Una vi­sio­ne in di­ve­ni­re

Intervista a Laurent Filippini e Francesco Polli

Publikationsdatum
17-02-2022

Nell’aprile 2021 è stato pubblicato un masterplan per la riqualificazione dei corsi d’acqua in Riviera. Si tratta di uno strumento progettuale innovativo e integrato, nato con la precisa funzione di rispondere alle molteplici esigenze di un territorio, quello ticinese, variabile e frastagliato.

L’Ufficio dei corsi d’acqua del Cantone ha promosso questo progetto in maniera coordinata e partecipativa coinvolgendo tutti i portatori d’interesse e basandosi sostanzialmente sugli obiettivi delle pianificazioni strategiche cantonali e dei risanamenti in atto lungo i corsi d’acqua: rivitalizzazione, rinaturalizzazione, riqualificazione, fruibilità degli spazi lungo le vie dell’acqua regionali, protezione contro le piene e risanamento dei deflussi discontinui.

Nel progetto si riassumono dunque, in maniera piuttosto chiara, le ragioni che stanno alla base degli interventi che vengono trattati in questa pubblicazione e che attribuisco all’acqua, non solo la qualifica di elemento da governare e gestire, ma anche quella di risorsa e opportunità progettuale. Per capire nel dettaglio come sia avvenuto questo processo, come si articola lo strumento che viene messo a disposizione e come possa essere utilizzato, ne parliamo con il capoufficio dell’Ufficio Corsi d’acqua, ing. Laurent Filippini, e con il capo progetto, ing. Francesco Polli.

Valeria Gozzi: Per prima cosa vi vorrei chiedere di spiegare cosa è un masterplan operativo rispetto agli ordinari strumenti pianificatori.

Francesco Polli: Il termine masterplan con il quale viene comunemente chiamato questo progetto in realtà è in parte fuorviante poiché rimanda a uno strumento che di regola è inteso in senso pianificatorio, mentre gli aspetti analizzati in questo caso, e di conseguenza le informazioni trasmesse, sono di tipo tecnico-operativo. Il nome esteso del progetto, infatti, è Masterplan operativo per la riqualifica dei corsi d’acqua in Riviera, ed è il risultato di un processo partecipativo in cui sono stati coinvolti fin dall’inizio tutti i portatori di interesse coordinandoli per tutta la durata dell’attività. Il documento finale, oggi a disposizione di tutta la popolazione è infatti il frutto di due anni di lavoro intenso e attivo. Tramite numerosi workshop tutti gli attori hanno potuto esprimere le proprie idee, spiegare le proprie necessità, a partire da una visione iniziale, una sorta di base strategica condivisa basata sugli obiettivi chiave enunciati ed emersa al termine dal primo incontro di lavoro tra i partecipanti. Attraverso questo processo sono state quindi trovate delle soluzioni condivise che oggi confluiscono in diverse schede di dettaglio, ognuna delle quali tratta un intervento specifico localizzato in un esatto punto della Riviera.

Laurent Filippini: Trovo necessario specificare che il masterplan vuole essere un piano dinamico oltre che operativo. Esso si focalizza su diverse necessità e opportunità su un territorio che va al di là del singolo Comune, ma investe un’area regionale, coordinandole in maniera virtuosa, coerente e omogenea. Il documento si compone concretamente di:

  • un piano sinottico generale necessario per localizzare geograficamente le misure, intuirne la tipologia e comprendere l’approccio coerente e unitario;
  • 41 schede tecniche di dettaglio che specificano gli interventi, lo stato (ed es. se sono già state eseguite, se sono in fase esecutiva o se sono ancora in fase di studio) e offrono le basi di progetto;
  • 9 allegati con la documentazione specifica e ausiliaria allo sviluppo delle diverse schede.

VG: Dalle vostre spiegazioni intendo dunque che, in ogni contesto specifico, sia stata evidenziata una necessità principale, ad esempio la premunizione e poi, grazie al gruppo di lavoro coordinato, siano sempre state promossi anche gli altri interessi e le possibili opportunità. Per essere più chiara, mi riferisco agli obiettivi citati all’inizio.

LF: Sì certo. L’idea è nata da una congiunzione temporale e di necessità confluite presso il nostro ufficio circa quattro anni fa. Da un lato, la pianificazione per il risanamento dei deflussi discontinui, richiesta dalla Confederazione e dal Cantone ha individuato due precise situazioni da risanare. Mi riferisco a quanto presente sulle schede 2 e 7 per il risanamento forza idrica AET (Azienda Elettrica Ticinese) e OFIBLE (Officine idroelettriche di Blenio SA).

Contemporaneamente vi era, e vi è tutt’ora, una forte spinta verso la promozione della rivitalizzazione e rinaturalizzazione dei corsi d’acqua. Parallelamente, diversi Comuni ed enti locali, hanno mostrato la volontà di valorizzare i corsi d’acqua come un reticolo attorno al quale potenziare la fruibilità e riqualificare il paesaggio.

