Det­tag­li che fan­no la dif­fe­ren­za

Gli interni di Casa Albairone di Peppe Brivio

Pur rispondendo a un programma abbastanza modesto di edilizia residenziale collettiva, con tagli abitativi ristretti, gli interni dell’edificio Albairone a Massagno (1955-56) meritano di essere guardati più da vicino per la particolarità di alcune soluzioni progettuali.

Publikationsdatum
06-08-2013
Revision
19-10-2015

Formato dalla messa in serie di tre blocchi indipendenti – ognuno dei quali con ascensore e vano scale al centro – l’edificio presenta infatti un’organizzazione tipologica semplice ma non monotona, chiaramente leggibile in facciata. I due blocchi laterali, perfettamente simmetrici, differiscono da quello mediano grazie alla maggiore esposizione verso l’esterno: essi contengono due bilocali di circa 45 mq e un trilocale (nei lati verso nord-ovest e sud-est) di circa 70 mq, mentre il blocco centrale offre quattro bilocali identici (45 mq ognuno).

Se questa regola tipologica rimane costante nei 6 livelli che definiscono i prospetti (sono diversi il piano attico e il basamento), le piante non rimangono uguali: sfalsando la posizione di bagno, cucina e loggia si ottengono infatti due piante-tipo che si alternano in altezza (piano-tipo 2-4-6 e piano-tipo 1-3-5) generando all’esterno la caratteristica scansione di pieni e di vuoti. All’ultimo livello la profondità dell’edificio viene invece ridotta e cambiano le tipologie, con 6 unità abitative (due per ogni blocco) a doppia esposizione, formate da un unico locale soggiorno-camera da letto, accompagnato da bagno, cucina e piccola terrazza su ogni lato.

Due edifici a confronto

Un confronto tra l’edificio Albairone e la Casa Spazio a Locarno, realizzata poco tempo prima (tra il 1954-56), mette in evidenza l’evoluzione della ricerca compositiva di Peppo Brivio. Pur rimanendo salda la preferenza per un certo grado di simmetria, la composizione per piani sovrapposti (ben sottolineati dalle fasce marcapiano) e la tripartizione del corpo di fabbrica in basamento / corpo centrale / piano attico, a Massagno si legge la maggiore sicurezza nella gestione del rapporto tra pianta e alzati: a Locarno infatti i piani-tipo si ripetono senza differenziazioni.

Benché limitato a tre blocchi e otto livelli (senza contare il piano interrato), l’edificio Albairone sembra pensato per poter diventare, grazie alla sua modularità, all’essenzialità geometrica e all’indipendenza delle sue parti (i blocchi, i piani-tipo), un modello residenziale replicabile su più vasta scala; il tutto tenuto insieme da quella lastra orizzontale – originariamente traforata – che costituisce la copertura, anch’essa ripetibile all’infinito.

Entrando nell’edificio, le prove della qualità del disegno complessivo sono molteplici, a cominciare dallo spazio di transizione tra interno ed esterno – caratterizzato da grandi vetrate e dall’ordinata disposizione degli arredi fissi – o dalle ringhiere metalliche che definiscono l’involucro del vano scale. La principale «invenzione» che caratterizza gli interni di Casa Albairone consiste tuttavia nel particolare sistema di illuminazione e ventilazione naturale riservato alle cucine.

Nella maggior parte delle unità abitative (fanno eccezione alcuni appartamenti sulle testate laterali) la cucina è infatti pensata per essere accoppiata al volume cavo della loggia esterna, così da trarne aria e luce naturale. Avendo a disposizione uno spazio molto limitato – la cucina-tipo misura in pianta 209 x 212,5 cm, ovvero meno di 4,50 mq – Brivio ha predisposto l’integrazione delle aperture con il progetto dell’arredo, in maniera da non sprecare centimetri preziosi.

La sezione chiarisce la semplicità e l’intelligenza di questa soluzione, basata sulla sovrapposizione di due finestre a nastro parallele lunghe tutta la parete ma separate tra di loro. La prima si sviluppa da quota 85cm a quota 131 cm, la seconda da quota 201 cm a 260 cm, ovvero fino al soffitto: tra le due aperture rimane quindi uno spazio di 70 cm a disposizione per una fila di arredi pensili per stoviglie e vivande. La profondità di questi elementi è limitata (circa 23cm), in modo da non precludere l’utilizzo diretto della finestratura inferiore, che può fungere da passavivande in comunicazione con la loggia. La «porosità» che caratterizza le facciate sembra dunque continuare anche all’interno della scorza dell’edificio. Una simile soluzione verrà ripetuta da Brivio pochi anni dopo, nel progetto di Casa Cate (1957-58), sempre a Massagno.

Entrambi i serramenti, quello superiore e quello inferiore, sono composti da una parte fissa (larga circa 90cm) e una parte apribile (larga circa 180cm); l’apertura ribaltabile del serramento superiore, troppo alta per essere fatta direttamente, è consentita grazie a una leva metallica. In molti casi i vetri originali sono stati sostituiti con vetri a più alta efficienza energetica, come del resto è accaduto per molti dei serramenti dell’edificio. Due aperture a nastro sovrapposte si trovano anche nei bagni degli appartamenti posti sui lati corti di uno dei piani-tipo (piani 2-4-6). Qui tuttavia la scansione delle finestre risponde più alla necessità di simmetria con la cucina (in posizione simmetrica rispetto all’asse longitudinale dell’edificio) che a specifiche necessità funzionali.

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