Le vo­ci dei com­mit­ten­ti

Il Premio SIA Ticino rende omaggio al ruolo dei committenti nella creazione di opere di valore. Ma se gli esiti architettonici di una committenza virtuosa saltano subito agli occhi, meno evidente è capire le motivazioni e i processi che l’hanno generata. Proponiamo di scoprirli attraverso le voci di tre committenti: nei primi due casi i progetti consistevano in grandi opere che ri­chiedevano la procedura del concorso, affrontata vuoi con interesse, vuoi con iniziale scetticismo dagli interessati; nel terzo riportiamo invece le parole di un privato cittadino, già insignito del Premio SIA Ticino per un’opera che si sottrae alle logiche della speculazione edilizia celebrando la vita comunitaria.

Publikationsdatum
05-02-2020

Concorso per l’ampliamento dell’Istituto Miralago, Brissago, 2016-2020, Architetti Bianchi Clerici

La testimonianza di Mattia Mengoni, direttore dell’Istituto Miralago dal 2010 al 2019

 

Ho affrontato la procedura di concorso per l’ampliamento dell’Istituto, promosso dalla Fondazione Rinaldi di Locarno, con grande scetticismo: la burocrazia generata dalla preparazione del bando, i tempi lunghi richiesti dalle pratiche e soprattutto il timore che le esigenze di utenza e committenza fossero sacrificate a favore della dimensione puramente architettonica hanno reso i primi incontri con il coordinatore piuttosto com­plessi. Ma questa figura fondamentale ha saputo accogliere le mie reticenze organiz­zando il bando e defi­nendo la commissione di valutazione con grande attenzione ai nostri bisogni. La stessa attenzione è stata dimostrata dalla giuria: per due giorni ho potuto leggere i progetti con occhi diversi, ca­pendo le conseguenze di alcune scelte e come queste rispondevano alle necessità del committente e soprattutto dell’utenza. Un lavoro di incontro tra discipline, esigenze, prospettive che è risultato estremamente equilibrato e arricchente.

L’ultimo elemento che ha definitivamente sciolto le mie riserve è stato il lavoro con gli architetti vincitori. La grande sintonia nata con loro era certamente dovuta alla loro competenza e sensi­bilità, ma anche al percorso che ci ha condotti a quel punto.

Certo, vi sono margini per migliorare la procedura del con­corso, soprattutto sul piano burocratico. Ma è innegabile che essa permetta soluzioni inattese, obbligando a esplorare territori nuovi. Se prima del concorso non avrei mai pensato a un ampliamento degli stabili come è stato definito, oggi non potrei immaginarne uno migliore.

 

Concorso per l’ampliamento e risanamento del Centro scolastico di Tenero-Contra, in corso di realizzazione, CdL Otto Krausbeck e Giorgio Santagostino

Marco Radaelli, sindaco del Comune di Tenero-Contra e membro della giuria

 

Tutto nacque nel 2014, quando il Consiglio comunale decise di non concedere al Municipio un credito per la realizzazione del precedente con­corso vincitore. Si rese quindi necessario iniziare una nuova pro­cedura che perseguisse diversi obiettivi importanti, soprattutto ambien­tali, funzionali ed economici.

Nel 2017 il capitolo si riaprì e il Consiglio comunale approvò un credito per un concorso di progetto con procedura selettiva per l’ampliamento e il risa­na­­mento del centro scolastico comunale. L’obiettivo
del Municipio era quello di individuare un progetto architettonico qualitativamente valido, basato su
un concetto urbanistico chiaro e che rispettasse il preventivo fissato. Naturalmente il progetto doveva essere in grado di rispondere alla future esigenze della «popolazione sco­last­ica», ciò anche tenuto conto dell’aumento della popolazione a Tenero-Contra. Particolarmente importanti erano inoltre i temi di sensibilità ambientale, con un occhio di riguardo ai consumi energetici e con un uso razionale degli spazi verdi.

