Senza pietre non c’è arco: due pas­se­relle a con­fronto

«Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra. – Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan. – Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, – risponde Marco, – ma dalla linea dell’arco che esse formano. Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: – Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che m’importa.Polo risponde: – Senza pietre non c’è arco.»1

Date de publication
01-10-2018
Revision
01-10-2018

Elogio della compressione

Un ponte in pietra naturale non lascia mai indifferenti. L’idea stessa di utilizzare un materiale dall’elevato peso specifico, e con caratteristiche che lo rendono poco adatto a riprendere sforzi di flessione, per realizzare un attraversamento orizzontale sembra a dir poco un paradosso. L’elevata resistenza a compressione dei materiali lapidei ha da sempre permesso di realizzare ponti ad arco, di differenti forme, spesso molto snelli. Sempre però è il peso proprio della struttura che è chiamato a stabilizzarla. Nei due esempi delle passerelle di Jürg Conzett a Flims, un’arco, e di Moro & Moro a Locarno, una lastra, si è andati oltre questa conformazione «naturale» dell’attraversamento in pietra, sfruttando al massimo due caratteristiche meccaniche: la resistenza alla compressione delle pietre metamorfiche – gneiss di Vals e di Cresciano – e l’assenza di deformazione plastica a lungo termine.

Pietra naturale post-tesa/compressa

Le forme strutturali scelte sono praticamente opposte: un arco molto snello per Jürg Conzett e un’ideale lastra monolitica per Moro & Moro. In entrambi i casi però si è ricorso a un espediente simile per permettere alla struttura di essere stabilizzata e realizzata: la post-compressione della pietra naturale. Nel caso di Flims attraverso delle fasce esterne in acciaio e in quello di Locarno attraverso delle barre interne sempre in acciaio. In questo modo si è potuto, nel caso dell’arco, ridurre il peso proprio della struttura e, in quello della «lastra», ricostruire un comportamento monolitico dell’elemento aumentando la sua resistenza alla flessione. In entrambi i casi è stata anche raggiunta una sicurezza strutturale allineata alle esigenze contemporanee.

Prefabbricazione versus costruzione in situ

La costruzione di un ponte è da sempre legata alle caratteristiche del luogo in cui esso sorge: forma del terreno, distanza e tipo degli appoggi ecc. Ciò determina la scelta del sistema costruttivo e la possibilità di prefabbricare o costruire sul posto. Nel caso della seconda tappa del Lido di Locarno era evidente la scelta di un elemento prefabbricato: precisione e rapidità di montaggio erano una necessità. Per la passerella sopra la cascata del Trutg dil Flem, non si poteva fare altro che ricorrere a una costruzione in loco, cercando di ridurre la dimensione dei singoli elementi così da poterne facilitare il trasporto. Come già per il Pùnt da Suransuns nella Via Mala,2 la scelta del sistema costruttivo è trasposta in modo intellegibile nella composizione dei singoli elementi: conci in pietra di Vals, fasce in acciaio, distanziatori cilindrici, piantane della balaustra e corrimano. Nel caso del Lido di Locarno il sistema prefabbricato cela al suo interno la meccanica della costruzione: il risultato formale è un’ideale lastra monolitica in gneiss.

Il giunto / la commettitura

In entrambi i casi la superficie di contatto fra gli elementi in pietra naturale deve essere perfetta; ciò al fine di permettere la trasmissione ottimale e la ripartizione degli sforzi di compressione introdotti tramite la post-tensione delle barre o delle fasce. La linea di contatto deve però nel contempo permettere il movimento dei diversi conci, sia a causa della deformazione della struttura sia durante la fase di post-compressione. Nel caso del ponte ad arco di Jürg Conzett questo è garantito dalle fughe di malta di spessore tradizionale, mentre nel caso della lastra di Locarno sono gli spigoli dei singoli elementi ad essere stati bisellati così da sottolineare la fuga, in questo caso di spessore ridotto. Si realizzano così due livelli di lettura: una visione d’insieme nella quale, come secondo Kublai Kan, è l’arco, ovvero la linea della struttura a dominare, e una vista ravvicinata in cui si svela che senza pietre non c’è arco.

Trutg dil Flem, il ponte della cascata, Flims – di Jürg Conzett

Testo di Jürg Conzett

Il Ponte della cascata del Trutg dil Flem («cammino lungo il Flem»), sentiero fluviale a monte del paese di Flims, oltrepassa il Flem presso una spettacolare cascata. A seconda della stagione, il ponte è immerso in una nube d’acqua vaporizzata prodotta dalla cascata, replicando così il suggestivo effetto del primo leggendario ponte Teufelsbrücke nelle Gole della Schöllenen. Già solo per questo clima umido, il materiale d’elezione per il progetto non poteva che essere la pietra naturale.

I primi progetti mostravano un arco a via superiore che ricordava i ponti del passato. Tuttavia, indagini geologiche più approfondite hanno rivelato che la sporgenza rocciosa destinata a sostenere gli appoggi presentava più spaccature di quanto originariamente previsto. Per questo, l’appoggio sinistro andava dislocato su un tratto di roccia stabile, aumentando così la campata del ponte da 11 a 18 metri. Mantenere l’idea originaria di un ponte ad arco tradizionale avrebbe comportato notevoli costi aggiuntivi, perciò la scelta costruttiva si è indirizzata su un arco in pietra molto piatto e di spessore costante per la sua intera lunghezza. L’arco è pretensionato da due barre in acciaio inossidabile fissate sul lato superiore. Tale pretensionamento riduce l’eccentricità della curva delle pressioni in presenza di carichi asimmetrici. Nonostante l’incremento della forza assiale nell’arco, il carico di punta non ne viene ridotto, in quanto le barre di pretensionamento seguono qualsiasi eventuale deformazione dell’arco, riuscendo così a esercitare un effetto stabilizzante.

