I “Dia­gram­mi” di Rem Kool­haas per Fon­da­zio­ne Pra­da

OMA/AMO indagano i meccanismi di formazione e sedimentazione della conoscenza per immagini, attraverso uno strumento in grado di oggettivare la realtà e rivelare le logiche di un programma progettuale

Publikationsdatum
22-05-2025

Parafrasando la definizione che Rem Koolhaas diede in un suo celebre saggio a proposito della Bigness, possiamo osservare che anche il Diagramma è amorale e si colloca al di là del bene e del male. Fotografa in maniera schematica ma non riduttiva una struttura, una disposizione, un andamento nel tempo, senza esprimere un giudizio di valore, etico o di alcun tipo. “La forza del diagramma risiede nella sua apparente neutralità. Spesso spogliati di ornamenti, privi di una scala e di un contesto, i diagrammi implicano la conoscenza senza l’onere della spiegazione.” Così recita l’introduzione della mostra, firmata OMA/AMO, e l’esposizione prosegue mostrando come il diagramma colleziona e organizza dati trasformandoli in immagine, permettendo di trasferirli attraverso le barriere comunicative tradizionali, di confrontarli nel tempo o nello spazio e di costruire su di essi ipotesi progettuali profondamente radicate nella realtà. Nel catalogo della mostra, pubblicato nella forma di un menabò editoriale, con allegato un tagliacarte per aprire le pagine ancora legate, Rem Koolhaas scrive “Dal mio punto di vista, il diagramma è uno strumento che esiste da sempre. … È una forma durevole di comunicazione che si adatta a qualunque medium esista in un dato momento. E a prescindere dal medium, il diagramma assolve sempre funzioni didattiche (spiegazione) o suggestive (persuasione). In questo senso, non solo esiste di default in qualunque nuovo medium, ma è applicabile a qualunque ambito della vita umana: la moda, la religione, come anche la storia delle diseguaglianze sociali possono essere tutte interpretate in forma di diagramma. Apprezzo profondamente questa interdisciplinarità del diagramma, il suo attributo invariabile ovvero il fatto di essere indipendente dal linguaggio (le parole) lo rende una delle forme più efficaci di rappresentazione”.

La mostra “Diagrams” è allestita nella sede veneziana della Fondazione Prada, all’interno del palazzo settecentesco di Ca’ Corner della Regina. Il cuore dell’allestimento occupa il salone del piano nobile, dove sono disposte nove teche parallele dedicate ad altrettanti temi principali: Ambiente costruito, Salute, Disuguaglianza, Migrazione, Ambiente naturale, Risorse, Guerra, Verità e Valore. Nelle sale laterali vengono approfonditi alcuni argomenti secondari, ciascuno dei quali fa riferimento ad un tema principale. L’allestimento stesso è un diagramma che funziona come un ipertesto organizzato per gerarchie di informazioni o, tornando alla carta stampata, come un indice dettagliato denso di rimandi interni.

Il progetto si regge sulle ricerche condotte da AMO/OMA con Rem Koolhaas e si avvale della consulenza di Sietske Fransen, Max Planck Research Group Leader, Bibliotheca Hertziana – Max Planck Institute for Art History, oltre che dei contributi di piattaforme internazionali attive nella progettazione e nell’urbanistica sostenibili, come Atmos Lab e Transsolar, e di strutture accademiche di ricerca, come Theo Deutinger e SITU Research. L’imponente mole di dati e oggetti è stata raccolta in soli tre mesi, un tempo record che rende tangibile la potenza di una struttura rodata come AMO/OMA, che solo la capacità proiettiva di Koolhaas poteva immaginare, quando la fondò negli anni Settanta.

Gli oggetti in mostra sono più di 300, tra originali e riproduzioni, e sono stati realizzati tra il XII secolo ed oggi in contesti culturali, geografici e linguistici spesso lontanissimi. La mostra offre la possibilità di mettere a confronto, ad esempio, la disposizione degli eserciti proposta da Niccolò Machiavelli con i movimenti della battaglia di Austerlitz, lo schema di attacco thailandese a forma di tigre o dragone o i diagrammi che esplorano l’evoluzione della gittata delle armi, dai giavellotti primitivi ai più moderni fucili di precisione. Una successione di grafici e dati che racconta il modo in cui le guerre si sono trasformate nei secoli seguendo il progresso tecnologico delle nazioni, evitando, per la natura stessa dei documenti, di suscitare esaltazione, empatia o sdegno, come normalmente avviene nella comunicazione relativa ai conflitti. Le valutazioni che la mostra suscita nel visitatore sono legate all’oggetto in sé, che si rivela figlio del suo tempo, con tutti i pregi e i limiti che questo comporta, ma al contempo dischiude una bellezza intrinseca, che scaturisce dal disegno e dalla rivelazione della forma di pensiero che lo anima. Superando il ritornello di Marshall McLuhan "The medium is the message", la mostra conferisce allo strumento tecnico del diagramma un valore formale, artistico e culturale in sé, esaltato dal confronto tematico tra oggetti lontani, eppure in grado di interrogarsi sugli stessi quesiti.

La visita alla mostra nei giorni della preview per la stampa è stata particolarmente suggestiva, perché la redazione di Archi/Espazium ha avuto la possibilità di fare un lungo percorso nelle sale ascoltando il racconto degli oggetti dallo stesso Rem Koolhaas, che ci ha mostrato i suoi pezzi preferiti, quelli che non potevano mancare, quelli che rivelano un approccio più naif e oggi ci fanno sorridere, come una pomposa e nostalgica mappa dell’influenza pervasiva della cultura francese ottocentesca in Europa, redatta nel 1950. Lo sguardo disincantato di Koolhaas e dei suoi collaboratori costruisce la mostra e rivela il meccanismo creativo dell’architetto che la critica da sempre definisce cinico: guardare la realtà nel profondo, comprenderla sul piano qualitativo e dimensionale, prima di intraprendere il progetto, ovvero la miglior risposta possibile a una realtà che si conosce e accetta. E allo stesso tempo “Diagrams” ci porta ad interrogarci, nell’epoca dell’informazione rapida e globale, su come si costruisce la conoscenza, come vengono organizzati i dati e su cosa vogliamo farne, di tutto quello che ormai, volenti o nolenti, sappiamo.

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