In questo contesto, il Cantone ha ritenuto opportuno usare lo strumento di coordinamento del masterplan in oggetto con un approccio di ricerca condivisa di soluzioni che potessero coinvolgere tutti i gruppi d’interesse. L’intenzione era quella di offrire dei contenuti di base per facilitare gli iter approvativi dei progetti dando unità agli interventi e creando, in anticipo, delle dinamiche proattive in grado di mostrare i diversi punti di vista agli attori coinvolti per creare una coscienza generale delle diverse esigenze.

VG: Come dicevate si tratta dunque di uno strumento dinamico, che, vede variare gli interventi e che, man a mano che questi vengono realizzati, viene aggiornato e migliorato. In che modo, dunque funzionano le schede di dettaglio?

FP: Ogni scheda è paragonabile a un piccolo progetto di fattibilità che aiuta i veri promotori dei progetti (ad es. i Comuni o i Consorzi) ad avere le informazioni di base che speriamo possano dare quella spinta iniziale per concretizzare poi sul territorio l’esecuzione. Non sono dunque delle prescrizioni ma delle linee guida che possono ancora essere approfondite e migliorate.

LF: Ogni scheda evidenzia dunque l’obiettivo chiave che ha promosso la sua redazione e poi include anche gli altri fattori. Attraverso un lavoro di coordinamento generale, le singole schede, ognuna delle quali risponde a un contesto specifico, sono state relazionate le une con le altre.

Uno dei temi più complessi è stato quello del risanamento della forza idrica, ovvero la modulazione dei rilasci delle acque turbinate dalle aziende idroelettriche nel fiume Ticino, che potenzialmente richiedono misure costruttive e di gestione importanti e possono occupare molto spazio. All’inizio i Comuni erano fermamente contrari ad accoglierle mentre al termine dei lavori si sono concordate alcune possibili soluzioni di ubicazione. Il cambiamento di opinione è subentrato con la presa di coscienza delle reciproche necessità: dell’importanza di queste opere e delle opportunità che possono rappresentare per un riordino e un recupero complessivo di alcuni comparti a favore del proprio territorio.

VG: Mi piacerebbe entrare nel dettaglio di una scheda per capire dal punto di vista tecnico come leggerla.

FP: Ci tengo a dire che l’intero piano è stato redatto con il supporto e il lavoro di tre gruppi tecnici che hanno portato i contenuti secondo le tre principali tematiche: il Gruppo tecnico rivitalizzazione, Gruppo tecnico Comuni e Gruppo tecnico deflussi discontinui. Vediamo, ad esempio, la scheda 7 nel Comune di Rivera: in questo comparto è ipotizzata la necessità di demodulare le acque turbinate dalle Officine Idroelettriche di Blenio (OFIBLE) provenienti dalla catena di produzione della val di Blenio. Quando le acque vengono restituite nel fiume Ticino tramite il canale della Giustizia, queste provocano delle variazioni di portata rilevanti. La legge federale impone un risanamento entro certi limiti obbligando di fatto le aziende idroelettriche a risanare la situazione con misure costruttive o di gestione.

Secondo delle valutazioni preliminari – riportate nella scheda –, una delle possibili misure costruttive di risanamento è la realizzazione di un bacino di demodulazione. La procedura alla quale sono sottoposte le aziende è ancora in corso e in fase di sviluppo, ma il masterplan propone già una specifica ubicazione per l’eventuale bacino già condivisa con il Comune di Rivera e gli altri portatori di interesse coinvolti. A fronte della necessità principale legata alla demodulazione dei deflussi turbinati, la scheda include anche interventi di rivitalizzazione di corsi d’acqua e spunti relativi alla riqualificazione territoriale come l’abbattimento del rumore dell’autostrada e il risanamento della zona industriale.

VG: Esiste una linea guida generale per la gestione della fruibilità?

FP: Nell’ambito delle riqualificazioni fluviali, la fruibilità, dove possibile, viene sempre integrata nei progetti in accordo alle linee guida federali.

VG: Mi sembra chiaro che si tratti, anche in questo caso di una sorta di visione unitaria che vede il nostro territorio come uno spazio attorno a un sistema vascolare costituito dal fiume Ticino e i suoi affluenti.

LF: Nel caso specifico, il tema della fruibilità è stato portato alla nostra attenzione dai Comuni della regione che, per leggere meglio il territorio e integrare la naturale rete idrica all’interno di un paesaggio fruibile dalla popolazione, hanno proposto di creare dei percorsi diffusi. Lo studio di base, chiamato Le vie d'acqua, è stato allestito nel 2016, dagli architetti Mario Ferrari, Michele Gaggetta e Stefano Moor, e si fonda sul concetto che il fiume Ticino, con i suoi affluenti e le aree residue diventi elemento cardine di tutta la Regione. Il gruppo di studio ha promosso una visione incentrata sulla realizzazione di un percorso continuo lungo il fiume, in grado di offrire una mobilità lenta, da Biasca alla foce del Ticino.