La pietra utilizzata è lo gneiss di Vals. Lo spessore della lastra, di 63 mm, corrisponde a quello delle pietre utilizzate per le Terme di Vals: questo ha consentito di contenere i costi effettuando il taglio con le frese multiple della cava. 

Le lastre di gneiss di Vals sono state posate con precisione su una centina in legno, separate da distanziatori in plastica, e infine fissate con malta liquida. Successivamente, le fughe sono state chiuse lateralmente e superiormente con una malta convenzionale. Una volta indurita la malta, infine, sono state applicate le barre in acciaio inossidabile: queste poggiano sulla pietra per mezzo di piccoli cilindri in acciaio, che hanno consentito uno scorrimento tra l’acciaio e la pietra durante il pretensionamento.

I parapetti sono stati fissati alle barre in acciaio mediante viti. Grazie all’elevata tensione delle barre, non sono stati necessari ulteriori fissaggi: in questo modo è stato possibile evitare di forare le pietre.

 

Luogo: Flims 
Committenza: Comune di Flims
Ingegneria: Conzett Bronzini Gartmann AG, Coira 
Geologia: Baugeologie, Coira
Misurazioni: HMQ AG, Flims 
Ingegneria ambientale: Franziska Knüsel, K + D Landschaftsplanung AG, Muldain 
Fotografia: Wilfried Dechau, Stoccarda 
Date: progetto 2008; realizzazione 2013 
Campata: 18.00 m
Saetta: 1.00 m 
Spessore arco: 20 cm
Larghezza lastre in pietra: 1,30 m 
Spessore lastre in pietra: 63 mm 
Barre di tensionamento: 100 x 12 mm, acciaio duplex EN 1.4462 (2205)

 

Passerelle interne dei bagni termali, Locarno, Moro & Moro

Testo di Ongaro & Co SA

Passerelle precompresse in gneiss Cresciano

Il progetto dei bagni termali di Locarno degli architetti Moro & Moro prevedeva tre passerelle per congiungere i tre blocchi interni dell’edificio. Questi ultimi sono rivestiti di legno e, secondo l’idea degli architetti, le passerelle dovevano invece avere un carattere massiccio.

In collaborazione con la ditta Ongaro & Co SA di Cresciano, che da anni sviluppava la tecnologia della precompressione applicata alla pietra naturale, è stato deciso di realizzare le tre passerelle in gneiss Cresciano precompresso. In questo modo esse assumono l’aspetto di tre grandi lastre in pietra naturale producendo un effetto di continuità rispetto ai rivestimenti interni dei bagni. La pietra naturale costituisce così sia la struttura sia il materiale di finitura delle passerelle, le quali una volta assemblate sono state semplicemente posate nell’edificio.

Le passerelle si comportano come delle semplici travi con due appoggi e hanno delle campate variabili con un massimo di 4,78 metri e uno spessore di soli 15 cm. Sono realizzate tramite l’unione di sei lastre in gneiss, con finitura superficiale bocciardata. Le barre di precompressione sono alloggiate all’interno di fori che attraversano l’intera lunghezza delle passerelle e sono in questo modo protette dalla pietra naturale e dalla resina d’iniezione.

Il progetto delle passerelle è stato sviluppato da un gruppo pluridisciplinare a cui hanno collaborato gli architetti, gli ingegneri civili e la ditta Ongaro & Co SA. La lavorazione e il montaggio completo delle passerelle è avvenuto presso i laboratori di Cresciano, così da poter garantire per ogni fase di realizzazione il necessario controllo di qualità. Le passerelle ultimate sono state posate presso il cantiere di Locarno nell’arco di una mattina con l’ausilio di un’autogru. L’unico elemento aggiunto in cantiere è stato il parapetto, i cui fissaggi sono stati inseriti in fori già presenti nelle passerelle.

 

Luogo: Locarno, via Gioacchino Respini 7 
Committenza: AQUA-SPA-RESORTS AG, Sursee 
Rappresentante del committente: PPM Peter Projektmanagement AG, S. Gallo
Architettura: Moro & Moro, Locarno 
Ingegneria civile: Studio ingegneria Sciarini SA, Gambarogno; Ernst Gehri, Rüschlikon
Progettazione e realizzazione passerelle: Ongaro & Co SA, Cresciano 
Fotografia: Francesco Girardi, Bellinzona 
Data di realizzazione: 2014 
Campata massima: 4.78 m 
Spessore: 15 cm 
Larghezza: 1.60 m 
Barre di precompressione: sei per ogni passerella, in acciaio speciale

 

Note

1.    Italo Calvino, Le città invisibili, Mondadori, Milano 2002, p. 83.

2.    Progettato e realizzato da Jürg Conzett nel 1999, questa volta nella forma di un’ideale catenaria in gneiss di Andeer.

 


Altri servizi sul tema:

Articolo «Über sieben Brücken»

Articolo «Umsichtig»: Trutg dil Flem»


 

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