Durante i lavori della giuria fu particolarmente interessante poter appurare la grande professionalità da parte di tutti i partecipanti, che grazie alle loro conoscenze tecniche e all’esperienza maturata sul campo garantirono un’analisi professionale dei progetti (presentati in forma anonima). Fu quindi data una valutazione nel rispetto dei criteri di giudizio previsti a bando di concorso e che considerasse: gli aspetti finanziari, l’inserimento dell’ampliamento nel con­testo, gli aspetti architettonici e funzionali, quelli costruttivi ed energetici. All’unanimità la giuria assegnò il primo premio al progetto «Parterre», realizzato
dalla comunità di lavoro composta dagli architetti Otto Krausbeck e Giorgio Santagostino. Da parte mia sono orgoglioso di aver fatto parte della giuria, composta da professionisti che hanno preso a cuore gli obiettivi perseguiti dal nostro Comune e che hanno permesso di selezionare il progetto più adatto alle nostre esigenze.

Sono trascorsi due anni dall’assegnazione del primo rango; nel frattempo il progetto è stato affinato ed è divenuto definitivo, e il Consiglio comunale ha approvato il credito per la realizzazione, che per­metterà peraltro di raggiungere lo standard Minergie. L’inizio dei lavori sarà avviato a breve termine e
nel 2022 è prevista l’ultimazione del nuovo istituto scolastico.

 

Recupero e ampliamento di un complesso di abitazioni nel nucleo di Ravecchia, Bellinzona, 2005-2011, architetti canevascini&corecco

Sandro Ugolini, committente privato, menzione al Premio SIA Ticino 2012

 

Avevo ereditato una proprietà nel nucleo di Ravecchia che com­prendeva delle case e dei ruderi. Parlando con un amico della mia intenzione di tentare un restauro, lui mi ha consigliato lo studio canevascini&corecco. Mi sono subito fidato di loro, con cui ho lavorato secondo il motto: «A ciascuno il suo mestiere». Quindi, una volta fatte alcune scelte di principio, mi sono limitato a dare la mia opinione sugli aspetti estetici. C’era una grande empatia con i progettisti: la nostra unica discussione ha riguardato i colori degli edifici…

All’inizio volevo restaurare solo una casa; poi, durante il cantiere, molte persone sono venute a chiedere se c’erano appartamenti liberi, e allora si è deciso di ristrutturare anche il resto. Da subito mi è stato chiaro che questa non sarebbe stata un’operazione speculativa: certo, avrei potuto sfruttare il terreno costruendo una palazzina (era una zona R3), ma non ne avevo nessuna inten­zione: ero affezionato a quel luogo della mia infanzia. Così abbiamo ristrutturato le case re­cuperabili e costruito alcuni edifici nuovi, lasciando nel mezzo un’area verde comune che è diventata presto luogo d’incontro per i bambini del quartiere.

Ho avuto la fortuna di avere per inquilini famiglie che hanno da subito vissuto le case come ave­vamo immaginato: in maniera comunitaria, condividendo il giardino e interagendo tra loro, quasi fossero una cooperativa. Alcuni si sono trovati tanto bene che ora hanno voluto acquistare la loro casa.

Durante i lavori mi ha confortato il fatto che gli anziani del quartiere hanno gradito l’intervento: non era scontato, non è un progetto tradizionale. E poi mi fa piacere che esso abbia ridato un certo prestigio alla piazzetta con cui confinano le abitazioni, prima un po’ trascurata.

Ricevere per tutto questo il Premio SIA Ticino è stato un grande piacere: quando ti butti in un’impresa del genere, sapere che è stata apprezzata ti rassicura. Ma soprattutto sento il premio come un riconoscimento al lavoro fatto con gli architetti.

Qui è possibile acquistare «Archi» 1/2020 e qui è pubblicato l'editoriale con l'indice del numero.