«Il mio im­pegno è volto a ga­ran­tire uno spa­zio vi­tale lun­gi­mi­rante»

Il neo direttore SIA Christoph Starck è affascinato dalla possibilità di riunire sotto lo stesso tetto personalità eclettiche e con opinioni diverse. Il suo credo? Soltanto insieme si raggiunge l’obiettivo.

Date de publication
05-12-2019


Signor Starck, a inizio novembre entrerà in funzione in veste di direttore SIA. Qual è la cosa che la rallegra di più in questa sua nuova mansione?

La SIA è, per antonomasia, l’associazione di riferimento nel settore della costruzione. Essa si impegna, così come sancito dallo Statuto, nel promuovere uno spazio vitale sostenibile e lungimirante. Accolgo a piene mani questa missione e ne condivido i prin­cipi al 120 per cento – in veste di ingegnere forestale, come membro SIA e, ­naturalmente, nel mio ruolo di futuro direttore, ma anche di padre di quattro figli in età scolare.

Inoltre mi entusiasma il fatto che, all’interno della SIA, convergano così tanti professionisti. In seno alle commissioni, ai consigli di specialisti e al Comi­tato collaborano gli esperti più rinomati
e insieme – con intelligenza e perspicacia – pensano, creano e organizzano. È un aspetto che mi affascina enormemente.

Il sistema SIA ha i propri limiti. Lei come vede il futuro?

È una domanda difficile. Forse in futuro le cose andranno organizzate così che tutti possano fare confluire le proprie idee e i propri pensieri in modo più snello a livello di tempistiche e contenuti, senza esaminare ogni particolare, bensì fornendo a grandi linee l’input strategico in modo che l’Ufficio amministrativo possa poi portare avanti il resto e formulare i contenuti nel dettaglio.

Naturalmente esiste un’Assemblea dei delegati, che definisce gli orientamenti, e un Comitato, che prende le decisioni strategiche, tuttavia la SIA non va vista come un’organizzazione gerarchizzata, bensì come una fitta ed eterogenea rete di contatti. Per me il punto cruciale è come fare in modo che le decisioni strategiche trovino concretizzazione nel lavoro pratico svolto dalle singole commissioni e come riuscire a far sì che tutti remino nella stessa direzione. In concomitanza con lo sviluppo del ­patrimonio costruito svizzero, dobbiamo chiederci inoltre in che direzione vogliamo andare. È una domanda decisiva.

Quali esperienze, di cui ha fatto tesoro durante i suoi 16 anni di attività presso Lignum, le torneranno utili ora nell’affrontare la sua nuova mansione?

Anche Lignum, l’organizzazione mantello dell’economia forestale e dell’industria del legno svizzere, è molto eterogenea: tra un forestale e un falegname ci sono differenze abissali. Entusiasmare le persone più diverse per i progetti più diversi, formulare insieme obiettivi comuni e, nel contempo, riuscire a conciliare le aspettative di ognuno: per me è una sorta di missione, una vocazione, che era anche al centro delle mie attività quando lavoravo per Lignum. Mansioni come queste mi riempiono di soddisfazione. In veste di direttore, non sarò uno specialista, ma un generalista che farà confluire gli interessi individuali in un grande tutt’uno.

Quali sono i principi dirigenziali di cui si avvale? Ha forse un motto o una frase particolare che desidera condividere?

In realtà non mi piace mascherarmi dietro aforismi pomposi e frasi fatte.
Mi vedo piuttosto come qualcuno che guarda avanti, anticipando i tempi, e che è capace di coinvolgere gli altri, motivandoli ad agire e a raggiungere una meta, tutti insieme ben inteso. Ma senza spingere. Il mio desiderio è quello di ­offrire ai collaboratori le migliori condizioni possibili affinché possano svolgere il proprio lavoro in modo indipendente e responsabile, mettendo a frutto tutto il loro potenziale. Nel contempo mi attendo che da parte loro vi sia la volontà di prendere iniziative e ­intervenire attivamente, riempiendo lo spazio messo a disposizione. Sono fermamente convinto che i collaboratori desiderino poter essere resi partecipi e contribuire in prima persona, con le proprie capacità e competenze, a organizzare e strutturare il lavoro. Il nostro ­team è preparato, molti collaboratori hanno una solida formazione. È un enorme potenziale di know how.

