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Lacaton Vassal finalmente pritzkerizzati

Il Premio Pritzker ad Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal va a premiare la loro ricerca tesa a «fare di più con meno», ovvero a tornare all'essenza dell'arte di organizzare lo spazio e la luce. Il commento di Marc Frochaux.

Date de publication
22-04-2021

«Finalmente!» riassume quel che abbiamo pensato quando è stata annunciata l'assegnazione del Premio Pritzker 2021 ad Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal. Dall'inizio degli anni Novanta, gli architetti francesi hanno sviluppato numerosi approcci per «fare di più con meno», ovvero per tornare all'essenza dell'arte di organizzare lo spazio e la luce.

Maggiori informazioni sul Premio Pritzker 2021 e galleria fotografica delle opere dei premiati qui

Con questo premio l'approccio del duo francese, ancora relativamente marginale, potrebbe ora essere imitato da architetti di tutto il mondo. Resta da vedere se sarà il loro metodo a essere ripreso o soltanto l'estetica grezza che caratterizza la loro produzione. «Spesso negli ultimi tempi i loro lavori sono stati letti in un modo che li impoverisce», osservava già dieci anni fa Jean-Louis Violeau.1 Molti investitori potrebbero allora, appellandosi allo stile degli architetti, ribaltarlo a loro favore per «guadagnare di più con meno».

Dunque, ve ne prego, non imitate le ricette, imitate il metodo. Nelle opere di Lacaton Vassal fare economia non è mai un fine, è un mezzo per la progettazione. Una variabile per ottenere il massimo spazio – per gli abitanti della superficie costruita, ma anche, nel terreno lasciato libero, per la vegetazione.

Un altro aspetto di questa strategia si lega al confort termico e alla gestione del clima, il cui impatto economico è decisivo. «È qui che oggi i budget lievitano: non nella struttura o nell'involucro, ma nelle questioni che riguardano illuminazione e ventilazione».2 Il confort interno ormai è affidato esclusivamente a dei calcoli, lamentano gli architetti, basati sulle cinque giornate più estreme dell'inverno e dell'estate. «Queste definiscono l'architettura portando a isolare eccessivamente, a sovradimensionare gli impianti e a interrompere la relazione tra esterno e interno».3 È per questo motivo che propongono di rendere l'abitante attore del suo stesso confort termico, mettendolo al controllo dell'isolamento e della climatizzazione del suo appartamento. Da Bordeaux a Dakar, passando per Ginevra e la sua Tour Opale, se le ricette si assomigliano la strategia s'adatta a ogni caso specifico, modulando lo spessore delle facciate per adattarlo ai venti, all'esposizione al sole, ai microclimi mutevoli.

È a questo modo di pensare che va il Pritzker: a una critica del determinismo tecnologico che, standardizzando il confort, finisce per deresponsabilizzare e disconnettere gli utenti dal loro habitat esterno, dal loro rapporto culturale col clima.

 

Note

  1. «AMC», 213/2012.
  2. «D’A» 286/2020-2021, p. 31.
  3. Dossier Lacaton Vassal estratto da «archicréé» 364/2014, p. 5.

Questo articolo è l'editoriale del numero di aprile 2021 di «TRACÉS». Traduzione a cura della redazione

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