La struttura e la sua risposta
L’ingegnera civile Emanuela Ferrari dello studio Ferrari Gartmann ha tenuto una coinvolgente conferenza dal titolo quasi letterario «La struttura e la sua risposta», in occasione del 25° anniversario della Società di Ingegneria Civile, il 31 maggio 2022 alla HEPIA di Ginevra.
Per festeggiare il 25° anniversario della Società svizzera per l’arte dell’ingegneria, lo scorso 31 maggio si è tenuta a Ginevra una conferenza, approfittando dell’apertura della mostra itinerante «Premio Beton 2021» presso la scuola universitaria professionale HEPIA.
«La struttura e la sua risposta» è il tema che l’ingegnera Emanuela Ferrari (Ferrari Gartmann AG) ha scelto per illustrare la sua attività professionale, caratterizzata da un intenso dialogo fra architettura e ingegneria strutturale e dalla consapevolezza del ruolo culturale del proprio lavoro.
I quattro esempi esposti dalla relatrice, hanno dimostrato che la struttura può dare diversi riscontri al contesto e alle diverse esigenze programmatiche. Innanzitutto, si deve dare una «risposta al paesaggio», come evidenziato dal centro di manutenzione lungo la strada del Bernina (ingegneria: Ferrari Gartmann; architettura: Bearth & Deplazes).
Un progetto insignito del Premio Beton nel 2021 e realizzato in gran parte interrato con un’unica sporgenza rotonda del silo per il sale, che colpisce particolarmente per l’attento inserimento nell’anfiteatro delle montagne circostanti, così come le numerose sfide tecniche di una costruzione in condizioni estreme, che hanno richiesto un notevole impegno.
Un impegno che si ritrova anche nel secondo esempio di genio civile presentato: una «risposta alle normative attuali in relazione alle strutture esistenti». L’ampliamento delle tettoie per le fermate del tram al Bahnhofquai di Zurigo prevede il rinforzo delle esili strutture esistenti e mostra che una concezione strutturale accorta rende il risultato quasi invisibile e proprio per questo di grande qualità (ingegneria: Ferrari Gartmann; architettura Joos & Mathys Architekten).
Il terzo esempio, la sede Baloise Baufeld C di Basilea, propone invece una «risposta puramente tecnica». L’esposizione dell’ingegnera Ferrari è stata avvincente nel mostrare l’intenso dialogo avvenuto fra ingegnere strutturale, architetto e fisico della costruzione che ha portato a un rigoroso sviluppo di dettagli costruttivi fino a ottenere una vera e propria «opera d’arte» (ingegneria: Ferrari Gartmann; architettura: Valerio Olgiati; fisica della costruzione: eicher + pauli; ingegneria impiantistica: studio Riesen).
Infine, l’ultimo esempio è una «risposta costruttiva ad una visione» spiegata con il progetto delle facciate della nuova Swisslifearena di Zurigo (ingegneria: Ferrari Gartmann; architettura: Caruso St. John), non prefabbricate ma eseguite in calcestruzzo facciavista con una matrice che riprende il motivo di una tenda in movimento. La realizzazione è stata possibile solo dopo sperimentazioni con diversi campioni, eseguiti con l’impresa («il calcestruzzo è qualcosa di vivente che cambia con l’ambiente: non può essere perfetto»).
L’interessante presentazione è stata ricca di dettagli tecnici e anche di considerazioni profonde sulle interazioni nelle varie fasi progettuali con committente, architetto e specialisti, imprese esecutrici, fino alla valorizzazione del lavoro delle maestranze.
L’essenza del lavoro di Ferrari Gartmann è stata ben sintetizzata nella discussione finale. Una buona concezione strutturale è possibile solo se sono rispettati i seguenti principi:
1) saper fare: le principali scelte strutturali devono essere fondate su solide basi di calcolo sin dall’inizio (già nel concorso).
2) ascolto attivo: bisogna essere in grado di raccogliere tutte le esigenze altrui e farle collimare con le proprie tramite un fruttuoso dialogo interdisciplinare.
3) comunicazione e lavoro di squadra: tutti operano alla pari e senza gerarchie con il medesimo obiettivo.
La doppia formazione dell’ingegnera Ferrari diplomata anche in architettura, è certamente un vantaggio, la sua esperienza professionale si trasmette infatti all’intero staff dello studio.
Nella sua esposizione è emersa l’attenzione riservata allo sviluppo di ogni dettaglio, la capacità di spiegare in parole semplici concetti complessi e la coscienza di proseguire una tradizione tecnico-artistica di cui siamo eredi.