Di­stan­za e mi­su­ra­zio­ne

Serie: I 20 anni di Archi (1998-2018)

Per i 20 anni di Archi, l'intervento di Gabriele Basilico dal no. 6/2005. «Sarebbe importante guardare le periferie cercando di mantenere la stessa misura con la quale si guarda il centro».

Publikationsdatum
22-10-2018
Revision
07-03-2019

«Sicuramente contano le esperienze formative, anche se non penso esista una relazione diretta tra la mia formazione di architetto e la mia esperienza attuale come fotografo. È più un fatto di sensibilità e di attenzione allo sguardo. Mi interessa la possibilità di stabilire nuovi punti di vista che prescindono dalla qualità formale dei luoghi fotografati. La visione dovrebbe contenere una specie di neutralità, di sospensione di giudizio: la distanza e la misurazione possono servire per guardare un po’ di più, per guardare un po’ meglio. Il problema è che oggi non si riesce a guardare bene, si guarda troppo spesso in modo deformato dai pregiudizi, in particolare dai pregiudizi di natura formale. Sarebbe importante guardare le periferie, cercando di mantenere la stessa misura con la quale si guarda il centro. Questo non vuol dire che si accetti tutto, che tutto vada bene, perché il fotografo opera sempre una selezione a partire dalla propria memoria, a partire da un approccio affettivo».

«L’idea di “centro” mi interessa molto nel mio lavoro di fotografo. Occorre innanzitutto ricordare che la fotografia d’architettura è da sempre dominata dalla cultura della prospettiva centrale, che governa le leggi dell’osservazione attraverso un punto di vista centrale. Rispetto a questo centro che si rivela spesso ingombrante, in quanto determina la forma della città in modo univoco, mi interessa l’idea alternativa di centralità diffusa, un’idea che proviene probabilmente dalla cultura dell’Oriente e secondo la quale dobbiamo essere noi stessi a cercare di essere “centrati”. Ricerca di centro vuole dire quindi cercare di rapportasi ai luoghi, agli ambienti, alla vita, in modo “centrato”, ciò significa in modo equilibrato e sensato».

Dalla conversazione del 1996  — la ricerca di un centro — di Pierre-Alain Croset, a cui Basilico partecipò con Luigi Snozzi.

Monte Carasso 1996

 

Profilo di Gabriele Basilico

Nasce a Milano nel 1944. Si laurea in architettura nel 1973 e contemporaneamente inizia a occuparsi di fotografia concentrando il suo interesse sulle aree urbane e sul paesaggio industriale. Del 1983 e la sua prima mostra importante «Milano ritratti di Fabbriche» al Pac di Milano: nel 1984 riceve il primo incarico internazionale dal governo francese per documentare la trasformazione del paesaggio nazionale contemporaneo, successivamente realizza lavori di ricerca fotografica nel resto d’Europa. Nel 1990. per la mostra «Porti di Mare», riceve a Parigi il Prix Mois de la Photo Nel 1991 prende parte alla Mission Photographique sulla città di Beirut, devastata dalla guerra.

Nel 1996, alla VI Mostra di Architettura della Biennale di Venezia, riceve il premio Osella d’oro per la fotografia di architettura contemporanea. Nel 1999 pubblica il volume Cityscapes che illustra in 330 immagini il suo lavoro dal 1984 Da questo volume nasce la mostra omonima presentata nella primavera del 2000 allo StedelijK Museum di Amsterdam e successivamente nei musei d’Arte Moderna di Porto. Trento e Rovereto e di Buenos Aires. Nel giugno 2002 riceve da Photo Espana per il volume Berlin il premio per il miglior libro fotografico dell’anno. Nell’estate 2002 si apre alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Tonno un ampia rassegna dei suoi lavori dal 1978. Le sue opere fotografiche sono conservate nei principali musei e istituzioni pubbliche e private di tutto il mondo.

 


I venti anni di Archi (1998-2018)

Per festeggiare il ventennale della rivista Archi, una selezione degli articoli più significativi è andata a costituire una timeline, tracciando una linea di continuità tra il 1998 e il 2018. Tutti gli articoli sono contenuti nel dossier «I venti anni di Archi (1998-2018)».


 

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