Che cosa le sta particolarmente a cuore nel lavoro?

Sono un ingegnere forestale. Anche se so bene che il termine «sostenibilità» è ormai sulla bocca di tutti, questa è decisamente la parola che meglio riassume ciò per cui mi impegno con tutto me stesso. Stiamo consumando una quantità esagerata di risorse, anche quelle non rinnovabili. Tutto ciò facendo finta di nulla, come se il problema non sussistesse. Lasciamo dietro di noi tracce e impronte incancellabili, incorreggibili, danneggiando le nostre risorse vitali. Ciò che più mi sta a cuore è proprio il ­fatto di poter contribuire a fare in modo che le cose migliorino. Il settore della ­costruzione svolge qui un ruolo da protagonista. È infatti tra gli ambiti che consuma il maggior numero di risorse.

Quali sono per lei i fattori che contribuiscono ad avere successo nella vita?

Bisogna mettere gioia ed entusiasmo in quello che si fa. Quando si svolge un lavoro contro la propria volontà, le possibilità di successo sono assai limitate. È importante perseverare, non lasciarsi scoraggiare, bensì continuare sul proprio cammino, anche dopo una sconfitta. Inoltre bisogna essere pronti e ben disposti a imparare sempre qualcosa di nuovo.

Al di là degli impegni della vita professionale, che cosa le piace fare quando desidera staccare la spina e rilassarsi?

Adoro la bicicletta e lo sci, riesco a rilassarmi al meglio quando sono immerso nella natura. Ancor più volentieri se sono in compagnia della mia famiglia. Siamo in tanti: ho quattro figli maschi che hanno dagli 8 ai 16 anni. Insomma una bella sfida, ma anche tantissime gioie e soddisfazioni. Mia moglie lavora all’80 per cento come redattrice indipendente, due giorni a settimana da casa. Inoltre insegna yoga. Insomma la nostra quotidianità richiede una bella dose di organizzazione. Anche io dò il mio contributo sul fronte economia domestica ed educazione dei figli, e funziona bene. Quando arrivo a casa stacco completamente, sono in un altro mondo. Voglio esserci per i miei figli. La cosa che mi rende più felice è intraprendere qualcosa insieme alla mia famiglia.

E che cosa fa Christoph Starck quando invece sente il bisogno di starsene da solo?

Se avessi più tempo andrei più spesso in bicicletta, sia in mountain bike che con la bici da corsa, se potessi anche ogni giorno. È la mia grande passione. Mi basta pedalare nel bosco per due o tre ore e tutti i pensieri si allontanano.

C’è qualcosa che la manda su tutte le furie?

Mhm, posso toccare il tema politico? A essere sincero al momento la cosa che più mi infastidisce sono le campagne elettorali. Quando giro in bicicletta per il Canton Argovia vedo cartelloni a ogni angolo. È un gran spreco di carta, lo ­trovo davvero esagerato. Anche i temi trattati non li condivido granché. Sono sempre più scettico nei confronti della politica quando si tratta di affrontare ­seriamente i veri problemi che affliggono il nostro tempo.

Vede il futuro della Svizzera in modo così pessimistico?

No, per niente. Al contrario, penso che il nostro Paese possa continuare a contare su un sistema assai stabile. Anche in futuro avremo l’intelligenza sufficiente per riscoprire, ridefinire e dare forma alla Svizzera, con spirito innovativo. Forse noi Svizzeri andiamo un po’ sempre con i piedi di piombo, ma per lo meno evitiamo i falsi sviluppi che si vedono a volte in altri Paesi, dove a ogni cambio di governo si cambia diametralmente direzione. Da noi c’è continuità e stabilità, ma allo stesso tempo la Svizzera cambia ed evolve. Proprio per questo motivo è importante che organizzazioni come la SIA facciano sentire ancora di più la propria voce sulla scacchiera politica, in modo da riportare i dibattiti su un piano più oggettivo e concreto.

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