della comunità abitativa e segue lo sviluppo della struttura organizzativa, con il coinvolgimento di tutte le parti interessate. Nella progettazione non tutto però è andato liscio come l’olio, commenta il team IngOG+.

Incaricato del progetto è lo studio di architettura TEN (Zurigo e Belgrado) che lavora in collaborazione con Bessire Winter, un altro studio di architettura a cui è affidata la progettazione e l’esecuzione lavori. La gestione della comunità abitativa è responsabilità della fondazione Naš Izvor che IngOG+ ha costituito in Bosnia (da qui lo stretto legame che unisce l’associazione al progetto). La selezione delle locatarie spetta a un comitato, formato dai membri della fondazione Naš Izvor e dai membri dell’organizzazione partner Vive Žene, così come dai rappresentanti dei servizi sociali di Gradačac. La comunità abitativa potrà contare sull’appoggio finanziario della fondazione e sui contributi versati dal Comune di Gradačac e dal Cantone di Tuzla.

Un progetto e un’architettura all’insegna di nuovi parametri

Sin dall’inizio, l’associazione IngOG+ e gli studi TEN e Bessire Winter hanno puntato su un progetto audace ed espressivo. «L’opera deve dare alle donne e al progetto maggiore visibilità sociale», spiega l’architetto Nemanja Zimonjić di TEN.

Per sua stessa natura, una casa deve poter offrire protezione, benessere e sicurezza, e qui ancora di più. Non si tratta infatti soltanto di costruire un’abitazione, bensì di far nascere uno spazio vitale che sia al tempo stesso un punto di ritrovo, di socializzazione, ma anche un luogo dove potersi ritirare alla ricerca della propria intimità. Si è scelta una struttura simmetrica, una configurazione che sottolinea, anche a livello formale e abitativo, il principio dell’uguaglianza. Le camere sono ampie, tutte identiche e rivolte verso il bosco, in modo da garantire la protezione della propria sfera privata.

La vita in comune ha luogo al piano terra, in uno spazio separato, formato da un lungo salone ubicato tra due bagni, dove le donne possono socializzare e condividere i momenti della quotidianità. Questa ampia sala comune offre anche la possibilità di creare altri piccoli spazi modulabili, da adibire a svariate funzioni, in modo da offrire angoli di tranquillità nella vita comunitaria. Nei caldi mesi estivi, il vivere insieme trova spazio soprattutto davanti e attorno alla casa. Al primo piano c’è un locale multifunzionale che non fa parte dello spazio abitativo comune, ma funge da ufficio dell’educatore responsabile, da dormitorio per i visitatori e da magazzino.

A fine ottobre 2020, dopo tutti gli ostacoli incontrati sul cammino, si è finalmente data luce verde ai lavori, ponendo così un’importante pietra miliare. Ora che la costruzione è in corso, l’associazione IngOG+ spera di rafforzare la fiducia delle autorità locali che si mostrano tuttora diffidenti, viste le esperienze negative raccolte in passato con altri progetti sociali.

Sostenere il progetto

I costi del progetto, comprendenti il primo anno di esercizio, ammontano complessivamente a 215’000 franchi. Circa l’80% dei fondi necessari è stato raccolto. Per coprire il resto dei costi l’associazione IngOG+ sta ancora cercando finanziamenti e raccogliendo donazioni. È un processo lungo e impegnativo, ma ripagato con la gioia e la riconoscenza di tutti gli attori coinvolti.

Donazioni

IngOG Svizzera, 8092 Zurigo, IBAN: CH47 0900 0000 6015 4664 3, motivo del versamento: BIH001; www.ingog.ch/donate

 

Associazione IngOG+

Ingegneri senza frontiere Svizzera (IngOG+) è un’associazione senza scopo di lucro attiva nell’ambito dell’aiuto allo sviluppo. L’associazione è presente in Svizzera dal 2008, fa parte della rete internazionale Ingegneria senza frontiere (ISF) e conta un centinaio di membri. Con entusiasmo e passione, i volontari intervengono in tutto il mondo, lavorando per offrire alle comunità più svantaggiate la possibilità di riscattarsi. In quest’ottica, la IngOG+ realizza progetti ingegneristici, fornisce assistenza tecnica e garantisce un trasferimento attivo delle conoscenze, in modo da offrire alle persone in difficoltà non soltanto migliori condizioni di vita, ma anche gli strumenti per uno sviluppo sul lungo periodo.

 

Studio di architettura e ricerca TEN / Bessire Winter

TEN è uno studio di architettura e di ricerca con sede a Zurigo e a Belgrado che riunisce i professionisti delle più svariate discipline: architettura, design, storia dell’architettura, letteratura, scienze e arte. I valori in cui TEN crede si rispecchiano nel poliedrico ventaglio di progetti che lo studio realizza in collaborazione con vari laboratori di ricerca, ma anche con il contributo del vasto pubblico, dei governi locali, dei rappresentanti delle comunità e di clienti privati.

 

Bessire Winter è uno studio di architettura con sede a Feldbrunnen (SO). Attualmente Céline Bessire e Matthias Winter lavorano alla realizzazione di piccoli progetti di costruzione. È a loro che il Cantone di Soletta ha conferito il Förderpreis 2020, un premio a sostegno dei progetti di sviluppo e con cui lo studio ha potuto ampliare il proprio campo di attività, includendo anche la ricerca. Con la creazione, nel 2017, di «Delphi», una rivista indipendente di architettura, C. Bessire e M. Winter hanno dato il là al dibattito sui temi attuali dell’architettura e, proponendo pubblicazioni di vari autori, progetti cinematografici, esposizioni ed eventi di vario genere, hanno creato una piattaforma che permette alla giovane generazione di architetti di far sentire la propria voce.

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