Fon­ta­ne: sno­di di co­mu­ni­ca­zio­ne, me­mo­ria e iden­ti­tà

Un fiume dona il nome al Cantone Ticino. L’acqua rende un territorio abitabile. Nell’Ottocento si gettarono le basi per la modernizzazione e le fontane sono un segno di questo processo che ha contribuito a costruire il senso di appartenenza al territorio, locale innanzitutto, ma non solo.

Data di pubblicazione
19-02-2018
Revision
21-02-2018

Le fontane presuppongono delle captazioni, dei bacini, degli acquedotti, una rete di distribuzione. I proprietari, Patriziati, Terrieri, privati e Comuni hanno investito in queste imprese. Le fontane in pietra sono le più preziose. Se era possibile andavano recuperati antichi sepolcri o anche fonti battesimali. Spesso erano doni di concittadini emigrati che avevano fatto fortuna, in Argentina (come quella a Lavertezzo), in California (come a Frasco e a Cevio). Nel Luganese il 6 agosto 1893, il consiglio comunale di Lugano votò un credito esorbitante (un milione di franchi), per edificare l’acquedotto di Cusello, regione tra il Tamaro e il Gradiccioli, e costruire una via per quell’acqua fino in piazza Riforma, legando di fatto tra loro questi territori. Tre fontane sono state edificate a Lugano in memoria di quell’evento. In seguito, nel 1901, Sigirino concesse alla città sul Ceresio di captare tutte le sorgenti di Cusello, ma alla condizione di costruire sette fontane sui suoi monti, oltre a eseguire migliorie stradali.

Le fontane, come le strade, sono snodi di una rete e non solo espressione di una identità locale. Le acque che sono captate e incanalate provengono anche da molto lontano, a causa di eventi geologici del lontano passato, come la pressione reciproca dei ghiacciai dell’Adda e del Ticino. 
Alcune storie come queste sono raccontate nel libro Oracoli. Fontane del Ticino, che è il risultato di una ricerca – guidata dal sottoscritto con la collaborazione del docente e fotografo Marco Beltrametti – di due corsi (estetica e comunicazione) del Bachelor in Comunicazione visiva della SUPSI. Per realizzare le fotografie gli studenti hanno percorso l’intero Cantone, da Faido a Meride, da Bosco Gurin al Monte Bré, passando per Bellinzona e le tre valli, Locarno, Mendrisio, Lugano e le loro vallate. Per alcuni si è trattato di valorizzare qualcosa che appartiene alla propria regione, per altri di una scoperta, per tutti di prendere coscienza del fenomeno e del suo significato. 


La fontana è tappa di una via di comunicazione, che sia il sentiero di montagna (come quello della captazione  più alta di Cimadera, la cui acqua è convogliata sino alla fontana del paese), con molteplici soste in parecchie polle, oppure che sia la fonte cittadina (come quella che trova il viaggiatore quando scende in centro dalla stazione ferroviaria di Lugano passando per la Cattedrale, accanto al percorso della funicolare). La fontana è uno stadio del percorso, una pausa per il viandante, un punto dell’intreccio della rete di paragrafi che costruisce un testo sulla memoria e identità del territorio. La fontana, come altri elementi architettonici, trasforma una regione selvaggia in luogo familiare. Rende affidabile lo spazio ostile, lo apre e mette a disposizione del suo abitare, sia sui monti, nelle valli, sia in città. I lavatoi poi, sono luoghi di aggregazione dove raccontare, comunicare, fare mercato di informazioni e di merci. Multe consistenti andavano comminate a chi lordava le acque. Sono state infinite le battaglie per avere il potere di aprire o chiudere una via delle acque.

Questo tenace battere pubblico e privato sull’identità locale, di quel monte, di quel quartiere con quella fonte è diventato segno forte e visibile dell’identità dell’intero Stato, memoria delle sue particolarità e anche contraddizioni, ma in una unica rete di comunicazione, di un’unica storia fatta di un tutto che supera la somma dei frammenti, rendendoli parte di un insieme. Gli studenti, tramite la realizzazione di un «sommario fotografico» che illustra il Ticino delle fontane, sono stati attivi testimoni della rappresentazione e presa di coscienza del territorio.

È una lezione di storia che ricorda a Faido il Franscini, a Meride e a Riva San Vitale le esondazioni (1868, 1896, 1951). Sulla Greina si capisce quanto le fontane siano come una gondola che conduce in diversi Cantoni, e – geologicamente parlando – da regioni tropicali a nordiche. Mezzi di trasporto che traghettano memorie delle terre degli emigranti, oltreoceano, ma anche a Parigi e a Milano come gli spazzacamini della Verzasca. Gli allievi hanno indagato dei luoghi del nostro Cantone con originalità, adoperando esclusivamente lo strumento fotografico. Tutti loro e, in particolare, i responsabili della raccolta del materiale e del layout, possono essere orgogliosi di aver contribuito a questa lezione di autentica storia civica.

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