L’ar­chi­vio dal vi­vo

Allo CSAC di Parma un nuovo e riuscito esperimento di fruizione delle collezioni

Data di pubblicazione
04-01-2022

Al tempo della dematerializzazione dei supporti e della memoria, in cui il digitale guadagna ogni giorno terreno sul cartaceo, l’archivio materiale custodisce l’essenza di una maniera di fare il progetto a rischio di estinzione. Come fare per rendere accessibile e comprensibile oggi, a ragazzi che si formano al computer, il valore di una tavola disegnata a china o di un collage ritagliato a mano? Lo scorso 20 novembre ha inaugurato il nuovo allestimento della collezione permanente del CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell'Università di Parma, che ha sede negli spazi che un tempo ospitavano l’Abbazia cistercense e il convento di Valserena. Il titolo L'archivio dal vivo è stato suggerito da Jeffrey Schnapp, designer e figura di riferimento nelle digital humanities, e sottolinea la volontà di avvicinare il pubblico al vasto patrimonio conservato, oltre 12 milioni di pezzi dagli inizi del Novecento ad oggi, divisi in cinque sezioni: arte, fotografia, media, progetto e spettacolo. L’ambizioso programma, finanziato dalla regione Emilia Romagna, è il frutto di un percorso iniziato nel 2015, che ha portato alla realizzazione di residenze d’artista, workshop, seminari estivi, con l’intento di trasformare progressivamente un luogo deputato alla conservazione e allo studio in uno spazio polifunzionale dove si incontrano museo, archivio, ricerca e didattica.

L’allestimento, ideato da Francesca Zanella, Elisabetta Terragni di Studio Terragni Architetti e Daniele Ledda, si propone di mettere in discussione e reinventare l’archivio, tradizionalmente accessibile solo ai ricercatori e ai conservatori, rendendolo fruibile da parte del pubblico, che accede su prenotazione e in piccoli gruppi. Le scaffalature metalliche scelte rimandano all’immagine tradizionale dell’archivio come luogo di stoccaggio, ma alloggiano maquettes, pezzi di design, sculture e grafiche che si alternano a scatole chiuse in cui sono conservati altri oggetti preziosi. Il QR code presente sui contenitori permette di scoprirne il contenuto, anche se, per ragioni conservative, non è possibile apprezzarlo direttamente. Il visitatore viene incuriosito dalle viste che si aprono attraverso gli alti scaffali e dalle relazioni che si costruiscono tra materiali e oggetti di diversa natura e percorre i corridoi scoprendo le gemme esposte o custodite come in una caccia al tesoro. L’archivio guadagna una dimensione sensoriale e ludica inaspettata, un terreno fertile per la didattica e la ricerca, in grado di rinnovarsi ciclicamente con la rotazione delle collezioni esposte.

La scelta di organizzare i materiali da esporre in ordine alfabetico permette di proporre anche nell’allestimento la struttura del catalogo archivistico, democratizzando i contenuti, tra i quali si evitano gerarchie di valore e si costruiscono invece stimolanti confronti. Nuove letture saranno proposte dai curatori invitati ciclicamente: la prima è Eva Marisaldi con il progetto Secondi tempi, in mostra fino al 26 febbraio 2022. L’artista presenta un video ed un intervento dialogico che prevede la disseminazione di sessanta piccole stampe su alluminio, lavori estratti dall’archivio personale di Marisaldi, all’interno delle collezioni del CSAC, in modo da creare accostamenti «a reazione poetica».

Se l’archivio occupa gli spazi conventuali, nei volumi dell’Abbazia di Valserena è visitabile fino al 18 aprile 2022 la mostra VOI SIETE QUI. City Branding: lo scenario italiano e i progetti di Edenspiekermann per Amsterdam, Santa Monica e Parma. Patrocinata dal Comitato per Parma 2020, la mostra indaga le strategie progettuali e di comunicazione visiva impiegate per veicolare l’identità di una città, presentando alcuni casi studio italiani e le esperienze internazionali dello studio di progettazione Edenspiekermann. Parma è capitale italiana della cultura nel 2020 e a causa della pandemia viene riconfermata nel 2021: il simbolo della città è una grande P che impiega il font Bodoni, su un fondo giallo che richiama insieme il colore degli intonaci cittadini e una luce di festa. In tutta la città la P gialla diventa un segnale estremamente leggibile e comunicativo, per i turisti ma anche per gli abitanti, un mezzo per evidenziare e non perdere i gioielli nascosti e le tante anime che compongono la città.