Leo­ne d’Oro al Bah­rein: Heat­wa­ve tras­for­ma l’emer­gen­za in pro­get­to

Un pozzo geotermico, ventilazione naturale, materiali di recupero: Heatwave è un’architettura che parla il linguaggio del futuro, con radici nella memoria. Un dispositivo climatico per ambienti estremi, nato per il cantiere, pensato per le città.

Publikationsdatum
16-06-2025

Gli spazi dell’Arsenale accolgono Heatwave, il progetto ideato e curato dall’architetto Andrea Faraguna per il padiglione del Bahrein, insignito dalla giuria del Leone d’Oro - il primo nella storia della nazione. 
Commissionato da Shaikh Khalifa bin Ahmed bin Abdullah Al Khalifa dell'Autorità del Bahrain per la Cultura e le Antichità, Heatwave costituisce la risposta progettuale al complesso tema dell’aumento delle temperature a livello globale: “L’idea alla base del padiglione era quella di osservare l'impatto dell'aumento delle temperature, in particolare delle ondate di calore, che stanno diventando sempre più frequenti nel nostro mondo. Si tratta ovviamente di un fenomeno globale, ma ci sono alcuni luoghi del mondo, in particolare nel Golfo del Bahrein, in cui le ripercussioni sono molto più gravi che altrove e le temperature raggiungono un punto in cui iniziano a influire sul benessere, sulla salute e sulle condizioni di vita delle persone”, ci racconta Noura Al Sayeh-Holtrop, progettista attiva nel team curatoriale.

L’allestimento è costituito dal prototipo di un progetto modulare e replicabile, pensato per contrastare le ondate di calore negli spazi pubblici attraverso un sistema di raffrescamento passivo pensato specificamente all’ambiente di cantiere: “Dopo il lancio del bando pubblico la proposta vincente è stata quella di Andrea Faraguna, che ha presentato il sistema modulare per il raffrescamento degli spazi pubblici all’aperto, specificamente destinati all'uso nei cantieri edili. L'idea è quella di un sistema di raffreddamento pubblico che utilizza la ventilazione passiva e può essere applicato in diversi scenari, sia utilizzando il raffreddamento geotermico, sia, come in questo caso, il raffreddamento naturale collegato all'esterno, dove il dislivello crea un flusso d'aria che raffredda lo spazio.”

Nello spazio del padiglione, l’allestimento è interamente costituito dal prototipo stesso, il risultato del connubio tra il design semplice e contemporaneo di Faraguna, formatosi proprio a Venezia, e la reinterpretazione delle tecniche tradizionali di raffrescamento per contribuire al benessere collettivo nello spazio pubblico, la cui forza aggregativa e sociale viene così tutelata e promossa. Il prototipo presentato, sviluppato da un team di ricerca in collaborazione con Mario Monotti (AAM) per l’ingegneria strutturale e Alexander Puzrin (ETHZ) per le competenze termomeccaniche, integra due sistemi termodinamici, un pozzo geotermico e un camino solare che lavora con il principio del camino termico, in grado di convogliare l’umidità del terreno verso l’esterno, in un’area delimitata dalla tettoia metallica a sbalzo, sostenuta da un unico elemento verticale centrale. La superficie della pavimentazione, in ghiaia, viene poi circoscritta da grandi sacchi bianchi che avvicinano il visitatore all’atmosfera di un ambiente di cantiere generando inoltre uno spazio di ristoro a disposizione del pubblico. 
 “Il padiglione utilizza materiali di scarto dei cantieri edili, come le griglie utilizzate nelle impalcature, in modo da essere economico e facilmente utilizzabile in cantiere. Questo può aiutare le persone più vulnerabili ed esposte al calore, ovvero i lavoratori edili che lavorano all'aperto durante tutta l'estate”, continua Noura Al Sayeh-Holtrop, sottolineando come il Padiglione abbia accolto le richieste di sostenibilità e riutilizzo degli elementi espositivi da parte del curatore Carlo Ratti. 
Dopo otto edizioni dalla sua prima partecipazione, la giuria premia lo sforzo del team di progettazione e ricerca evidenziando in particolare la sua capacità di interfacciarsi con le sfide del nostro presente “L'architettura deve affrontare la doppia sfida della resilienza ambientale e della sostenibilità. La soluzione ingegnosa può essere implementata negli spazi pubblici e nei luoghi in cui le persone devono vivere e lavorare all'aperto in condizioni di calore estremo. Il padiglione utilizza metodi tradizionali di raffreddamento passivo tipici della regione e che ricordano le torri del vento e i cortili ombreggiati.”

Il progetto negozia con le condizioni del presente offrendo una risposta attiva e concreta alle condizioni del presente, attraverso un linguaggio diretto che tenta di contribuire ad un miglioramento del vivere collettivo. Il progetto verrà inoltre inserito e testato anche nel contesto veneziano, attraverso un’installazione site-specific che verrà realizzata nei mesi a venire, nella speranza che, rispondendo alle ondate di calore, possa portare con sé anche una rivoluzionaria ondata di miglioramento.