In questo ambito, la proposta prevedeva già la presa in considerazione di alcuni aspetti coordinati, quali il bisogno di realizzare collegamenti riconoscibili tra diversi nuclei abitativi, oltre alla più concreta necessità di ridurre l’impatto fonico dell’autostrada, grazie alla realizzazione di colline fonoassorbenti naturali in grado di dare qualità a nuovi spazi intorno al fiume. Inizialmente il progetto riguardava solo la bassa Riviera, ma poi il concetto è stato implementato a tutta la regione ed è diventato una sorta di linea guida paesaggistica dell’intero masterplan. Così, se si sfoglia il documento, si può notare come il concetto di vie d’acqua sia stato associato alle schede tutte le volte che è stato possibile.

VG: È dunque uno strumento dinamico, cosa significa?

FP: La planimetria generale rappresenta tutti gli interventi in diverse fasi del progetto. Alcuni sono già stati realizzati come ad esempio le rivitalizzazioni dei riali Canva e Ragon a Claro (schede 81 e 82, cfr. p. 42) e i compensi della linea AlpTransit (scheda 20). Altri sono in fase di studio o dovranno essere approfonditi, come ad esempio i due relativi ai citati bacini di demodulazione, altri invece sono già in divenire (ad esempio le schede 8 o 73). L’obiettivo è quello di velocizzare le fasi preliminari di progettazione cercando inoltre di evitare intoppi nei procedimenti di approvazione grazie alla precoce condivisione dei principi di intervento.

VG: Più volte in questo numero è citato il parco del Ticino. Come si relaziona il masterplan operativo con questo progetto?

LF: Dal nostro punto di vista il parco del Ticino, al momento, è più che altro una visione, legata sostanzialmente al tema della fruibilità. Più concretamente possiamo parlare del progetto Saleggi-Boschetti (cfr. p. 50), che non è un parco esteso nel senso comune del termine, ma sono aree aventi vocazione per la fruibilità ma con contenuti tecnici e ambientali importanti.

VG: Sì, ma il parco del Ticino è una idea nata prima del masterplan, immagino ne abbiate tenuto conto in qualche modo. Esiste un legame, un filo conduttore?

FP: Se si vede il parco del Ticino come un organismo articolato e complesso, è possibile interpretare il masterplan operativo come una costola all’interno della visione più ampia. Questo progetto offre delle informazioni e delle analisi tecniche che dovranno essere considerate anche nel momento in cui il parco si concretizzerà. È piuttosto evidente che non tutti gli spazi golenali potranno essere fruibili come si vuole perché ci sono delle limitazioni tecniche e ambientali di cui bisogna tenere conto.

VG: Questa formula di masterplan partecipativo è unica nel contesto cantonale e svizzero. Dal momento che alcuni progetti sono già partiti, altri addirittura conclusi, la ritenete una formula efficace?

LF: Come anticipato lo scopo del masterplan è quella di semplificare il progetto di massima, velocizzando i processi. In diversi casi abbiamo avuto esisti positivi perciò pensiamo di riproporre questa formula anche in altre occasioni.

VG: Quali sviluppi vedete per il masterplan?

LF: Il masterplan è per certi versi un seme o una scatola di semi a disposizione per la riqualificazione, lo sviluppo della rete dei corsi d’acqua in Riviera e per la valorizzazione di questo territorio; mi auguro che i responsabili politici e le aziende idroelettriche ne facciano un buon uso quale spunto per concretizzare le proprie visioni e per trovare soluzioni valide al risanamento della forza idrica. D’altro canto, questo masterplan operativo è anche un esempio di collaborazione riuscita tra istituzioni e portatori d’interesse a cui ispirarsi in altri contesti. Promuoverlo e realizzarlo è stato per noi, rappresentanti del Dipartimento del territorio, una bellissima esperienza.

FP: Il masterplan tra le altre cose ha avuto il merito di fare arrivare sullo stesso tavolo i diversi interessi che ruotano attorno alla riqualifica dei corsi d’acqua. A corto-medio termine ci si attende che questi obbiettivi vengano perseguiti e concretizzati nell’ambito della riqualifica fluviale da parte dei principali attori coinvolti, in primis i Comuni, con il supporto dei Consorzi che operano nella manutenzione sui corsi d’acqua. La speranza è di poter aggiornare al più presto il piano rendendolo sempre più di colore verde – misure realizzate – per poter raggiungere quella visione iniziale dalla quale il tutto è nato.

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